Alla scoperta della Cappella Sistina con lo show di Balich
All'Auditorium della Conciliazione la genesi del capolavoro di Michelangelo diventa show
Michelangelo Buonarroti, Cappella Sistina, la Creazione di Adamo. Foto Boutique Creativa © Governatorato SCV - Direzione dei Musei
Samantha De Martin
23/05/2018
Roma - Solo un’esperienza potente come Giudizio Universale poteva compiere il miracolo di trasformare l’esperienza della Cappella Sistina "il santuario della teologia del corpo umano" frutto delle straordinarie capacità artistiche di Michelangelo, in un inedito viaggio nella fucìna del genio dell’arte, ripercorrendo la genesi degli affreschi che prendono vita e si raccontano tra gli sguardi ammaliati di spettatori di ogni età.
E se paideutica e intento didascalico fanno un po’ rima anche con show, il Giudizio Universale. Michelangelo and the Secrets of the Sistine Chapel ideato da Marco Balich - prodotto da Artainment Worldwide Shows con la consulenza scientifica dei Musei Vaticani, la co-regia di Lulu Helbek, le musiche di Sting e la voce del maestro affidata a Pierfrancesco Favino, in scena all’Auditorium Conciliazione dallo scorso 15 marzo e in ben nove lingue - ha già vinto.
Perché non è facile, in 60 minuti di pura esperienza emotiva, estetica e spirituale, tenere costantemente agganciata l’attenzione di famiglie, adolescenti, appassionati d’arte e semplici amanti del bello, alle meraviglie della Cappella Sistina, alla storia, ai segreti svelati grazie a proiezioni immersive e spettacolari effetti scenici.
Una scena dello show Giudizio Universale. Michelangelo and the Secrets of the Sistine Chapel all’Auditorium Conciliazione di Roma
Il Buonarroti e la volta della Cappella Sistina
Ed eccolo lo spettatore - come fosse un collaboratore o un apprendista del grande genio che nel 1508 ricevette da Giulio II della Rovere l’incarico di dipingere la volta della Sistina - assistere, passo passo, al compiersi del grande miracolo. La decisione di Giulio II di rifare integralmente la decorazione della volta fu probabilmente dovuta ai gravi problemi di natura statica che interessarono la Cappella Sistina fin dai primi anni del suo pontificato. I danni subiti dalle antiche pitture dovettero essere tali da convincere il pontefice ad affidare a Michelangelo una nuova decorazione pittorica.
Ed eccole le scene prendere lentamente forma e voce, fino a trovare compimento nell'ottobre 1512, quando Giulio II inaugura con una messa solenne la nuova Sistina, arricchita della storia dell’umanità nel periodo che precede la venuta di Cristo.
Nove riquadri centrali ripercorrono le Storie della Genesi, dalla Creazione alla Caduta dell'uomo, fino al Diluvio e al successivo rinascere dell'umanità con la famiglia di Noè.
Tra musiche, luci, costumi, lo show di Balich in corso a Roma sembra portare il visitatore indietro nel tempo per renderlo partecipe, e insieme testimone, del capolavoro michelangiolesco.
Seguendo passo passo la genesi dell’opera, Giudizio Universale si traduce in una travolgente esperienza sinestetica dallo spettacolare intento didascalico.
Quando Giulio II della Rovere decise di modificarne in parte la decorazione, affidando nel 1508 l'incarico a Michelangelo Buonarroti, l'antica Cappella Magna, fatta ristrutturare da Papa Sisto IV della Rovere tra il 1477 e il 1480, annoverava già la decorazione quattrocentesca delle pareti. L’8 maggio del 1508 l’artista sottoscrisse il contratto che prevedeva la realizzazione di dodici apostoli nei pennacchi e motivi ornamentali. Successivamente, su richiesta dello stesso Buonarroti che riteneva il progetto "cosa povera", il papa gli conferì un nuovo incarico che lasciava all’artista la piena ideazione del programma. Per la decorazione della volta il pittore incontrò non poche difficoltà, tutte brillantemente superate grazie anche ai suoi collaboratori. Per essere in grado di raggiungere il soffitto, infatti, l'artista necessitava di una struttura di supporto, ed è per questo che Bramante volle costruire per lui una speciale impalcatura, sospesa in aria per mezzo di funi, poi sostituita da una semplice piattaforma in legno su sostegni ricavati da fori nei muri sulla parete alta vicino alle finestre.
