Mercoledì 29 marzo alle ore 21.15
FORMIDABILE ART NIGHT
Ufficio Stampa
28/03/2023
Roma - E’ il 1927. Umberto Boccioni, l’artista con il quale il Futurismo si era materializzato nella pittura e nella scultura, era morto da nove anni. In un giorno di quell’anno, misteriosamente, Piero da Verona distrugge le sculture di una delle opere più famose: le “Forme uniche della continuità nello spazio”. Solo un raptus di follia? Il documentario di Eleonora Zamparutti e Piero Muscarà, con la regia di Franco Rado, FORMIDABILE BOCCIONI - prodotto da Arte.it Originals in collaborazione con ItsArt e Rai Cultura, in onda mercoledì 29 marzo alle 21.15 in prima visione su Rai 5 per Art Night il programma di Silvia De Felice con Neri Marcorè - cerca di dare una risposta alla domanda, ricostruendo la vita e il percorso artistico di Umberto Boccioni.
Matt Smith e Anders Rädén da anni lavorano al progetto di ricostruire i capolavori in gesso del genio del Futurismo andati perduti, studiando da vicino le numerose fotografie dell’epoca per carpirne i segreti entrando nella mente creativa dell’artista e - grazie a digital animation e stampa in 3D - i due artisti stanno ottenendo buoni risultati. Sono convinti di riuscire a ricostruire Forme uniche di continuità nello spazio, la scultura perduta di Boccioni, in maniera più fedele delle copie in bronzo presenti nei musei del mondo.
Ma perché la scultura di Boccioni affascina ancora oggi così tanto il pubblico? Visionario, geniale, inquieto: l’artista ha rivoluzionato la scultura moderna e ha tradotto la poesia in arte dando forma e materia alla più importante Avanguardia artistica del primo Novecento in Europa, il Futurismo. Scalpitava per sovvertire le regole della pittura e della scultura passatiste e l’incontro con il poeta Filippo Tommaso Marinetti fu decisivo per questo, “liberando” la sua arte e quelle “forme uniche di continuità” così reali da apparire immaginarie. Rivoluzionario, contemplatore, vulcanico. Umberto Boccioni non ha una vera casa, un luogo delle origini, nessuna città gli appartiene. Non ha legami. Non ha neppure un avvenire certo davanti a sé. Scrittore, giornalista, illustratore, diventa infine pittore. Era figlio del suo tempo, un’Italia scossa dalla Rivoluzione industriale e dalle grandi scoperte scientifiche, destinata a diventare epicentro del primo conflitto mondiale del Ventesimo Secolo, la Grande Guerra.
Nel documentario intervengono Gino Agnese, giornalista; James Bradburne, direttore della Pinacoteca di Brera; Giordano Bruno Guerri, storico; Marella Caracciolo Chia, scrittrice; Ester Coen, storica dell’arte; Floriane Dauberville, esperta d’arte; Niccolo D’Agati, storico dell’arte, Danka Giacon, conservatrice del Museo del Novecento di Milano, Giacomo Rossi, artista; Karole Vail, direttrice della Peggy Guggenheim Collection di Venezia; con la partecipazione straordinaria di Romana Severini, figlia del pittore e critico Gino Severini.
Matt Smith e Anders Rädén da anni lavorano al progetto di ricostruire i capolavori in gesso del genio del Futurismo andati perduti, studiando da vicino le numerose fotografie dell’epoca per carpirne i segreti entrando nella mente creativa dell’artista e - grazie a digital animation e stampa in 3D - i due artisti stanno ottenendo buoni risultati. Sono convinti di riuscire a ricostruire Forme uniche di continuità nello spazio, la scultura perduta di Boccioni, in maniera più fedele delle copie in bronzo presenti nei musei del mondo.
Ma perché la scultura di Boccioni affascina ancora oggi così tanto il pubblico? Visionario, geniale, inquieto: l’artista ha rivoluzionato la scultura moderna e ha tradotto la poesia in arte dando forma e materia alla più importante Avanguardia artistica del primo Novecento in Europa, il Futurismo. Scalpitava per sovvertire le regole della pittura e della scultura passatiste e l’incontro con il poeta Filippo Tommaso Marinetti fu decisivo per questo, “liberando” la sua arte e quelle “forme uniche di continuità” così reali da apparire immaginarie. Rivoluzionario, contemplatore, vulcanico. Umberto Boccioni non ha una vera casa, un luogo delle origini, nessuna città gli appartiene. Non ha legami. Non ha neppure un avvenire certo davanti a sé. Scrittore, giornalista, illustratore, diventa infine pittore. Era figlio del suo tempo, un’Italia scossa dalla Rivoluzione industriale e dalle grandi scoperte scientifiche, destinata a diventare epicentro del primo conflitto mondiale del Ventesimo Secolo, la Grande Guerra.
Nel documentario intervengono Gino Agnese, giornalista; James Bradburne, direttore della Pinacoteca di Brera; Giordano Bruno Guerri, storico; Marella Caracciolo Chia, scrittrice; Ester Coen, storica dell’arte; Floriane Dauberville, esperta d’arte; Niccolo D’Agati, storico dell’arte, Danka Giacon, conservatrice del Museo del Novecento di Milano, Giacomo Rossi, artista; Karole Vail, direttrice della Peggy Guggenheim Collection di Venezia; con la partecipazione straordinaria di Romana Severini, figlia del pittore e critico Gino Severini.
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