Fino al 29 agosto al Museo d’Arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto
Al Mart Picasso, de Chirico, Dalì dialogano con Raffaello
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Salvador Dalí, Autoritratto con il collo di Raffaello, 1921 circa, Figueres, Fundació Gala-Salvador Dalí
Samantha De Martin
04/05/2021
Trento - In attesa che anche Botticelli varchi la soglia del Mart per confrontarsi con Kate Moss fotografata da Juergen Teller o con La nascita di Venere di Vik Muniz, il museo progettato da Mario Botta celebra l’influsso di Raffaello su tre grandiosi interpreti del XX secolo: Picasso, de Chirico e Dalí.
Un dialogo profondo tra antico e moderno si sviluppa, fino al prossimo 29 agosto, intorno a cento capolavori in prestito da alcuni tra i più importanti musei internazionali, dalle Gallerie degli Uffizi alla Fundació Gala-Salvador Dalí di Figueres.
Se lo scorso autunno la mostra Caravaggio. Il contemporaneo aveva messo a punto un intrigante confronto tra uno dei dipinti più drammatici del pittore seicentesco, Alberto Burri e Pier Paolo Pasolini, il nuovo percorso Picasso, de Chirico e Dalí. Dialogo con Raffaello, a cura di Beatrice Avanzi e di Victoria Noel-Johnson, punta a enfatizzare il dialogo visivo non solo tra l’Urbinate e i tre maestri del Novecento, ma anche tra gli artisti stessi.
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Giorgio de Chirico, La Gravida da Raffaello, 1920, Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea
Nonostante i tre abbiano studiato l’arte classica restandone profondamente affascinati, i loro repertori estetici furono del tutto individuali e la reinterpretazione totalmente differente. Se de Chirico studiò e copiò Raffaello, considerandolo un riferimento per l’elaborazione della poetica metafisica e per la successiva stagione classicista, Picasso non confessò mai il suo incontro diretto con l’opera del pittore. Tuttavia prese spunto per un’irriverente serie di acqueforti, oltre che per Parade e Guernica, due dei suoi capolavori più riusciti.
“Evviva l’arte moderna a condizione di dipingere come Raffaello” esultava Dalì aspirando a divenire “il Raffaello del XX secolo”.
A differenza dei numerosi artisti europei che si rifecero all’esempio degli antichi maestri, i tre protagonisti della mostra, “cercarono” Raffaello con passione costante, lungo l’intero arco delle loro carriere.
Il viaggio in otto sezioni tematiche che si dipana a Rovereto invita il visitatore a individuare, sin dall’inizio, gli stilemi raffaelleschi nel repertorio figurativo dei tre pittori. Dallo spazio enigmatico delle Piazze d’Italia di de Chirico, ispirato a quello dello Sposalizio della Vergine di Raffaello, al fascino, analizzato per la prima volta, che gli affreschi delle Stanze Vaticane esercitarono sull’opera di Picasso, la mostra, attraversando i secoli, diventa un gioco di rimandi e accostamenti. C’è il celeberrimo Autoritratto del Sanzio, arrivato dagli Uffizi, e c’è la copia de La Fornarina attribuita a Raffaellino del Colle, allievo di Raffaello, da cui prende il via una ricca galleria di ritratti femminili, tra cui Donna seduta di Pablo Picasso e Autunno di Giorgio de Chirico.
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Salvador Dalí, La scuola di Atene e L’incendio di Borgo, Opera stereoscopica, 1979 c., Figueres, Fundació Gala-Salvador Dalí | Courtesy Mart
Non mancano, nelle ultime tre sezioni della mostra, documenti e libri su Raffaello, vere e proprie fonti di ispirazione possedute dai tre colleghi moderni.
L’eredità senza tempo dell'Urbinate prosegue anche nella pittura del modenese Wainer Vaccari, al quale la mostra dedica un focus di approfondimento, a rimarcare il suggestivo legame tra Rinascimento e XXI secolo.
Vaccari reinterpreta lo Spasimo di Sicilia di Raffaello, ricreando la grande opera realizzata nel 1517, originariamente commissionata per il monastero di Santa Maria dello Spasimo a Palermo e oggi, dopo una storia avventurosa, conservata al Museo del Prado di Madrid.
