Nella perla della Toscana centrale riapre il Convento di San Pietro
L'arte incontra la storia nel nuovo Museo di Colle Val d’Elsa
Museo di San Pietro, Colle Val d'Elsa |
Galleria di pittura
Francesca Grego
20/03/2017
Siena - Dopo 20 anni di chiusura e un lungo restauro, riapre le porte al pubblico il seicentesco Monastero di San Pietro di Colle Val d’Elsa, che diventa il fulcro di un grande complesso museale.
In posizione strategica fra Siena e Firenze, Colle Val d’Elsa fu al centro della lunga lotta fra le due principali protagoniste del Medioevo toscano: teatro e oggetto del contendere, ma anche luogo d’incontro fra due altissime tradizioni artistiche nella grande stagione dei Comuni.
Questo e molto altro è narrato nel nuovo Museo di San Pietro, che ingloba il Museo Civico e Diocesano, la Collezione del Conservatorio di San Pietro, il Monastero di Santa Caterina e Maddalena, le raccolte dello scrittore Romano Bilenchi e dell’artista Walter Fusi: un ricco itinerario nell’arte e nella storia, che partendo dal dominio longobardo si spinge fino al Novecento, con più di 200 opere e testimonianze distribuite su una superficie di oltre 2000 metri quadrati.
Il percorso, sobrio ma coinvolgente, esordisce con il Tesoro di Galognano, una preziosa collezione di oggetti sacri, primo documento della cristianità locale, per poi aprirsi sulle grandi realizzazioni della pittura religiosa di scuola senese e fiorentina, come quelle del Maestro di Badia a Isola o di Cennino Cennini, i dipinti di Giovanni Maria Tolosani, vicino al Ghirlandaio, e di Girolamo Genga, che sulla formazione nella bottega del Perugino innestò le influenze di Michelangelo e Raffaello.
Di grande valore la Galleria dei Ritratti, fra cui spicca il busto di Arnolfo di Cambio, protagonista della scultura medievale italiana, qui in compagnia delle effigi del Granduca Leopoldo di Toscana, di esponenti dell’influente famiglia degli Usimbardi e di un numero sorprendente di artisti legati a Colle Val d’Elsa per nascita o vicende biografiche.
L’arte dell’Ottocento e del Novecento segna altre notevoli tappe all’interno del museo: dalle tele del macchiaiolo Antonio Salvetti, le cui morbide pennellate raccontano la vita fra i bellissimi paesaggi della valle al tramonto del XIX secolo, ai colori brillanti del pittore informale Walter Fusi, fino alle opere di Moses Levy, Ottone Rosai e Mino Maccari, provenienti dalle collezioni di Romano Bilenchi e mai esposte al pubblico prima d’ora.
Nel frattempo fervono i preparativi per la riapertura del Museo Archeologico Ranuccio Bandinelli, che restituirà una nuova sfaccettatura del patrimonio storico-artistico colligiano.
Leggi anche:
- In Val d'Orcia Il Buon Secolo della Pittura Senese
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Il percorso, sobrio ma coinvolgente, esordisce con il Tesoro di Galognano, una preziosa collezione di oggetti sacri, primo documento della cristianità locale, per poi aprirsi sulle grandi realizzazioni della pittura religiosa di scuola senese e fiorentina, come quelle del Maestro di Badia a Isola o di Cennino Cennini, i dipinti di Giovanni Maria Tolosani, vicino al Ghirlandaio, e di Girolamo Genga, che sulla formazione nella bottega del Perugino innestò le influenze di Michelangelo e Raffaello.
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L’arte dell’Ottocento e del Novecento segna altre notevoli tappe all’interno del museo: dalle tele del macchiaiolo Antonio Salvetti, le cui morbide pennellate raccontano la vita fra i bellissimi paesaggi della valle al tramonto del XIX secolo, ai colori brillanti del pittore informale Walter Fusi, fino alle opere di Moses Levy, Ottone Rosai e Mino Maccari, provenienti dalle collezioni di Romano Bilenchi e mai esposte al pubblico prima d’ora.
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