Ai primi tre episodi (Separazione della luce dalle tenebre, Creazione degli astri e delle piante, Separazione della terra dalle acque) seguono quelli relativi alla Creazione di Adamo ed Eva. Gli ultimi tre affreschi, il Sacrificio di Noè, il Diluvio universale, l’ Ebbrezza di Noè mostrano la caduta dell'umanità e la sua rinascita.
Alla base della struttura architettonica, dodici Veggenti, Profeti e Sibille, seduti su troni monumentali si alternano sui lati lunghi, mentre su quelli corti dominano le figure di Zaccaria e, Giona. Gli Antenati di Cristo occupano invece le Vele e le Lunette.
Lo spicchio a vela sopra la lunetta di Iesse, David e Salomon, tranne l’angolo in basso a destra, è stato dipinto da Michelangelo in una sola giornata. Al centro, domina la scena una enigmatica figura femminile in veste verde, ritratta seduta a terra con i piedi intrecciati mentre guarda verso l’esterno in assoluta immobilità. La mano destra è adagiata sulle gambe, la sinistra tocca con il dorso la guancia esaltandone lo sguardo.
Occorsero invece due giornate per ultimare la lunetta Iosias, Iechonias, Salathiel, nella quale Michelangelo rappresentò Iechonias, camicia gialla e pantaloni bianchi in primo piano, con la moglie intenta ad accostare il volto a quello del bambino, in un gesto di materna tenerezza.
Infine i quattro grandi Pennacchi accolgono alcuni episodi della miracolosa salvazione del popolo d’Israele.
Il Giudizio Universale
Rispetto alla volta della Cappella Sistina, il Giudizio Universale invece realizzato dal maestro molti anni dopo, tra il 1535 e il 1541, ormai in piena maturità artistica. Fu papa Clemente VII a commissionare a un Michelangelo un po’ restio ad accettare l’incarico, l'enorme affresco, dipinto in gran parte al tempo di papa Paolo III Farnese, che, dopo la morte del suo predecessore, rinnovò all’artista la commissione. L'inizio del lavoro venne ritardato di qualche mese per l'acquisto dei colori, in particolare il pregiato blu oltremarino, caro all'artista.
Oltre ad essere una delle più grandiose rappresentazioni della parusia, il Giudizio di Michelangelo è anche uno dei più emozionanti capolavori dell’arte occidentale. In un trionfo disarmante di luci e di colori, nello show Giudizio Universale l’imponente composizione prende forma con le sue oltre 400 figure. Ed è come se il pubblico, effettuando un viaggio nel tempo, si trovasse davvero, per la prima volta, a condividere con il maestro il momento della realizzazione dell’opera. Le immagini corrono davanti agli occhi e si raccontano come in un libro di storia dell’arte, dalle pagine più vive, travolgenti. Eccolo, più imponente che mai, il fulcro del capolavoro, la potente figura del Cristo - la cui nudità richiese a Michelangelo ben dieci giornate d'affresco e vari pentimenti - avvolta in una mandorla di luce nell’atto di sorgere e avanzare, con il gesto imperioso, e allo stesso tempo pacato, nell'attimo che precede il verdetto del Giudizio. Da lui si dipana il lento movimento rotatorio che aggancia tutte le figure, una turbinosa corona di corpi, apostoli, profeti, patriarchi, sibille, eroine dell'Antico Testamento, martiri, vergini e santi, tutti emotivamente partecipi del Giudizio attraverso i gesti e le espressioni del volto cariche di espressività.
