I beni artistici dovrebbero aumentare l'affidabilità creditizia
Quanto vale il patrimonio artistico italiano?
Caravaggio, I bari, c. 1595
E.B.
05/02/2014
Roma - All'indomani del fallimentare tentativo del governo portoghese di fare cassa attraverso la vendita di 85 opere di Mirò, anche l'Italia riconsidera il propri beni artistici in termini di veri e propri asset.
In seguito al downgrade sancito da Standard&Poor's, Moody's e Fitch nel 2011, la Corte dei Conti ha avviato un'inchiesta giudiziaria contabile, che potrebbe concludersi con una richiesta di risarcimento di oltre 234 miliardi.
La giustificazione risiederebbe in una mancata valutazione della ricchezza immateriale nazionale, costituita da prestigiose opere d'arte, di architettura e di letteratura tramandate per secoli e riconosciute in tutto il mondo in termini di affidabilità creditizia.
In effetti, la necessità di puntare sulla valorizzazione e la promozione dei nostri tesori è opinione sempre più condivisa tra le amministrazioni comunali e le istituzioni culturali.
Nonostante S&P, dal canto suo, giudichi la richiesta della Corte totalmente priva di merito, la domanda sorge spontanea: come si riposizionerebbe l'Italia rispetto ad altri paesi se l'eredità storico-artistica entrasse effettivamente a far parte dei sistemi di valutazione delle agenzie?
Consulta anche:
L'asta di Christie's che divide il Portogallo
Una cordata da 300 milioni per salvare il Detroit Institute of Arts
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