Al Museo dell'Ara Pacis dal 20 giugno al 9 settembre
La magia delle mura di Roma negli scatti di Andrea Jemolo
Andrea Jemolo, Viale di Porta Tiburtina - Tratto inglobato nella Villa Dominici Foto: © Andrea Jemolo
Samantha De Martin
20/06/2018
Roma - Una porzione della maestà imperiale di Roma, lunga tredici chilometri, si dipana attraverso i 77 scatti di Andrea Jemolo, autore della prima campagna fotografica sull’intero percorso della cinta muraria urbana più lunga, antica e meglio conservata della storia.
Sono le mura di Roma, un monumento talvolta invisibile agli occhi dei più, immortalato attraverso le suggestive fotografie a colori in grande formato, al centro della mostra Walls. Le mura di Roma, in corso fino al 9 settembre, promossa da Roma Capitale, ideata da Claudio Parisi Presicce e curata da Federica Pirani e Orietta Rossini.
Partendo da Porta del Popolo, passando per Villa Dominici e dalle porte Metronia, Latina, San Sebastiano, il percorso per immagini del fotografo romano si arresta all’ultimo tratto visibile dal Ponte dell’Industria.
Ogni scatto, effettuato con una macchina Sinar 10x12, è testimone dell’unicità di uno scorcio, di un pezzo di storia, di vita quotidiana e cittadina.
Alcuni tratti delle mura si stagliano imponenti e solitari, altri sono oggi inghiottiti da palazzi, officine, cantieri, altri ancora sono ostaggio di una natura selvaggia, occultati da piante, arbusti, rampicanti.
Molti scatti conducono lo sguardo a esplorare le diverse tecniche utilizzate nei secoli, dal mattone al laterizio, altri curiosano all’interno delle mura, come ascoltandone e restituendone il respiro, rendendo lo spettatore funambolo tra porte, camminamenti, torri. In una di queste, la numero XXXIX di via Campania, spicca lo Studio Randone, uno dei tanti luoghi di lavoro e di incontro di artisti, ospitato all’interno delle mura tra Ottocento e Novecento.
“Volevo che le mura, nella loro dimensione, articolazioni e materia, si imponessero con la loro propria forza. Perché ciò potesse avvenire avevo però bisogno di un contesto cromaticamente neutro, di qui la scelta di fotografare nelle giornate nuvolose. Raccontare un monumento lungo 13 chilometri è stato un processo arduo giocato sul controllo assoluto del rapporto tra manufatto e luce” spiega il fotografo romano, classe 1957, che ha iniziato il mestiere giovanissimo, portando nelle redazioni dei giornali le stampe dei cortei degli anni Settanta.
In un ideale confronto con le immagini realizzate da Jemolo, in mostra si possono ammirare anche circa 50 fotografie storiche selezionate dal fondo Parker, custodito presso il Museo di Roma - stampe realizzate da Carlo Baldassarre Simelli, uno degli abili fotografi selezionati dall'archeologo inglese John Henry Parker per realizzare la sua raccolta di immagini sulla città durante i suoi soggiorni a Roma - e 17 fotografie storiche anch’esse provenienti dall’Archivio Fotografico del Museo di Roma.
Trasformate nei secoli da imperatori, guerre, papi e interventi di restauro, volute dall’imperatore Aureliano nel III secolo d.C., per difendere Roma dagli attacchi dei barbari, con i loro 19 km, e la possente sagoma realizzata in opera laterizia con materiali recuperati e tegole spezzate, le mura Aureliane continuarono a funzionare come cinta daziaria fino agli inizi del XX secolo. Prima di perdere la loro funzione nel corso degli ultimi 50 anni, pur caratterizzate da continue trasformazioni, hanno mantenuto un loro ruolo all’interno della vita della città, ospitando giardini e studi d’artista.
