Il capolavoro “smacchiato” dai batteri

Un bio restauro per la Madonna del Parto di Sansovino

Jacopo Sansovino, Madonna del Parto. Operazioni di pulitura nella Basilica di Sant'Agostino in Campo Marzio I Courtesy Intesa Sanpaolo
 

Francesca Grego

04/05/2023

Roma - Scolpita in un unico blocco di bianco marmo di Carrara, la Madonna del Parto di Jacopo Sansovino è uno dei pochi capolavori del Rinascimento capace di conservare, ancora nel XXI secolo, una fortissima carica devozionale. Dal 1822, quando papa Pio XII accordò l’indulgenza a chi avesse baciato le sacre immagini della Vergine e del Bambino, la preziosa scultura è entrata in contatto con centinaia di migliaia di fedeli nella Basilica di Sant’Agostino in Campo Marzio, che, inginocchiati ai suoi piedi, le rendevano omaggio toccandola con l’olio santo o vestendola di gioielli. Dopo due secoli l’opera, inamovibile perché scolpita in un unico, imponente blocco marmoreo, era talmente deteriorata da richiedere un intervento immediato. 

Un restauro innovativo, promosso dalla Soprintendenza Speciale di Roma e realizzato in collaborazione con Intesa Sanpaolo nell’ambito del programma “Restituzioni”, ha finalmente riportato all’antico splendore la Madonna del Parto. L’intervento, condotto dalla restauratrice Anna Borzomati, è durato sei mesi e ha visto l’impiego di metodologie e indagini non tradizionali: un vero e proprio bio restauro, rispettoso della materia su cui agisce, dell’ambiente e della salute del restauratore e del fruitore dell’opera all’interno di uno spazio chiuso come quello di una chiesa. La delicata fase di rimozione di oli, cere, proteine e resine che deturpavano il marmo candido con evidenti macchie di colore bruno è avvenuta con l’utilizzo di batteri, un metodo sperimentale nel campo del restauro, e l’intero progetto è stato accompagnato da un’accurata documentazione grafica con l’impiego di un modello 3D.


Jacopo Sansovino, Madonna del Parto. Particolare del volto del Bambino dopo il restauro I Courtesy Intesa Sanpaolo

“Per la prima volta sosteniamo a Roma il restauro di un importante bene monumentale che si aggiunge alle opere custodite in musei e chiese della capitale che sono state recuperate negli anni grazie a Restituzioni”, ha dichiarato Michele Coppola, Executive Director Arte, Cultura e Beni Storici di Intesa Sanpaolo: “Siamo lieti di collaborare con la Soprintendenza Speciale di Roma, affiancandola nell’impegnativo compito di conservare e valorizzare le bellezze artistiche della città, in coerenza con l’attenzione della Banca alla sostenibilità e alla cultura, due pilastri del nostro lavoro a servizio delle comunità”. 

Commissionata a Sansovino nel 1516 dal mercante fiorentino Giovanni Francesco Martelli, la Madonna del Parto è ispirata a un’antica scultura in porfido e bronzo allora conservata in una casa gentilizia dell’Urbe, ritenuta la personificazione della dea Roma. Portatrice dei concetti di abbondanza, forza e autorità, la statua romana si prestava bene a una rielaborazione in ambito cristiano con particolare riferimento alla Vergine, mentre il Bambino riprende le fattezze del Fanciullo con oca, un’opera di epoca ellenistica a quei tempi molto famosa.


Jacopo Sansovino, Madonna del Parto (dopo il restauro) I Courtesy Intesa Sanpaolo

Concepito per un altare andato perduto come gli affreschi che lo sovrastavano, il capolavoro di Sansovino rende omaggio alla maestà e al dinamismo di Michelangelo e di Raffaello, e a sua volta influenzerà gli artisti che verranno: la Madonna del Sasso eseguita da Lorenzetto per la tomba del Sanzio al Pantheon, le pale d’altare di Andrea del Sarto, la Sacra Conversazione dipinta da Giulio Romano per la cappella Fugger in Santa Maria dell’Anima. 

Legata all’universo femminile e all’esperienza della maternità, da sempre la statua è così popolare a Roma che nell’Ottocento Giuseppe Gioacchino Belli le dedicò un sonetto ironico e un po’ irrispettoso, La madonna tanto miracolosa, in cui la descrive vistosamente ingioiellata dagli ex voto dei fedeli.