Studio Azzurro firma l’allestimento immersivo del CAST
Nel Castello Masegra di Sondrio un museo per raccontare la montagna
La Camera Picta nel Castello di Masegra
Samantha De Martin
23/10/2019
Sondrio - Tra gli affreschi rinascimentali della Camera Picta del Castello medievale di Masegra, un masso e tre monoliti si slanciano da terra simili a “schegge di montagna”.
Pietre granitiche e stalattiti di ghiaccio sono le superfici di questi volumi protesi verso l’alto e invitano ad un primo approccio tattile e visivo con il terreno di sfida dello scalatore. Montagne, falesie, cascate glaciali, tra le più importanti al mondo, segnalano tecniche di salita e passaggi celebri.
Siamo al CAST di Sondrio, il Castello delle Storie di Montagna, un museo “di narrazione”, legato, più che agli oggetti, all’esperienza delle persone. Un invito a conoscere la cultura alpina, dove lo sguardo dei tanti non può arrivare, attraverso un percorso interattivo che si avvale di videoproiezioni, schermi touch e dispositivi che portano dentro al museo il mondo esterno, eliminando idealmente il confine tra natura e città.
In questo luogo fisico che mira a valorizzare la tradizione della cultura locale, proiettandosi al tempo stesso verso il futuro, le tre “A” - di Arrampicata, Alpinismo e Ambiente - accolgono i visitatori e li accompagnano attraverso molteplici narrazioni.
«CAST - spiega il curatore Marco Albino Ferrari - rappresenta una narrazione espositiva di come la montagna sia stata descritta e vissuta nel corso dei secoli, a partire dall'Illuminismo, quando venne finalmente “scoperta” come topos narrativo e terreno di sfida, e raccoglie una serie di testimonianze “paradigmatiche” del rapporto tra l'uomo, la storia, la cultura del suo tempo, e la verticalità».
Il polo multimediale è stato allestito all’interno dell’unico dei tre fortilizi che dominavano il borgo di Sondrio a essere rimasto integro e attivo fino ai giorni nostri. L’attuale costruzione a pianta trapezoidale è il risultato di una complessa vicenda architettonica che attraversa dieci secoli e delle quale si conserva memoria negli elementi costruttivi e decorativi, e in antichi documenti di alcune tra le più importanti famiglie della valle.
«L’idea - spiega il direttore artistico Leonardo Sangiorgi - non è quella di stravolgere spazi e volumi dell’architettura, ma di operare in modo simbiotico spostando virtualmente la posizione del visitatore, che non sta più di fronte a un’opera, ma attraverso una messa in scena si pone al centro dell’installazione stessa».
L’allestimento del CAST è stato ideato e realizzato dal collettivo artistico Studio Azzurro con speciali installazioni sui tre livelli del percorso museale, collocati nel corpo centrale del Castello. Il percorso di visita non è obbligato, ma può essere personalizzato a seconda che il visitatore si senta più arrampicatore o esploratore dell’ambiente.
Il secondo livello, situato al primo piano, racconta l’Alpinismo e con esso il desiderio dell’uomo di spingersi in alta montagna attraverso un viaggio vertiginoso sulle Alpi, sui colossi himalaiani e del Karakorum, sui picchi della Patagonia, tra i ghiacci dell’Alaska e dell’Antartide.
Una sorta di scalata che culmina in un tributo a tre icone della storia dell’alpinismo: Alfonso Vinci, Carlo Mauri e Walter Bonatti.
Il terzo livello, allestito al secondo piano, è dedicato all’ambiente naturale, alla sua conservazione e alle aree protette, mentre un itinerario virtuale fra le diverse specie e gli habitat delle montagne sarà reso possibile grazie alla sala del castello circondata da finestre che offrono una veduta d’insieme sulla valle.
A partire da Gennaio 2020, oltre al percorso espositivo permanente, l’ala Est situata al primo piano del CAST ospiterà mostre ed eventi a tema. Il museo è aperto da giovedì a domenica dalle ore 10 alle 18.
Leggi anche:
• In Alto Adige tra le sale del Lumen, il nuovo santuario della fotografia alpina
Pietre granitiche e stalattiti di ghiaccio sono le superfici di questi volumi protesi verso l’alto e invitano ad un primo approccio tattile e visivo con il terreno di sfida dello scalatore. Montagne, falesie, cascate glaciali, tra le più importanti al mondo, segnalano tecniche di salita e passaggi celebri.
Siamo al CAST di Sondrio, il Castello delle Storie di Montagna, un museo “di narrazione”, legato, più che agli oggetti, all’esperienza delle persone. Un invito a conoscere la cultura alpina, dove lo sguardo dei tanti non può arrivare, attraverso un percorso interattivo che si avvale di videoproiezioni, schermi touch e dispositivi che portano dentro al museo il mondo esterno, eliminando idealmente il confine tra natura e città.
In questo luogo fisico che mira a valorizzare la tradizione della cultura locale, proiettandosi al tempo stesso verso il futuro, le tre “A” - di Arrampicata, Alpinismo e Ambiente - accolgono i visitatori e li accompagnano attraverso molteplici narrazioni.
«CAST - spiega il curatore Marco Albino Ferrari - rappresenta una narrazione espositiva di come la montagna sia stata descritta e vissuta nel corso dei secoli, a partire dall'Illuminismo, quando venne finalmente “scoperta” come topos narrativo e terreno di sfida, e raccoglie una serie di testimonianze “paradigmatiche” del rapporto tra l'uomo, la storia, la cultura del suo tempo, e la verticalità».
Il polo multimediale è stato allestito all’interno dell’unico dei tre fortilizi che dominavano il borgo di Sondrio a essere rimasto integro e attivo fino ai giorni nostri. L’attuale costruzione a pianta trapezoidale è il risultato di una complessa vicenda architettonica che attraversa dieci secoli e delle quale si conserva memoria negli elementi costruttivi e decorativi, e in antichi documenti di alcune tra le più importanti famiglie della valle.
«L’idea - spiega il direttore artistico Leonardo Sangiorgi - non è quella di stravolgere spazi e volumi dell’architettura, ma di operare in modo simbiotico spostando virtualmente la posizione del visitatore, che non sta più di fronte a un’opera, ma attraverso una messa in scena si pone al centro dell’installazione stessa».
L’allestimento del CAST è stato ideato e realizzato dal collettivo artistico Studio Azzurro con speciali installazioni sui tre livelli del percorso museale, collocati nel corpo centrale del Castello. Il percorso di visita non è obbligato, ma può essere personalizzato a seconda che il visitatore si senta più arrampicatore o esploratore dell’ambiente.
Il secondo livello, situato al primo piano, racconta l’Alpinismo e con esso il desiderio dell’uomo di spingersi in alta montagna attraverso un viaggio vertiginoso sulle Alpi, sui colossi himalaiani e del Karakorum, sui picchi della Patagonia, tra i ghiacci dell’Alaska e dell’Antartide.
Una sorta di scalata che culmina in un tributo a tre icone della storia dell’alpinismo: Alfonso Vinci, Carlo Mauri e Walter Bonatti.
Il terzo livello, allestito al secondo piano, è dedicato all’ambiente naturale, alla sua conservazione e alle aree protette, mentre un itinerario virtuale fra le diverse specie e gli habitat delle montagne sarà reso possibile grazie alla sala del castello circondata da finestre che offrono una veduta d’insieme sulla valle.
A partire da Gennaio 2020, oltre al percorso espositivo permanente, l’ala Est situata al primo piano del CAST ospiterà mostre ed eventi a tema. Il museo è aperto da giovedì a domenica dalle ore 10 alle 18.
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