Dal 25 gennaio al 2 settembre
Da Monaco a Roma via Trieste. Echi e dialoghi di primo Novecento al Revoltella

Carlo Carrà, Donna al mare, 1931, olio su tela, 95 x 71 cm, Museo Revoltella
Samantha De Martin
23/01/2018
Trieste - I venti dell’arte provenienti da nord accendono un dialogo tra Trieste, negli anni in cui il capoluogo giuliano apparteneva all’Impero d’Austria-Ungheria, e l’Italia, inaugurando il 2018 della Galleria d’Arte Moderna al Museo Civico Revoltella.
Quello che dal 25 gennaio al 2 settembre snocciolerà opere e nomi dei primi anni del Novecento nel salotto dall’anima mitteleuropea tutto barche, vento e caffè, che rapì l’anima di Joyce, sarà un confronto tra il “dentro” - rappresentato dalle proposte degli artisti tristini e giuliani - e il “fuori” offerto dalla superba collezione di maestri italiani, da Carrà a Casorati, da Sironi a de Chirico, patrimonio del Museo.
Il percorso del visitatore inizia già dal titolo della mostra ideata da Susanna Gregorat. Monaco, Vienna - Trieste - Roma oltre a richiamare l’influenza di Monaco di Baviera e di Vienna su Trieste, sembra condurre per mano il pubblico attraverso le sette sezioni dell’itinerario espositivo, un susseguirsi avvincente di flussi e influenze, dagli anni delle Secessioni a quelli del “ritorno all’ordine”, che copre una storia che, dagli albori del Novecento, scivola nel “secolo lungo”, fino a sfiorare il secondo conflitto mondiale.
Dai dipinti e le sculture di nomi importanti - da Eugenio Scomparini ad Arturo Rietti, da Argio Orell ad Alfonso Canciani, Piero Lucano, Guido Grimani, Gino Parin, e ancora Carlo Sbisà, Arturo Nathan - che risentono dal clima secessionista d’Oltralpe monacense e viennese, sperimentato, in molti casi, attraverso la formazione veneziana, ma soprattutto attraverso la formazione alle Accademie di Belle Arti di Monaco di Baviera e di Vienna, il pubblico scivola in una sezione monografica riservata all’arte originale del triestino Federico Pollack.
E poi è la volta dell’arte italiana degli anni Venti e Trenta, che srotola al pubblico i capolavori patrimonio del Museo. I Gladiatori di de Chirico sfilano con l’Amazzone di Oscar Hermann Lamb, mentre l’occhio, ora si impiglia nell’Interno con Cocò di Filippo De Pisis, ora contempla la Donna al mare di Carrà per poi socchiudersi, arreso, di fronte alle figure rilassate del Meriggio di Casorati.
Dopo aver indagato lo stretto rapporto umano e artistico instauratosi tra i triestini Arturo Nathan, Carlo Sbisà e Leonor Fini, lo spettatore avrà modo di scrutare la personalità tormentata del pittore goriziano Vittorio Bolaffio, fortemente legato a Trieste e al triestino Umberto Saba.
Un rimando alla Secessione romana - rievocata dai dipinti di artisti italiani quali Armando Spadini, Plinio Nomellini, Felice Carena, Alberto Martini, che si affiancano a maestri territorialmente più vicini, da Teodoro Wolf-Ferrari al triestino Edgardo Sambo con il suo dipinto Macchie di sole - chiude il percorso. Un itinerario che, come spiega Laura Carlini Fanfogna, direttore dei Civici Musei di Trieste, «evidenzia, ancora una volta, la ricchezza delle collezioni d’arte del “Revoltella”, Museo fondamentale per qualsiasi indagine sul Novecento italiano».
Leggi anche:
• A Rovigo, i volti della Secessione europea
• La donazione Malabotta al Museo Revoltella
Quello che dal 25 gennaio al 2 settembre snocciolerà opere e nomi dei primi anni del Novecento nel salotto dall’anima mitteleuropea tutto barche, vento e caffè, che rapì l’anima di Joyce, sarà un confronto tra il “dentro” - rappresentato dalle proposte degli artisti tristini e giuliani - e il “fuori” offerto dalla superba collezione di maestri italiani, da Carrà a Casorati, da Sironi a de Chirico, patrimonio del Museo.
Il percorso del visitatore inizia già dal titolo della mostra ideata da Susanna Gregorat. Monaco, Vienna - Trieste - Roma oltre a richiamare l’influenza di Monaco di Baviera e di Vienna su Trieste, sembra condurre per mano il pubblico attraverso le sette sezioni dell’itinerario espositivo, un susseguirsi avvincente di flussi e influenze, dagli anni delle Secessioni a quelli del “ritorno all’ordine”, che copre una storia che, dagli albori del Novecento, scivola nel “secolo lungo”, fino a sfiorare il secondo conflitto mondiale.
Dai dipinti e le sculture di nomi importanti - da Eugenio Scomparini ad Arturo Rietti, da Argio Orell ad Alfonso Canciani, Piero Lucano, Guido Grimani, Gino Parin, e ancora Carlo Sbisà, Arturo Nathan - che risentono dal clima secessionista d’Oltralpe monacense e viennese, sperimentato, in molti casi, attraverso la formazione veneziana, ma soprattutto attraverso la formazione alle Accademie di Belle Arti di Monaco di Baviera e di Vienna, il pubblico scivola in una sezione monografica riservata all’arte originale del triestino Federico Pollack.
E poi è la volta dell’arte italiana degli anni Venti e Trenta, che srotola al pubblico i capolavori patrimonio del Museo. I Gladiatori di de Chirico sfilano con l’Amazzone di Oscar Hermann Lamb, mentre l’occhio, ora si impiglia nell’Interno con Cocò di Filippo De Pisis, ora contempla la Donna al mare di Carrà per poi socchiudersi, arreso, di fronte alle figure rilassate del Meriggio di Casorati.
Dopo aver indagato lo stretto rapporto umano e artistico instauratosi tra i triestini Arturo Nathan, Carlo Sbisà e Leonor Fini, lo spettatore avrà modo di scrutare la personalità tormentata del pittore goriziano Vittorio Bolaffio, fortemente legato a Trieste e al triestino Umberto Saba.
Un rimando alla Secessione romana - rievocata dai dipinti di artisti italiani quali Armando Spadini, Plinio Nomellini, Felice Carena, Alberto Martini, che si affiancano a maestri territorialmente più vicini, da Teodoro Wolf-Ferrari al triestino Edgardo Sambo con il suo dipinto Macchie di sole - chiude il percorso. Un itinerario che, come spiega Laura Carlini Fanfogna, direttore dei Civici Musei di Trieste, «evidenzia, ancora una volta, la ricchezza delle collezioni d’arte del “Revoltella”, Museo fondamentale per qualsiasi indagine sul Novecento italiano».
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