Fino al 23 marzo al Museo di Roma a Palazzo Braschi

Roma riscopre le "sue" pittrici con oltre 130 opere in mostra a Palazzo Braschi

Hortense Lescot, Il piccolo mendicante, 1808-1809, Olio su tela, collezione privata
 

Samantha De Martin

29/10/2024

Roma - È il 1606 e la nobildonna Claudia Del Bufalo ritrae la sorella Faustina in occasione delle nozze.
Il vestito è quello tradizionale delle spose romane, mentre le gonna sbottonata farebbe intuire che l’opera sia stata dipinta durante la prova dell’abito. L’artista doveva godere di una certa fama se Scipione Borghese, uno dei collezionisti più acuti del Seicento, l’aveva accolta già nel 1632 nella sua sua collezione, nel Casino presso Villa Borghese.
Il Ritratto di Faustina Del Bufalo è solo una delle oltre 130 opere, alcune delle quali esposte per la prima volta, che restituiscono un’importante porzione di storia dell’arte e della cultura romana, raccontando la presenza artistica delle donne nella Roma capitale delle Arti tra XVI e XIX secolo.
Al Museo di Roma a Palazzo Braschi, fino al 23 marzo, un allestimento elegante e ben costruito squarcia il silenzio che per molti secoli ha imbrigliato i pennelli delle donne dentro i pregiudizi di un contesto, quasi esclusivaente maschile, che teneva il gentil sesso lontano dalle arti. Roma registra infatti molte più artiste “al lavoro” di quelle attualmente note.
La carica delle 56, tante sono le pittrici in mostra, ambisce a ricostruire le loro vicende professionali e biografiche, spesso ignote a causa della mancanza di documentazione o perché le loro opere erano state attribuite ai lavori di maestri e familiari uomini.


Luise Seidler, Ritratto di Dorothea Denecke von Ramdohr con la figlia Lilli 1819, Olio su tela, 96.2 x 118.5 cm Roma, Museo di Roma a Palazzo Braschi

Ed ecco Maria Felice Tibaldi Subleyras, Angelika Kaufmann, Laura Piranesi, Marianna Candidi Dionigi, Louise Seidler ed Emma Gaggiotti, le cui opere erano per la maggior parte conservate nei depositi, e altre artiste attive in città, dalle notissime Lavinia Fontana, Artemisia Gentileschi e Giovanna Garzoni, a quelle meno conosciute come Giustiniana Guidotti, Ida Botti o Amalia De Angelis e molte altre, il cui catalogo si sta ricostruendo in questi ultimi decenni di ricerca.
Promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, curata da Ilaria Miarelli Mariani (Direttrice della Direzione Musei Civici Sovrintendenza Capitolina) e Raffaella Morselli (Professoressa ordinaria Sapienza Università di Roma), con la collaborazione di Ilaria Arcangeli (Università di Chieti Gabriele D'Annunzio), organizzata da Zètema Progetto Cultura, l’esposizione accoglie lavori dalle collezioni dei Musei Civici della Sovrintendenza Capitolina e di molti altri musei e collezioni nazionali e internazionali, dall’ Accademia di San Luca all’Accademia di Brera, dalle Gallerie degli Uffizi alla National Portrait Gallery.
Il percorso si apre strizzando l’occhio al titolo della mostra che rimanda alla storiografia sei-settecentesca (a partire dalla Felsina pittrice di Malvasia dedicata a Bologna nel 1678), in un momento in cui le varie scuole pittoriche d’Italia cercano di rivendicare la loro autonomia rispetto all’egemonia fiorentina. 
Lo sguardo enigmatico della misteriosa pittrice di nature morte ritratta da Pietro Paolini nei primi decenni del XVII secolo accoglie il pubblico mostrando con orgoglio gli strumenti del mestiere. Ed ecco la bolognese Lavinia Fontana, “pittora singolare... al pari de li primi huomini”, divenuta la ritrattista privilegiata di Paolo V Borghese, presente in mostra con i due autoritratti alla spinetta del 1575 e del 1577 messi a confronto per la prima volta. Trasferitasi a Roma nel 1603-1604, dopo avere avviato la sua carriera artistica a Bologna nella celebre bottega del padre Prospero, sposa Giovanni Paolo Zappi, pittore e suo agente, che firma i contratti per lei. Le sue immagini di donne e delle loro famiglie sono sintesi dei valori che le nobili di fine secolo vogliono mostrare: madri di famiglia, custodi della casa, ma anche figlie, mogli e genitrici di importanti membri della classe politica.
Incontriamo Artemisia Gentileschi, con tre opere a ripercorrere le tappe più significative della sua brillante carriera, il dipinto Cleopatra, maturo nella resa della nudità e poi L’Aurora e, del periodo napoletano, Giuditta e la serva con la testa di Oloferne, riproposizione con toni più tenebrosi di un dipinto del padre Orazio.


