Il capolavoro della Galleria Corsini in mostra fino all'11 luglio

La Madonna del Latte di Murillo, a Palazzo Barberini dopo il restauro, svela i suoi segreti

Bartolomé Esteban Murillo, Madonna del Latte, 1675 circa, Olio su tela, 108 x 164 cm | Courtesy Gallerie Nazionali di Arte Antica - Palazzo Barberini, Roma
 

Samantha De Martin

19/05/2021

Roma - Il cardinale Neri Maria Corsini ne rimase a tal punto impressionato da volerla accanto a sé proprio di fronte al letto.
“Sono innamorato della Vergine di Murillo della Galleria Corsini. La sua testa mi perseguita e i suoi occhi continuano a passarmi davanti come due lanterne danzanti” scriveva invece Flaubert all’amico Bouilhet nel 1851.
E in effetti, a guardarla a fondo, con quello sguardo intenso e il gesto che racchiude tutta l’intimità familiare di una madre intenta ad allattare il suo bambino, la Madonna zingara - come la definì lo storico Carl Justi - commuove davvero.
Nel nuovo allestimento - che fino al prossimo 11 luglio la vedrà brillare a Palazzo Barberini, esponendola al pubblico per la prima volta dopo il recente restauro durato quasi un anno - l’opera, tra le più lodate e più ammirate della Galleria Corsini (attualmente chiusa per lavori di ristrutturazione) trascina il visitatore in una danza infinitamente tenera e coinvolgente.
E il pubblico quasi trattiene il respiro interrompendo il suo incedere per non disturbare il momento dell’allattamento, cui alludono le vesti appena scostate sul seno di Maria. Come colti di sorpresa, la Vergine e il Bambino interrompono la loro azione volgendo gli occhi al visitatore, con un’espressione magnetica che tanto dovette colpire anche l’immaginario ottocentesco.


Bartolomé Esteban Murillo, Madonna del Latte, 1675 circa, Olio su tela, 108 x 164 cm, L'opera durante il restauro | Courtesy Gallerie Nazionali di Arte Antica - Palazzo Barberini, Roma | Foto: © Alessandra Percoco

Dai boccioli della pianta ai colori della veste: i dettagli emersi dal restauro
L’intervento è stato effettuato dal Laboratorio di restauro delle Gallerie Nazionali di Arte Antica diretto da Chiara Merucci, ed è stato realizzato da Alessandra Percoco per la tela e da Vega Santodonato per la cornice, con la direzione scientifica di Alessandro Cosma.
Effettuate grazie alla sponsorizzazione del progetto Vino Civitas, promosse dall’Associazione Civita insieme all’azienda vinicola Tenuta Caparzo, le delicate operazioni di pulitura, oltre a restituire leggibilità all’opera, hanno recuperato preziosi dettagli, come i piccoli boccioli della pianta alle spalle di Maria o i delicati passaggi cromatici delle vesti e del cielo.
Ma c'è di più. Le indagini scientifiche hanno svelato la tecnica utilizzata del pittore per il manto blu di Maria, ancora brillante nelle parti in lapislazzulo e irrimediabilmente alterato nei punti in cui Murillo ha fatto ricorso al più economico “smaltino”.


Bartolomé Esteban Murillo, Dettaglio, Madonna del latte, 1675 circa, Olio su tela, 108 x 164 cm, Roma, Galleria Corsini

Una figura nascosta sotto la Vergine
La radiografia completa del dipinto realizzata durante il restauro ha permesso di individuare, al di sotto dell’attuale strato pittorico, la figura di un San Francesco inginocchiato in un paesaggio. Il forbito pennello del Siglo de Oro avrebbe infatti condotto questa prima stesura, per poi abbandonarla e riutilizzare la tela dipingendovi sopra il santo.
Murillo avrebbe addirittura reimpiegato alcune parti, come l’albero, riutilizzato per realizzare le ombre del muro, o le pieghe del saio di Francesco per la veste di Maria.
Durante l’esposizione della tela, fresca di restauro, il pubblico potrà osservare lo strato pittorico originario grazie alla presenza, accanto al dipinto, di una riproduzione a grandezza naturale della radiografia, che renderà possibile analizzare la prima stesura del San Francesco e riconoscerne i piccoli dettagli ancora visibili a occhio nudo nella Madonna del latte.


Bartolomé Esteban Murillo, Madonna del Latte, 1675 circa, Olio su tela, 108 x 164 cm, Radiografia | Courtesy Gallerie Nazionali di Arte Antica - Palazzo Barberini, Roma 

Dalla Spagna a Roma: la commissione misteriosa e il viaggio della Madonna del Latte
Nonostante non si abbiano notizie circa la commissione e la destinazione originale dell’opera, databile intorno al 1670-1675, sappiamo che il dipinto dovette lasciare molto presto la Spagna in direzione dell’Italia. Lo ritroviamo alla metà del Settecento nella collezione di Giovanni Bernardino Pontici, avvocato concistoriale e poeta arcade con il soprannome di Solimbo Badio, per oltre trent’anni segretario del cardinale Neri Maria Corsini al quale lasciò l’opera come legato testamentario. Evidentemente colpito dalla potenza espressiva del quadro, Neri Maria decise di collocarlo in un luogo intimo e privato del suo appartamento di Palazzo Corsini delle cui collezioni ancora oggi fa parte. Con il passaggio alle Gallerie Nazionali, la tela venne restaurata nel 1904 da Luigi Bartolucci, e fu forse in quell’occasione che al quadro venne adattata l’attuale cornice di stile seicentesco. Altri restauri seguirono nel 1925, nel 1963, nel 1991.


Bartolomé Esteban Murillo, Madonna del Latte, 1675 circa, Olio su tela, 108 x 164 cm, Allestimento a Palazzo Barberini | Courtesy Gallerie Nazionali di Arte Antica - Palazzo Barberini, Roma | Foto: © Alberto Novelli


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