Da febbraio in mostra a Palazzo Roverella
Un grande Kandinskij è in arrivo a Rovigo
Vasilij Kandinskij, Improvvisazione 11, 1910, The State Russian Museum, San Pietroburgo © 2021 | Foto: Scala, Firenze
Francesca Grego
01/12/2021
Rovigo - “Il colore è la tastiera, gli occhi i martelletti, l’anima un pianoforte dalle molte corde. L’artista è la mano che tocca questo o quel tasto, portando l’anima a vibrare”, ha scritto Vasilij Kandinskij. Difficile restare indifferenti alle tele del primo, vero pittore astratto della storia, un genio creativo dai mille volti. In Italia le mostre allestite sulla sua opera ne hanno messo in risalto di volta in volta la innovazioni audaci, la totale libertà espressiva, l’afflato spirituale, l’ispirazione magica del folklore russo, le pionieristiche ricerche sui legami tra l’arte e le emozioni.
A darci un quadro completo sul lavoro del maestro sta per arrivare a Rovigo una grande mostra monografica, con capolavori creati in ogni fase della sua lunga carriera, oggi conservati in grandi musei come lo State Russian Museum di San Pietroburgo o in esclusive collezioni private, depositarie di gemme raramente esposte.
Vasilij Kandinskij, Dunnund fleckig Souple (Sottile e macchiato visibile), 1931. Chine colorate e aniline su carta preparata ad acquerello applicata su cartoncino azzurro. Collezione Domenico Catanese
Dal 26 febbraio al 26 giugno 2022, a Palazzo Roverella ripercorreremo l’intera storia dell’inventore dell’Astrattismo: dai primi passi a Mosca agli studi di pittura a Monaco di Baviera, dalle scoperte dello “ spettacolo spirituale nell’arte” alla fondazione del movimento “Der Blaue Reiter” (“Il Cavaliere Azzurro”), fino alla conquista di un linguaggio inedito, in cui segni e colori divengono per la prima volta completamente autonomi. E poi il ritorno in Russia, l’insegnamento a Weimar nella fucina del Bauhaus dove, complice la sua formazione musicale, l’artista accorda il suo messaggio ai simboli e ai colori, fino alle opere più leggere e giocose degli ultimi anni in Francia.
A curare il percorso saranno Paolo Bolpagni, storico dell’arte e direttore della Fondazione Licia e Carlo Ludovico Ragghianti, ed Evgenia Petrova, direttore scientifico dello State Russian Museum di San Pietroburgo.
Vasilij Kandinskij, Blue Crest / Cresta azzurra, 1917. The State Russian Museum, San Pietroburgo © 2021. Foto Scala, Firenze
“Dopo numerose mostre dedicate a Vasilij Kandinskij, sempre più mirate a porne in risalto singoli aspetti o ad offrire chiavi di lettura volutamente parziali”, anticipano i curatori, “l’obiettivo di questo progetto è di aiutare a cogliere l’arco unitario del percorso dell’artista, individuandone le costanti che, dai primi anni del Novecento sino alla fine, innervano il suo modo personalissimo di dipingere: la ricerca di un’autenticità interiore, la volontà di creare un mondo visivo nuovo e libero, il riferimento alla musica, l’irrazionalismo spiritualistico e il legame con l’arte popolare russa e soprattutto con le espressioni creative ‘sciamaniche’ dei popoli della Siberia, le cui tracce agiscono alla stregua di un fil rouge che appare, scompare e riaffiora”. In evidenza, “il graduale passaggio dalla figurazione all’astrazione: la chiave di volta di una delle rivoluzioni più radicali della pittura nella prima metà del XX secolo”.
Leggi anche:
• Un "altro" Mondrian, artista a tutto tondo, in mostra al Mudec
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Vasilij Kandinskij, Dunnund fleckig Souple (Sottile e macchiato visibile), 1931. Chine colorate e aniline su carta preparata ad acquerello applicata su cartoncino azzurro. Collezione Domenico Catanese
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A curare il percorso saranno Paolo Bolpagni, storico dell’arte e direttore della Fondazione Licia e Carlo Ludovico Ragghianti, ed Evgenia Petrova, direttore scientifico dello State Russian Museum di San Pietroburgo.
Vasilij Kandinskij, Blue Crest / Cresta azzurra, 1917. The State Russian Museum, San Pietroburgo © 2021. Foto Scala, Firenze
“Dopo numerose mostre dedicate a Vasilij Kandinskij, sempre più mirate a porne in risalto singoli aspetti o ad offrire chiavi di lettura volutamente parziali”, anticipano i curatori, “l’obiettivo di questo progetto è di aiutare a cogliere l’arco unitario del percorso dell’artista, individuandone le costanti che, dai primi anni del Novecento sino alla fine, innervano il suo modo personalissimo di dipingere: la ricerca di un’autenticità interiore, la volontà di creare un mondo visivo nuovo e libero, il riferimento alla musica, l’irrazionalismo spiritualistico e il legame con l’arte popolare russa e soprattutto con le espressioni creative ‘sciamaniche’ dei popoli della Siberia, le cui tracce agiscono alla stregua di un fil rouge che appare, scompare e riaffiora”. In evidenza, “il graduale passaggio dalla figurazione all’astrazione: la chiave di volta di una delle rivoluzioni più radicali della pittura nella prima metà del XX secolo”.
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