Roma Pittrice, Allestimento | Foto: © Monkeys Video Lab

Tra le prime donne ammesse all’Accademia di San Luca, Giustiniana Guidotti è presente invece con l’Allegoria della poesia e della musica (1629 ca., olio su tela, Collezione Koelliker), l’unica opera finora nota, esposta per la prima volta in questa mostra con tanto di firma, strumento di cui le artiste disponevano per rendersi visibili al pubblico. Giovanni Baglione l’aveva definita "una figliuola unica che con possibil diligenza, in tutte le virtù, sì di donna, come anche d’uomo, f’ammaestrare".
Il Seicento sfila in mostra attraverso la natura morta nella quale eccellono Laura Bernasconi (detta “dei Fiori”) e Anna Stanchi. Prestito eccezionale dall’Accademia di San Luca un prezioso album con minuziose miniature di piante, frutti, fiori e animali dell’ascolana Giovanna Garzoni. Se l’unica opera oggi nota di Claudia Del Bufalo brilla nella sezione dedicata al ritratto, il focus sulla grafica e la miniatura introduce l’affondo sulla celebre architettrice Plautilla Bricci, con alcuni prospetti ottocenteschi del suo progetto più rappresentativo, la Villa del Vascello.
La difficoltà delle artiste di accedere agli studi dal vero giustifica la loro attiva presenza nel genere. Così le pittrici ritraggono loro stesse, i membri della propria famiglia, ma anche importanti committenti. Cinque dipinti illustrano il percorso artistico di Angelika Kauffmann, pittrice internazionale la cui casa-atelier, a Roma, in via Sistina, diventa il salotto delle migliori menti della République des lettres. A Londra Angelika è tra i 36 fondatori della Royal Academy, unica donna insieme a Mary Moser.
Ampio spazio è dedicato anche all’incisora Laura Piranesi e alle pittrici Élisabeth Vigée, Caterina Cherubini e Maria Felice Tibaldi. Fino al XVIII secolo la miniatura resta il genere in cui le artiste si esercitano di più, perché considerato adatto alla loro presunta fragilità fisica. A esaltare ancora di più la forza e la determinazione di tutte le donne che hanno contribuito ai tanti cambiamenti della società, è la presenza di cantanti, attrici, salonnière riprese in iconiche immagini. Della romana Emma Gaggiotti, attivissima nei moti risorgimentali, mentre si firma in un ritratto fotografico “pittrice e patriota”, si espone per la prima volta il Ritratto di famiglia, oltre alla Venere degli Uffizi e la Sacra Famiglia dei Vaticani, entrambe opere conservate nei depositi e appena restaurate. Mentre l’Autoritratto degli Uffizi ha trovato posto solo recentemente nelle sale degli autoritratti del museo (2023).


Roma Pittrice, Allestimento | Foto: © Monkeys Video Lab

Nella Roma del XIX secolo le artiste godono di maggiori libertà rispetto ai secoli precedenti. Si mostrano con orgoglio, mentre si trovano nel loro atelier, nell’esercizio della propria professione, non nascondendo più le proprie ambizioni professionali dietro le firme o i volti dei maestri, dei mariti, dei padri o dei fratelli. Amalia De Angelis ad esempio si autoritrae dopo aver ricevuto un premio come prima partecipante donna al Concorso Clementino-Pellegrini dell’Accademia di San Luca (1844), mentre la tedesca Louise Seidler ritrae l’attrice e amica intima Fanny Caspers in un Porträt der Freundschaft, con sullo sfondo il Colosseo. Stimata da Goethe è un modello di donna autonoma nella Roma dell‘epoca. A Napoli ritrae con il Vesuvio Dorothea Denecke von Ramdohr, giunta in Italia al seguito del marito diplomatico, con la figlia Lilli. 
Il dipinto Ultimi Sorrisi d’Autunno chiude la mostra. Qui il pittore Raffaele Faccioli si ritrae con la moglie, la pittrice Giulia Rizzoli, mentre si dedicano alla pittura di paesaggio dal vero, en plein air. La realtà irrompe nel genere e in questa dimensione, in un legame professionale e personale, la pittrice amata ottiene il suo spazio. Ultima tappa, una mappa che permette di proseguire la visita in città, con le indicazioni di tutte le opere di artiste esposte in luoghi pubblici e accessibili.