A Roma dal 13 ottobre all'11 febbraio
L'universo delicato di Francesco Trombadori
Francesco Trombadori, Il Colosseo, 1958, Roma, Galleria d’Arte Moderna
Samantha De Martin
13/10/2017
Roma - Come un respiro gentile, la verità di Francesco Trombadori trapela da ritratti di fanciulle nude, nature morte, dagli omaggi a quella Roma che accolse l’artista, siracusano di nascita, che aveva allestito il proprio mondo nello studio di Villa Strohl-Fern, nel cuore di villa Borghese.
Quella Roma che fa capolino da molti suoi dipinti - da Colosseo a Piazza del Popolo, da Piazza San Giovanni al Campidoglio - rende omaggio a questo pittore delicato, convinto che l’arte, moderna, come anche quella antica, fosse l’unica capace di «esprimere l’essenziale verità delle cose con profonda umanità e spiritualità».
La mostra antologica di ampio respiro, che inaugura oggi alla Galleria d’Arte Moderna per protrarsi fino all’11 febbraio 2018, è infatti un’occasione per apprezzare il rapporto tra il pittore siciliano - allievo di Giuseppe Cellini e amico Giorgio de Chirico e Carlo Socrate - e i luoghi della capitale, che amò e dipinse, scegliendoli come patria elettiva sin dai primi anni del Novecento. Un filo rosso, che corre fino alla sua Sicilia, unisce le 60 tele provenienti da collezioni pubbliche e private di tutta Italia, in esposizione accanto ai 25 disegni, ai libri, a cataloghi di mostre, ad articoli di giornale dall’Archivio dell’artista, conservato nel suo studio di Villa Villa Strohl-Fern.
Le opere Siracusa mia! (1919), considerata il punto di arrivo del periodo “divisionista”, Il Viale di Villa Strohl-Fern (1919 circa) - che apre alla nuova fase della pittura di Trombadori - e Alberi controluce (1920) - un raro dipinto di stampo simbolista - sono il frutto di un periodo che vede Trombadori protagonista del dibattito artistico nazionale nel vivace ambiente della cosiddetta Terza Saletta del Caffè Aragno, il noto ritrovo situato a pochi passi da Palazzo di Montecitorio, passaggio obbligato per giovani di belle speranze, aspiranti scrittori, artisti desiderosi di partecipare alla vita politica e culturale della capitale.
È qui che l’artista si avvicina all’ambiente de Il Convito, la rivista d’arte e letteratura fondata da Adolfo De Bosis con Gabriele d’Annunzio e Angelo Conti.
Le opere dipinte all’indomani della Prima Guerra mondiale - alla quale il pittore prese parte rimanendo ferito - caratterizzano il secondo nucleo della mostra. Si notano in questa sezione la vicinanza all’ambiente di Valori Plastici - la rivista fondata da Mario Broglio - e alle suggestioni del cosiddetto Realismo magico di Bontempelli, ma anche una profonda riflessione sull’antico in rapporto dialettico con le istanze dell’avanguardia e della tradizione.
In Natura morta con piatto olandese e frutta, in Natura morta con i cavoli - esposta alla Prima mostra del Novecento italiano nel 1926 - o ancora nella bellissima Fanciulla Nuda del 1929, si scorge quel personalissimo neoclassicismo cui Trombadori giunge durante il periodo delle Biennali di Venezia e di Roma e alle Mostre del Novecento alle quali è invitato.
I ritratti, i nudi, le nature morte - confezionate in atmosfere domestiche di raffinata purezza formale - entrarono presto a far parte delle collezioni della Galleria d’Arte Moderna di Roma Capitale che oggi le svela al pubblico.
Il fecondo sposalizio tra il pittore e la città si rafforza negli anni Trenta, periodo in cui Trombadori collabora come critico alla rivista Circoli fondata dal poeta Adriano Grande, insieme a Eugenio Montale, Salvatore Quasimodo, Giuseppe Ungaretti, Marcello Gallian, Alberto Savinio, Umberto Saba. Di questi anni è la Natura morta con i cavoli rossi, boccale e tela e l’altra delicata Fanciulla nuda, opere mature, ricche di suggestioni musicali e letterarie.
Il decennio che corre dal 1950 al 1960 chiude il percorso espositivo. Sono questi gli anni dei “paesaggi del silenzio”, quasi tutti interamente dedicati a Roma, scorci immersi in un'atmosfera deserta e lunare. Sono il frutto degli incontri al Caffè Greco o al Caffé Rosati di Piazza del Popolo.