In alto, le due lunette vibrano con i loro contrasti luminosi, accentuati dalle vigorose e atletiche figure di angeli che portano in volo i simboli della Passione.
Accanto a Cristo - sopra la cui immagine è posto il profeta Giona - è la Vergine, che distoglie il capo dalla scena in un gesto di impotente rassegnazione.
Ad attendere il verdetto, una schiera di figure, tra le quali si riconoscono San Pietro con le chiavi del Paradiso, San Lorenzo con la graticola, San Bartolomeo con la propria pelle, nella cui immagine si ravvisa l'autoritratto di Michelangelo, e ancora Santa Caterina d'Alessandria con la ruota dentata, San Sebastiano inginocchiato e con le frecce in mano.
"La moltitudine delle figure, la terribilità e grandezza dell'opera è tale, che non si può descrivere, essendo piena di tutti i possibili umani affetti et avendogli tutti maravigliosamente espressi" scriveva Giorgio Vasari.
Michelangelo Buonarroti, Giudizio Universale, Ascesa dei Beati (particolare), 1536-1541, affresco, Roma, Cappella Sistina, Musei Vaticani, Città del Vaticano
Nella fascia sottostante, le lunghe trombe degli undici angeli dell’Apocalisse, risvegliano i morti annunciando la resurrezione degli eletti, con le loro guance gonfie di fiato e gli occhi stravolti dalla fatica.
Alla parte inferiore dell'affresco - dipinta dopo che il ponteggio fu appositamente abbassato nel dicembre 1540, con un'interruzione nel marzo 1541 - è legato un aneddoto relativo a una brutta caduta che coinvolse Michelangelo, e della quale rende notizia Vasari.
Accanto all’antro popolato di figure diaboliche si compie la resurrezione dei corpi. I morti escono dai sepolcri, talvolta vestiti, talvolta nudi, o composti dal solo scheletro, recuperando la propria corporeità, mentre angeli e demoni fanno a gara per precipitare i dannati nell'inferno. Nel raffigurare il gruppo di eletti che ascende verso le schiere dei santi - alcuni volando, altri come sospinti da una forza incontrollabile, altri ancora aiutati da angeli - Michelangelo attinge a tutta la sua inarrivabile fantasia.
A bilanciare la scena, sul lato opposto, la zuffa dei dannati che, lottando contro la loro condanna, è inesorabilmente respinta verso l'inferno. In alcuni casi, l’osservatore può intuire la loro colpa grazie a specifici attributi. Nel dannato che si copre il volto, mentre i diavoli lo trascinano in basso, in Caronte che a colpi di remo, insieme ai demoni, fa scendere i dannati dall’imbarcazione per condurli al cospetto di Minosse, e nelle tante altre figure del Giudizio non è difficile intravedere i rimandi alle stampe tedesche e fiamminghe e alla Divina Commedia, fonti preziose per il maestro.
La tragedia dei peccatori si consuma attraverso il groviglio di corpi, le maschere raccapriccianti, i volti esterrefatti, la disperata gestualità dei personaggi. E a poco valsero le violente reazioni suscitate dal Giudizio tra i contemporanei di Michelangelo che, come il Maestro delle Cerimonie Biagio da Cesena, consideravano "cosa disonestissima in un luogo tanto onorato avervi fatto tanti ignudi che si disonestamente mostrano le loro vergogne e che non era opera da Cappella del Papa ma da stufe e osterie", e che nel 1564 costrinsero la Congregazione del Concilio di Trento a far coprire alcune delle figure del Giudizio ritenute "oscene" affidando l'incarico di dipingere le cosiddette "braghe" a Daniele da Volterra.
