Cento anni di un maestro della fotografia
Helmut Newton e il fascino ambiguo dell’immagine
Una immagine dell'inaugurazione della mostra "Helmut Newton - Works" alla GAM di Torino | foto: © 2020 Perottino courtesy GAM Torino
Francesca Grego
21/04/2020
Torino - La fotografia è l’arte che più spesso riesce a cogliere lo spirito del tempo. Helmut Newton lo ha distillato e rivestito di un fascino magnetico che intriga oggi come mezzo secolo fa.
Il prossimo 31 ottobre ricorreranno i 100 anni dalla sua nascita e 68 scatti esclusivi sono arrivati a Torino per festeggiarli dalla Helmut Newton Foundation di Berlino. Sospesa come le atmosfere delle immagini che contiene, la mostra alla GAM di Torino attende la riapertura dei musei per svelare i segreti di un maestro che ha fatto discutere. A cura del direttore della fondazione tedesca Matthias Harder, Helmut Newton. Works è un viaggio lungo una carriera tra vanitas contemporanee, seduzione e un’inaspettata vena di ironia.
Il messaggio è chiaro: non chiamatela fashion photography, perché l’obiettivo di Newton andò ben oltre i limiti di un genere artistico. Le iconiche copertine di Vogue, le memorabili campagne per Valentino, Yves Saint Laurent e Thierry Mugler, i ritratti di celebrità come Andy Warhol, Catherine Deneuve, Gianni Agnelli, Claudia Schiffer, Paloma Picasso ci parlano di un talento a 360 gradi, di un’estetica ambigua ed elegante, di una tecnica sopraffina capace di scandagliare la realtà oltre l’immagine, creando uno stile che ancora oggi è impossibile ignorare.
Helmut Newton, Andy Warhol, Vogue Uomo Paris 1974 © Helmut Newton Estate
“Helmut è un gran manipolatore”, disse una volta la moglie June: “Sa esattamente quello che vuole ed è implacabile nel cercare di ottenerlo sulla pellicola. Gli piace la teatralità della fotografia. Le modelle diventano le sue creature, i suoi personaggi”. Nascono così le scene fetish e i nudi statuari celebri tra gli anni Sessanta e gli Ottanta, dove il desiderio di provocare si carica di una tensione erotica riconoscibile a prima vista. Per alcuni Newton divenne un genio capace di elevare ad arte la fotografia di moda, per altri un misogino oltre il limite del politically correct. “Bisogna essere all’altezza della propria cattiva reputazione”, rispondeva lui, facendo della fama di enfant terrible un ingrediente del successo.
“Helmut Newton non ha mai smesso di stupire e fare scalpore”, afferma Harder: “La sua caratteristica distintiva è spostare, trasgredire e abbattere i confini. In maniera sottile e con un senso di eleganza senza tempo, Newton combina nudo e moda. è così che il suo lavoro diventa testimonianza e commento del ruolo mutevole della donna nella società occidentale”.
Helmut Newton, Stern, Monte Carlo 1997 © Helmut Newton Estate
Appassionato di fotografia fin da giovanissimo, Helmut Newton iniziò a lavorare a soli 16 anni con la fotografa tedesca Elsie Naulander Simon. Di origine ebree, si imbarcò da Trieste verso Singapore per sfuggire alle persecuzioni naziste e lì proseguì imperterrito sulla sua strada. Non lo fermarono l’internamento sotto le autorità britanniche e la deportazione in Australia, dove lavorò come raccoglitore di frutta e guidò i camion dell’esercito. Finita la guerra, Parigi, Monte Carlo e Los Angeles furono i set di un lavoro a stretto contatto con un jet set scintillante e dissoluto. Ma a lui bastava un garage pieno di auto per mettere in scena storie eccentriche tra realtà e finzione: per trasformare la vita in teatro, sfidare i cliché della rappresentazione, intrappolare nella trama dell’immagine l’occhio e la fantasia.
Per saperne di più:
• Helmut Newton - Works alla GAM di Torino
• Matthias Harder presenta "Helmut Newton - Works" alla GAM di Torino
Il prossimo 31 ottobre ricorreranno i 100 anni dalla sua nascita e 68 scatti esclusivi sono arrivati a Torino per festeggiarli dalla Helmut Newton Foundation di Berlino. Sospesa come le atmosfere delle immagini che contiene, la mostra alla GAM di Torino attende la riapertura dei musei per svelare i segreti di un maestro che ha fatto discutere. A cura del direttore della fondazione tedesca Matthias Harder, Helmut Newton. Works è un viaggio lungo una carriera tra vanitas contemporanee, seduzione e un’inaspettata vena di ironia.
Il messaggio è chiaro: non chiamatela fashion photography, perché l’obiettivo di Newton andò ben oltre i limiti di un genere artistico. Le iconiche copertine di Vogue, le memorabili campagne per Valentino, Yves Saint Laurent e Thierry Mugler, i ritratti di celebrità come Andy Warhol, Catherine Deneuve, Gianni Agnelli, Claudia Schiffer, Paloma Picasso ci parlano di un talento a 360 gradi, di un’estetica ambigua ed elegante, di una tecnica sopraffina capace di scandagliare la realtà oltre l’immagine, creando uno stile che ancora oggi è impossibile ignorare.
Helmut Newton, Andy Warhol, Vogue Uomo Paris 1974 © Helmut Newton Estate
“Helmut è un gran manipolatore”, disse una volta la moglie June: “Sa esattamente quello che vuole ed è implacabile nel cercare di ottenerlo sulla pellicola. Gli piace la teatralità della fotografia. Le modelle diventano le sue creature, i suoi personaggi”. Nascono così le scene fetish e i nudi statuari celebri tra gli anni Sessanta e gli Ottanta, dove il desiderio di provocare si carica di una tensione erotica riconoscibile a prima vista. Per alcuni Newton divenne un genio capace di elevare ad arte la fotografia di moda, per altri un misogino oltre il limite del politically correct. “Bisogna essere all’altezza della propria cattiva reputazione”, rispondeva lui, facendo della fama di enfant terrible un ingrediente del successo.
“Helmut Newton non ha mai smesso di stupire e fare scalpore”, afferma Harder: “La sua caratteristica distintiva è spostare, trasgredire e abbattere i confini. In maniera sottile e con un senso di eleganza senza tempo, Newton combina nudo e moda. è così che il suo lavoro diventa testimonianza e commento del ruolo mutevole della donna nella società occidentale”.
Helmut Newton, Stern, Monte Carlo 1997 © Helmut Newton Estate
Appassionato di fotografia fin da giovanissimo, Helmut Newton iniziò a lavorare a soli 16 anni con la fotografa tedesca Elsie Naulander Simon. Di origine ebree, si imbarcò da Trieste verso Singapore per sfuggire alle persecuzioni naziste e lì proseguì imperterrito sulla sua strada. Non lo fermarono l’internamento sotto le autorità britanniche e la deportazione in Australia, dove lavorò come raccoglitore di frutta e guidò i camion dell’esercito. Finita la guerra, Parigi, Monte Carlo e Los Angeles furono i set di un lavoro a stretto contatto con un jet set scintillante e dissoluto. Ma a lui bastava un garage pieno di auto per mettere in scena storie eccentriche tra realtà e finzione: per trasformare la vita in teatro, sfidare i cliché della rappresentazione, intrappolare nella trama dell’immagine l’occhio e la fantasia.
Per saperne di più:
• Helmut Newton - Works alla GAM di Torino
• Matthias Harder presenta "Helmut Newton - Works" alla GAM di Torino
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