In mostra da oggi il prestigioso acquisto del Museo Segantini di Arco

Segantini ritrovato: il Sole d’autunno torna a casa

Giovanni Segantini, Sole d’autunno, 1887. Galleria Civica Giovanni Segantini, Arco (Trento)
 

Francesca Grego

15/11/2024

Trento - Non era esposto al pubblico dal lontano 1954. Ma da oggi, venerdì 15 novembre 2024, potremo ammirare Sole d’autunno in via permanente nelle sale della Galleria Civica Giovanni Segantini di Arco, la città natale dell’artista. L’acquisizione del capolavoro di Segantini da parte del museo trentino per 3 milioni di euro, prezzo davvero notevole per un’opera dell’Ottocento italiano, segna il punto di arrivo di una prestigiosa storia collezionistica. Il suo primo proprietario fu infatti il gallerista Alberto Grubicy de Dragon, fratello del noto pittore divisionista Vittore e attivo promotore dei più innovativi talenti dell’arte italiana di quegli anni. In seguito l’opera passò nel patrimonio della famiglia Dall’Acqua e poi nella strepitosa collezione del banchiere milanese Mario Rossello. Ed è ancora Milano il teatro del recente acquisto da parte della Galleria Segantini, avvenuto presso la Galleria Bottegantica. 

A 125 anni dalla scomparsa del maestro divisionista e a 70 dall’ultima apparizione pubblica del dipinto, Sole d’autunno viene restituito alla collettività, pronto per essere ammirato e studiato. Alla la Galleria Segantini Segantini lo scopriremo all’interno di un percorso curato da Niccolò D’Agati e incentrato sul profondo e sempre vivo legame che la città di Arco ha coltivato con la memoria del pittore. 

Datato 1887, Sole d’autunno è considerato una pietra miliare nell’arte di Segantini, la testimonianza di una svolta sia dal punto di vista poetico sia sotto il profilo del linguaggio pittorico. La tela prosegue la linea di ricerca portata avanti in un altro capolavoro segantiniano - Alla stanga del 1885-86, oggi alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma - e le cruciali  sperimentazioni dell’Ave Maria a trasbordo (1886, Segantini Museum, Saint Moritz). L’uso dell’impasto a colori puri si fa sempre più libero, le pennellate ora corpose, ora allungate, articolano in modo complesso la superficie, le sottili variazioni cromatiche si svincolano dalle convenzioni per restituire gli effetti di luce studiati dal vero.

Il quadro ritrae un momento di vita quotidiana nel paesaggio incontaminato delle Alpi, un topos nella pittura di Segantini, come evidenziano capolavori come Allo sciogliersi delle nevi (1888, Segantini Museum di St. Moritz) e Vacche aggiogate (1888, Kunsmusuem di Basilea). Anche qui il dipinto acquisito dal museo di Arco si dimostra particolarmente innovativo: Segantini supera per la prima volta l’idillio sentimentale di matrice letteraria, per esaltare l’essenza della natura nei suoi valori universali.