La genesi di questo disperato naufragio di un’umanità dolente travolge il pubblico dell’Auditorium della Conciliazione a distanza di quasi 500 anni, si fa ancora ammirare, depositando sugli spettatori un’energia ammaliante. Uscendo dal teatro, lo sguardo volge alla Basilica di San Pietro, poco distante. Anche se la fila di turisti per ammirarla è tanta, la Sistina non ha più segreti, scandagliata ed esplorata da un punto di vista geniale, utilissimo a carpirne i dettagli. E per lo show di Marco Balich Giudizio Universale. Michelangelo and the Secrets of the Sistine Chapel sono solo applausi.
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• Balich e i Musei Vaticani fanno show del Giudizio Universale
E se paideutica e intento didascalico fanno un po’ rima anche con show, il Giudizio Universale. Michelangelo and the Secrets of the Sistine Chapel ideato da Marco Balich - prodotto da Artainment Worldwide Shows con la consulenza scientifica dei Musei Vaticani, la co-regia di Lulu Helbek, le musiche di Sting e la voce del maestro affidata a Pierfrancesco Favino, in scena all’Auditorium Conciliazione dallo scorso 15 marzo e in ben nove lingue - ha già vinto.
Perché non è facile, in 60 minuti di pura esperienza emotiva, estetica e spirituale, tenere costantemente agganciata l’attenzione di famiglie, adolescenti, appassionati d’arte e semplici amanti del bello, alle meraviglie della Cappella Sistina, alla storia, ai segreti svelati grazie a proiezioni immersive e spettacolari effetti scenici.
Una scena dello show Giudizio Universale. Michelangelo and the Secrets of the Sistine Chapel all’Auditorium Conciliazione di Roma
Il Buonarroti e la volta della Cappella Sistina
Ed eccolo lo spettatore - come fosse un collaboratore o un apprendista del grande genio che nel 1508 ricevette da Giulio II della Rovere l’incarico di dipingere la volta della Sistina - assistere, passo passo, al compiersi del grande miracolo. La decisione di Giulio II di rifare integralmente la decorazione della volta fu probabilmente dovuta ai gravi problemi di natura statica che interessarono la Cappella Sistina fin dai primi anni del suo pontificato. I danni subiti dalle antiche pitture dovettero essere tali da convincere il pontefice ad affidare a Michelangelo una nuova decorazione pittorica.
Ed eccole le scene prendere lentamente forma e voce, fino a trovare compimento nell'ottobre 1512, quando Giulio II inaugura con una messa solenne la nuova Sistina, arricchita della storia dell’umanità nel periodo che precede la venuta di Cristo.
Nove riquadri centrali ripercorrono le Storie della Genesi, dalla Creazione alla Caduta dell'uomo, fino al Diluvio e al successivo rinascere dell'umanità con la famiglia di Noè.
Tra musiche, luci, costumi, lo show di Balich in corso a Roma sembra portare il visitatore indietro nel tempo per renderlo partecipe, e insieme testimone, del capolavoro michelangiolesco.
Seguendo passo passo la genesi dell’opera, Giudizio Universale si traduce in una travolgente esperienza sinestetica dallo spettacolare intento didascalico.
Quando Giulio II della Rovere decise di modificarne in parte la decorazione, affidando nel 1508 l'incarico a Michelangelo Buonarroti, l'antica Cappella Magna, fatta ristrutturare da Papa Sisto IV della Rovere tra il 1477 e il 1480, annoverava già la decorazione quattrocentesca delle pareti. L’8 maggio del 1508 l’artista sottoscrisse il contratto che prevedeva la realizzazione di dodici apostoli nei pennacchi e motivi ornamentali. Successivamente, su richiesta dello stesso Buonarroti che riteneva il progetto "cosa povera", il papa gli conferì un nuovo incarico che lasciava all’artista la piena ideazione del programma. Per la decorazione della volta il pittore incontrò non poche difficoltà, tutte brillantemente superate grazie anche ai suoi collaboratori. Per essere in grado di raggiungere il soffitto, infatti, l'artista necessitava di una struttura di supporto, ed è per questo che Bramante volle costruire per lui una speciale impalcatura, sospesa in aria per mezzo di funi, poi sostituita da una semplice piattaforma in legno su sostegni ricavati da fori nei muri sulla parete alta vicino alle finestre.
