In mostra dal 14 maggio al 25 luglio
Tota Italia. Alle Scuderie del Quirinale il Belpaese unito dagli antichi Romani
Tota Italia. Alle origini di una nazione I Courtesy Ales - Scuderie del Quirinale
Francesca Grego
12/05/2021
Roma - “L’Italia intera giurò per me”: a pronunciare queste parole non fu Vittorio Emanuele II né Giuseppe Garibaldi, ma Ottaviano Augusto ben 19 secoli prima delle lotte risorgimentali, durante il sanguinoso conflitto che lo consacrò primo imperatore di Roma. Non era mai accaduto nella storia che qualcuno si riferisse alla penisola come a un’unica entità. Negli anni le parole di Augusto avrebbero assunto un significato sempre più profondo, mentre le diverse etnie unificate sotto le insegne romane si trasformavano in una popolazione gradualmente più omogenea, unita non solo da un governo e da un sistema di amministrazione comuni, ma anche da cultura, lingua e religione.
Si ispira al famoso giuramento di Augusto, che oggi sopravvive inciso in latino e in greco sulle pareti del tempio dedicato all’imperatore ad Ankara, in Turchia, il titolo della grande mostra inaugurata oggi alle Scuderie del Quirinale, Tota Italia. Alle origini di una nazione. Nel palazzo simbolo della Repubblica, una preziosa selezione di 400 reperti è pronta a narrare quel primo, originario processo di unificazione, senza il quale forse oggi l’Italia non sarebbe uno Stato unico e indipendente. Statue, rilievi, corredi funebri, arredi e iconici diventano occasioni per ripercorrere un cammino lungo e complesso fatto di conquiste militari, ma anche di incontri e di ibridazioni culturali. La varietà e la ricchezza di tradizioni dell’Italia di oggi si specchiano nel panorama altrettanto multiforme di due millenni fa, confermando ancora una volta quel carattere composito che è la forza del nostro patrimonio culturale e artistico.
Sostegno di mensa con due grifoni che attaccano un cerbiatto, Museo Civico di Ascoli Satriano I Courtesy Ales - Scuderie del Quirinale
“Nella prima parte della mostra” racconta il Direttore Generale dei Musei del Mibac Massimo Osanna, curatore del progetto insieme a Stéphane Verger, “alcune delle più rappresentative testimonianze archeologiche delle culture proprie delle genti italiche illustrano la grande varietà dei modi di vivere e di esprimersi, di costruire e di abitare, di onorare i morti e di venerare le divinità diffusi nella Penisola prima della cosiddetta romanizzazione. Nel prosieguo del percorso espositivo, le marcate differenze tra i popoli tendono a sfumare gradualmente ed emergono con forza i tratti comuni e distintivi di quella Tota Italia che, dopo la guerra sociale e, definitivamente, al tempo di Augusto, riconobbe sé stessa come nazione unica e centro del mondo mediterraneo”.
Ben 36 musei della penisola hanno fatto rete per costruire un racconto il più possibile completo: le opere in mostra arrivano da 12 regioni, dal Veneto alla Calabria. Tra le meraviglie disseminate lungo il percorso, troviamo il Ritratto di Augusto con il capo velato del Museo Archeologico Nazionale delle Marche e il celebre Trono decorato a rilievo delle Gallerie Nazionali Barberini Corsini di Roma, il Corredo della Tomba dei due Guerrieri del Museo Archeologico di Melfi e il Rilievo con scena di battaglia del MArTA di Taranto, il Sostegno di mensa con due grifoni che attaccano un cerbiatto del Museo Civico di Ascoli Satriano e il Busto di Ottavia Minore del Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo alle Terme.
“Una mostra corale”, continua Osanna, che racconta come la ricchezza culturale del Belpaese affondi le radici “nella prima, grande unificazione augustea della Penisola, e che permea ancora profondamente l’Italia di oggi attraverso i tanti lasciti di Roma nella cultura, nella lingua, nel diritto, ma anche nei confini regionali, nel tracciato delle strade, nelle città e nei paesaggi rurali”.
Nuove e antichissime risonanze aleggiano intorno al 2021, anno in cui si celebrano il 160° anniversario dell’Unità d’Italia, il 150° dalla proclamazione di Roma Capitale e il 75° dalla nascita della Repubblica.
Leggi anche:
• Dalla parola all'immagine. L'Inferno di Dante presto in mostra alle Scuderie del Quirinale
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Sostegno di mensa con due grifoni che attaccano un cerbiatto, Museo Civico di Ascoli Satriano I Courtesy Ales - Scuderie del Quirinale
“Nella prima parte della mostra” racconta il Direttore Generale dei Musei del Mibac Massimo Osanna, curatore del progetto insieme a Stéphane Verger, “alcune delle più rappresentative testimonianze archeologiche delle culture proprie delle genti italiche illustrano la grande varietà dei modi di vivere e di esprimersi, di costruire e di abitare, di onorare i morti e di venerare le divinità diffusi nella Penisola prima della cosiddetta romanizzazione. Nel prosieguo del percorso espositivo, le marcate differenze tra i popoli tendono a sfumare gradualmente ed emergono con forza i tratti comuni e distintivi di quella Tota Italia che, dopo la guerra sociale e, definitivamente, al tempo di Augusto, riconobbe sé stessa come nazione unica e centro del mondo mediterraneo”.
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“Una mostra corale”, continua Osanna, che racconta come la ricchezza culturale del Belpaese affondi le radici “nella prima, grande unificazione augustea della Penisola, e che permea ancora profondamente l’Italia di oggi attraverso i tanti lasciti di Roma nella cultura, nella lingua, nel diritto, ma anche nei confini regionali, nel tracciato delle strade, nelle città e nei paesaggi rurali”.
Nuove e antichissime risonanze aleggiano intorno al 2021, anno in cui si celebrano il 160° anniversario dell’Unità d’Italia, il 150° dalla proclamazione di Roma Capitale e il 75° dalla nascita della Repubblica.
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