Attraverso il suo linguaggio, la scena dell’Andata al Calvario assurge a immagine universale di un dolore che attraversa i secoli.
La mostra è visitabile dal martedì alla domenica dalle 10 alle 18, il venerdì dalle 10 alle 21. Il Mart è chiuso il lunedì.
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Copia antica da Raffaello Sanzio, Madonna dei garofani, seconda metà del XVI sec, Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo | Courtesy Mart
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Se lo scorso autunno la mostra Caravaggio. Il contemporaneo aveva messo a punto un intrigante confronto tra uno dei dipinti più drammatici del pittore seicentesco, Alberto Burri e Pier Paolo Pasolini, il nuovo percorso Picasso, de Chirico e Dalí. Dialogo con Raffaello, a cura di Beatrice Avanzi e di Victoria Noel-Johnson, punta a enfatizzare il dialogo visivo non solo tra l’Urbinate e i tre maestri del Novecento, ma anche tra gli artisti stessi.
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Giorgio de Chirico, La Gravida da Raffaello, 1920, Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea
Nonostante i tre abbiano studiato l’arte classica restandone profondamente affascinati, i loro repertori estetici furono del tutto individuali e la reinterpretazione totalmente differente. Se de Chirico studiò e copiò Raffaello, considerandolo un riferimento per l’elaborazione della poetica metafisica e per la successiva stagione classicista, Picasso non confessò mai il suo incontro diretto con l’opera del pittore. Tuttavia prese spunto per un’irriverente serie di acqueforti, oltre che per Parade e Guernica, due dei suoi capolavori più riusciti.
“Evviva l’arte moderna a condizione di dipingere come Raffaello” esultava Dalì aspirando a divenire “il Raffaello del XX secolo”.
A differenza dei numerosi artisti europei che si rifecero all’esempio degli antichi maestri, i tre protagonisti della mostra, “cercarono” Raffaello con passione costante, lungo l’intero arco delle loro carriere.
Il viaggio in otto sezioni tematiche che si dipana a Rovereto invita il visitatore a individuare, sin dall’inizio, gli stilemi raffaelleschi nel repertorio figurativo dei tre pittori. Dallo spazio enigmatico delle Piazze d’Italia di de Chirico, ispirato a quello dello Sposalizio della Vergine di Raffaello, al fascino, analizzato per la prima volta, che gli affreschi delle Stanze Vaticane esercitarono sull’opera di Picasso, la mostra, attraversando i secoli, diventa un gioco di rimandi e accostamenti. C’è il celeberrimo Autoritratto del Sanzio, arrivato dagli Uffizi, e c’è la copia de La Fornarina attribuita a Raffaellino del Colle, allievo di Raffaello, da cui prende il via una ricca galleria di ritratti femminili, tra cui Donna seduta di Pablo Picasso e Autunno di Giorgio de Chirico.
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Salvador Dalí, La scuola di Atene e L’incendio di Borgo, Opera stereoscopica, 1979 c., Figueres, Fundació Gala-Salvador Dalí | Courtesy Mart
Non mancano, nelle ultime tre sezioni della mostra, documenti e libri su Raffaello, vere e proprie fonti di ispirazione possedute dai tre colleghi moderni.
L’eredità senza tempo dell'Urbinate prosegue anche nella pittura del modenese Wainer Vaccari, al quale la mostra dedica un focus di approfondimento, a rimarcare il suggestivo legame tra Rinascimento e XXI secolo.
Vaccari reinterpreta lo Spasimo di Sicilia di Raffaello, ricreando la grande opera realizzata nel 1517, originariamente commissionata per il monastero di Santa Maria dello Spasimo a Palermo e oggi, dopo una storia avventurosa, conservata al Museo del Prado di Madrid.
Attraverso il suo linguaggio, la scena dell’Andata al Calvario assurge a immagine universale di un dolore che attraversa i secoli.
La mostra è visitabile dal martedì alla domenica dalle 10 alle 18, il venerdì dalle 10 alle 21. Il Mart è chiuso il lunedì.
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Copia antica da Raffaello Sanzio, Madonna dei garofani, seconda metà del XVI sec, Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo | Courtesy Mart
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