Ai primi tre episodi (Separazione della luce dalle tenebre, Creazione degli astri e delle piante, Separazione della terra dalle acque) seguono quelli relativi alla Creazione di Adamo ed Eva. Gli ultimi tre affreschi, il Sacrificio di Noè, il Diluvio universale, l’ Ebbrezza di Noè mostrano la caduta dell'umanità e la sua rinascita.
Alla base della struttura architettonica, dodici Veggenti, Profeti e Sibille, seduti su troni monumentali si alternano sui lati lunghi, mentre su quelli corti dominano le figure di Zaccaria e, Giona. Gli Antenati di Cristo occupano invece le Vele e le Lunette.
Lo spicchio a vela sopra la lunetta di Iesse, David e Salomon, tranne l’angolo in basso a destra, è stato dipinto da Michelangelo in una sola giornata. Al centro, domina la scena una enigmatica figura femminile in veste verde, ritratta seduta a terra con i piedi intrecciati mentre guarda verso l’esterno in assoluta immobilità. La mano destra è adagiata sulle gambe, la sinistra tocca con il dorso la guancia esaltandone lo sguardo.
Occorsero invece due giornate per ultimare la lunetta Iosias, Iechonias, Salathiel, nella quale Michelangelo rappresentò Iechonias, camicia gialla e pantaloni bianchi in primo piano, con la moglie intenta ad accostare il volto a quello del bambino, in un gesto di materna tenerezza.
Infine i quattro grandi Pennacchi accolgono alcuni episodi della miracolosa salvazione del popolo d’Israele.
Il Giudizio Universale
Rispetto alla volta della Cappella Sistina, il Giudizio Universale invece realizzato dal maestro molti anni dopo, tra il 1535 e il 1541, ormai in piena maturità artistica. Fu papa Clemente VII a commissionare a un Michelangelo un po’ restio ad accettare l’incarico, l'enorme affresco, dipinto in gran parte al tempo di papa Paolo III Farnese, che, dopo la morte del suo predecessore, rinnovò all’artista la commissione. L'inizio del lavoro venne ritardato di qualche mese per l'acquisto dei colori, in particolare il pregiato blu oltremarino, caro all'artista.
Oltre ad essere una delle più grandiose rappresentazioni della parusia, il Giudizio di Michelangelo è anche uno dei più emozionanti capolavori dell’arte occidentale. In un trionfo disarmante di luci e di colori, nello show Giudizio Universale l’imponente composizione prende forma con le sue oltre 400 figure. Ed è come se il pubblico, effettuando un viaggio nel tempo, si trovasse davvero, per la prima volta, a condividere con il maestro il momento della realizzazione dell’opera. Le immagini corrono davanti agli occhi e si raccontano come in un libro di storia dell’arte, dalle pagine più vive, travolgenti. Eccolo, più imponente che mai, il fulcro del capolavoro, la potente figura del Cristo - la cui nudità richiese a Michelangelo ben dieci giornate d'affresco e vari pentimenti - avvolta in una mandorla di luce nell’atto di sorgere e avanzare, con il gesto imperioso, e allo stesso tempo pacato, nell'attimo che precede il verdetto del Giudizio. Da lui si dipana il lento movimento rotatorio che aggancia tutte le figure, una turbinosa corona di corpi, apostoli, profeti, patriarchi, sibille, eroine dell'Antico Testamento, martiri, vergini e santi, tutti emotivamente partecipi del Giudizio attraverso i gesti e le espressioni del volto cariche di espressività.
In alto, le due lunette vibrano con i loro contrasti luminosi, accentuati dalle vigorose e atletiche figure di angeli che portano in volo i simboli della Passione.
Accanto a Cristo - sopra la cui immagine è posto il profeta Giona - è la Vergine, che distoglie il capo dalla scena in un gesto di impotente rassegnazione.