In occasione della mostra dedicata all’artista, cinque appuntamenti - il 15 e 22 ottobre, il 17 dicembre, il 14 e 28 gennaio e l’11 febbraio - accompagneranno i visitatori all’interno della casa-studio del pittore, un luogo incantato perfettamente conservato dove l'artista lavorò e morì nel 1961.
Leggi anche:
• Francesco Trombadori. L'essenziale verità delle cose
• Stanze d'artista. Tele e parole del Novecento italiano
Quella Roma che fa capolino da molti suoi dipinti - da Colosseo a Piazza del Popolo, da Piazza San Giovanni al Campidoglio - rende omaggio a questo pittore delicato, convinto che l’arte, moderna, come anche quella antica, fosse l’unica capace di «esprimere l’essenziale verità delle cose con profonda umanità e spiritualità».
La mostra antologica di ampio respiro, che inaugura oggi alla Galleria d’Arte Moderna per protrarsi fino all’11 febbraio 2018, è infatti un’occasione per apprezzare il rapporto tra il pittore siciliano - allievo di Giuseppe Cellini e amico Giorgio de Chirico e Carlo Socrate - e i luoghi della capitale, che amò e dipinse, scegliendoli come patria elettiva sin dai primi anni del Novecento. Un filo rosso, che corre fino alla sua Sicilia, unisce le 60 tele provenienti da collezioni pubbliche e private di tutta Italia, in esposizione accanto ai 25 disegni, ai libri, a cataloghi di mostre, ad articoli di giornale dall’Archivio dell’artista, conservato nel suo studio di Villa Villa Strohl-Fern.
Le opere Siracusa mia! (1919), considerata il punto di arrivo del periodo “divisionista”, Il Viale di Villa Strohl-Fern (1919 circa) - che apre alla nuova fase della pittura di Trombadori - e Alberi controluce (1920) - un raro dipinto di stampo simbolista - sono il frutto di un periodo che vede Trombadori protagonista del dibattito artistico nazionale nel vivace ambiente della cosiddetta Terza Saletta del Caffè Aragno, il noto ritrovo situato a pochi passi da Palazzo di Montecitorio, passaggio obbligato per giovani di belle speranze, aspiranti scrittori, artisti desiderosi di partecipare alla vita politica e culturale della capitale.
È qui che l’artista si avvicina all’ambiente de Il Convito, la rivista d’arte e letteratura fondata da Adolfo De Bosis con Gabriele d’Annunzio e Angelo Conti.
Le opere dipinte all’indomani della Prima Guerra mondiale - alla quale il pittore prese parte rimanendo ferito - caratterizzano il secondo nucleo della mostra. Si notano in questa sezione la vicinanza all’ambiente di Valori Plastici - la rivista fondata da Mario Broglio - e alle suggestioni del cosiddetto Realismo magico di Bontempelli, ma anche una profonda riflessione sull’antico in rapporto dialettico con le istanze dell’avanguardia e della tradizione.
In Natura morta con piatto olandese e frutta, in Natura morta con i cavoli - esposta alla Prima mostra del Novecento italiano nel 1926 - o ancora nella bellissima Fanciulla Nuda del 1929, si scorge quel personalissimo neoclassicismo cui Trombadori giunge durante il periodo delle Biennali di Venezia e di Roma e alle Mostre del Novecento alle quali è invitato.
I ritratti, i nudi, le nature morte - confezionate in atmosfere domestiche di raffinata purezza formale - entrarono presto a far parte delle collezioni della Galleria d’Arte Moderna di Roma Capitale che oggi le svela al pubblico.
Il fecondo sposalizio tra il pittore e la città si rafforza negli anni Trenta, periodo in cui Trombadori collabora come critico alla rivista Circoli fondata dal poeta Adriano Grande, insieme a Eugenio Montale, Salvatore Quasimodo, Giuseppe Ungaretti, Marcello Gallian, Alberto Savinio, Umberto Saba. Di questi anni è la Natura morta con i cavoli rossi, boccale e tela e l’altra delicata Fanciulla nuda, opere mature, ricche di suggestioni musicali e letterarie.
Il decennio che corre dal 1950 al 1960 chiude il percorso espositivo. Sono questi gli anni dei “paesaggi del silenzio”, quasi tutti interamente dedicati a Roma, scorci immersi in un'atmosfera deserta e lunare. Sono il frutto degli incontri al Caffè Greco o al Caffé Rosati di Piazza del Popolo.
In occasione della mostra dedicata all’artista, cinque appuntamenti - il 15 e 22 ottobre, il 17 dicembre, il 14 e 28 gennaio e l’11 febbraio - accompagneranno i visitatori all’interno della casa-studio del pittore, un luogo incantato perfettamente conservato dove l'artista lavorò e morì nel 1961.
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