E ancora oggi, come scrive Marco Lodoli nel suo testo per il catalogo della mostra, “stanno ancora lì, meravigliose, sconfitte, poetiche nella loro possente resa, e il romano quasi non ci fa più caso, come se quel serpentone fosse parte di un paesaggio eterno e indifferente, una ruga del tempo, una malinconia abituale”.
Leggi anche:
• Walls. Le mura di Roma. Fotografie di Andrea Jemolo
• 70 anni di Magnum Photos al Museo dell'Ara Pacis
Sono le mura di Roma, un monumento talvolta invisibile agli occhi dei più, immortalato attraverso le suggestive fotografie a colori in grande formato, al centro della mostra Walls. Le mura di Roma, in corso fino al 9 settembre, promossa da Roma Capitale, ideata da Claudio Parisi Presicce e curata da Federica Pirani e Orietta Rossini.
Partendo da Porta del Popolo, passando per Villa Dominici e dalle porte Metronia, Latina, San Sebastiano, il percorso per immagini del fotografo romano si arresta all’ultimo tratto visibile dal Ponte dell’Industria.
Ogni scatto, effettuato con una macchina Sinar 10x12, è testimone dell’unicità di uno scorcio, di un pezzo di storia, di vita quotidiana e cittadina.
Alcuni tratti delle mura si stagliano imponenti e solitari, altri sono oggi inghiottiti da palazzi, officine, cantieri, altri ancora sono ostaggio di una natura selvaggia, occultati da piante, arbusti, rampicanti.
Molti scatti conducono lo sguardo a esplorare le diverse tecniche utilizzate nei secoli, dal mattone al laterizio, altri curiosano all’interno delle mura, come ascoltandone e restituendone il respiro, rendendo lo spettatore funambolo tra porte, camminamenti, torri. In una di queste, la numero XXXIX di via Campania, spicca lo Studio Randone, uno dei tanti luoghi di lavoro e di incontro di artisti, ospitato all’interno delle mura tra Ottocento e Novecento.
“Volevo che le mura, nella loro dimensione, articolazioni e materia, si imponessero con la loro propria forza. Perché ciò potesse avvenire avevo però bisogno di un contesto cromaticamente neutro, di qui la scelta di fotografare nelle giornate nuvolose. Raccontare un monumento lungo 13 chilometri è stato un processo arduo giocato sul controllo assoluto del rapporto tra manufatto e luce” spiega il fotografo romano, classe 1957, che ha iniziato il mestiere giovanissimo, portando nelle redazioni dei giornali le stampe dei cortei degli anni Settanta.
In un ideale confronto con le immagini realizzate da Jemolo, in mostra si possono ammirare anche circa 50 fotografie storiche selezionate dal fondo Parker, custodito presso il Museo di Roma - stampe realizzate da Carlo Baldassarre Simelli, uno degli abili fotografi selezionati dall'archeologo inglese John Henry Parker per realizzare la sua raccolta di immagini sulla città durante i suoi soggiorni a Roma - e 17 fotografie storiche anch’esse provenienti dall’Archivio Fotografico del Museo di Roma.
Trasformate nei secoli da imperatori, guerre, papi e interventi di restauro, volute dall’imperatore Aureliano nel III secolo d.C., per difendere Roma dagli attacchi dei barbari, con i loro 19 km, e la possente sagoma realizzata in opera laterizia con materiali recuperati e tegole spezzate, le mura Aureliane continuarono a funzionare come cinta daziaria fino agli inizi del XX secolo. Prima di perdere la loro funzione nel corso degli ultimi 50 anni, pur caratterizzate da continue trasformazioni, hanno mantenuto un loro ruolo all’interno della vita della città, ospitando giardini e studi d’artista.
E ancora oggi, come scrive Marco Lodoli nel suo testo per il catalogo della mostra, “stanno ancora lì, meravigliose, sconfitte, poetiche nella loro possente resa, e il romano quasi non ci fa più caso, come se quel serpentone fosse parte di un paesaggio eterno e indifferente, una ruga del tempo, una malinconia abituale”.
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