Ad attendere il verdetto, una schiera di figure, tra le quali si riconoscono San Pietro con le chiavi del Paradiso, San Lorenzo con la graticola, San Bartolomeo con la propria pelle, nella cui immagine si ravvisa l'autoritratto di Michelangelo, e ancora Santa Caterina d'Alessandria con la ruota dentata, San Sebastiano inginocchiato e con le frecce in mano.
"La moltitudine delle figure, la terribilità e grandezza dell'opera è tale, che non si può descrivere, essendo piena di tutti i possibili umani affetti et avendogli tutti maravigliosamente espressi" scriveva Giorgio Vasari.
Michelangelo Buonarroti, Giudizio Universale, Ascesa dei Beati (particolare), 1536-1541, affresco, Roma, Cappella Sistina, Musei Vaticani, Città del Vaticano
Nella fascia sottostante, le lunghe trombe degli undici angeli dell’Apocalisse, risvegliano i morti annunciando la resurrezione degli eletti, con le loro guance gonfie di fiato e gli occhi stravolti dalla fatica.
Alla parte inferiore dell'affresco - dipinta dopo che il ponteggio fu appositamente abbassato nel dicembre 1540, con un'interruzione nel marzo 1541 - è legato un aneddoto relativo a una brutta caduta che coinvolse Michelangelo, e della quale rende notizia Vasari.
Accanto all’antro popolato di figure diaboliche si compie la resurrezione dei corpi. I morti escono dai sepolcri, talvolta vestiti, talvolta nudi, o composti dal solo scheletro, recuperando la propria corporeità, mentre angeli e demoni fanno a gara per precipitare i dannati nell'inferno. Nel raffigurare il gruppo di eletti che ascende verso le schiere dei santi - alcuni volando, altri come sospinti da una forza incontrollabile, altri ancora aiutati da angeli - Michelangelo attinge a tutta la sua inarrivabile fantasia.
A bilanciare la scena, sul lato opposto, la zuffa dei dannati che, lottando contro la loro condanna, è inesorabilmente respinta verso l'inferno. In alcuni casi, l’osservatore può intuire la loro colpa grazie a specifici attributi. Nel dannato che si copre il volto, mentre i diavoli lo trascinano in basso, in Caronte che a colpi di remo, insieme ai demoni, fa scendere i dannati dall’imbarcazione per condurli al cospetto di Minosse, e nelle tante altre figure del Giudizio non è difficile intravedere i rimandi alle stampe tedesche e fiamminghe e alla Divina Commedia, fonti preziose per il maestro.
La tragedia dei peccatori si consuma attraverso il groviglio di corpi, le maschere raccapriccianti, i volti esterrefatti, la disperata gestualità dei personaggi. E a poco valsero le violente reazioni suscitate dal Giudizio tra i contemporanei di Michelangelo che, come il Maestro delle Cerimonie Biagio da Cesena, consideravano "cosa disonestissima in un luogo tanto onorato avervi fatto tanti ignudi che si disonestamente mostrano le loro vergogne e che non era opera da Cappella del Papa ma da stufe e osterie", e che nel 1564 costrinsero la Congregazione del Concilio di Trento a far coprire alcune delle figure del Giudizio ritenute "oscene" affidando l'incarico di dipingere le cosiddette "braghe" a Daniele da Volterra.
La genesi di questo disperato naufragio di un’umanità dolente travolge il pubblico dell’Auditorium della Conciliazione a distanza di quasi 500 anni, si fa ancora ammirare, depositando sugli spettatori un’energia ammaliante. Uscendo dal teatro, lo sguardo volge alla Basilica di San Pietro, poco distante. Anche se la fila di turisti per ammirarla è tanta, la Sistina non ha più segreti, scandagliata ed esplorata da un punto di vista geniale, utilissimo a carpirne i dettagli. E per lo show di Marco Balich Giudizio Universale. Michelangelo and the Secrets of the Sistine Chapel sono solo applausi.
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