Tesori al Museo Archeologico Nazionale di Aquileia
La città dell’ambra
Manufatti in ambra, Aquileia, I-II secolo d.C., Courtesy of Museo Archeologico Nazionale di Aquileia | Foto: © Vanja Macovaz
Paolo Mastazza
18/03/2022
Udine - La grande quantità e varietà di reperti in ambra di età romana rinvenuti ad Aquileia è nota da tempo. Il Museo Archeologico Nazionale di Aquileia ne possiede una straordinaria collezione. Tra gli oggetti di particolare pregio sono senza dubbio gli anelli che hanno la particolarità di essere intagliati in un unico ciottolo di ambra.
La collezione di ambre di Aquileia è nata intorno a un nucleo originario di pezzi appartenuti all’industriale austriaco Eugen Ritter von Záhony che fu anche uno dei soci fondatori del museo, e via via si è arricchita di numerosi manufatti nel corso degli anni. Oggi vanta oltre 150 anelli realizzati nel prezioso materiale.
Altre collezioni sono oggi conservate presso i Civici Musei di Udine e dei Civici Musei di Storia e Arte di Trieste.
La felice posizione di Aquileia, terminale di due delle principali direttrici delle numerose “vie dell’Ambra” che solcavano l’Europa - quella occidentale dal Mare del Nord e l’altra più orientale dal Mare di Danzica sul Mar Baltico - aveva permesso lo sviluppo di un centro di lavorazione della resina, a quel tempo un materiale molto costoso.
Aquileia pullulava di botteghe nelle quali si lavorava l’ambra e si realizzava una grande varietà di oggetti destinati a usi diversi. Lo testimoniano i numerosi ciottoli di ambra grezzi e semilavorati che sono stati rinvenuti nelle aree di scavo.
Secondo la tradizione mitologica, le lacrime versate dalle ninfee Eliadi, altro non erano che le gocce d’ambra. L’ambra, diffusa nel Mediterraneo fin dal Neolitico, non è una pietra dura, bensì una resina fossile di conifere vissute in epoca preistorica nella Fennoscandia, una regione che corrisponde all’attuale penisola scandinava.
Fu durante le operazioni di scavo avviate tra la metà dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento nelle diverse necropoli aquileiesi che rinvennero numerosi oggetti in ambra.
Tra gli anelli conservati presso il Museo, uno in particolare presenta una decorazione sul castone ad altissimo rilievo, quasi una raffigurazione a tutto tondo. Si tratta di un monile appartenuto molto probabilmente ad una donna. Le decorazioni del castone potevano essere le più varie, ma in molti casi, come in questo, presentano dei bustini di donna che nella pur estrema miniaturizzazione replicano con estrema cura e dovizia di particolari i caratteri del viso e la pettinatura di moda tra la metà del I sec. a.C. e la metà del II sec. d.C.. Dalla grande raffinatezza con cui sono stati eseguiti i dettagli, si intuisce che l’anello era appartenuto a una donna assai facoltosa.
Di raro pregio anche la raffinatissima scatolina in ambra destinata a contenere trucchi e unguenti di bellezza con coperchio scorrevole, conservata presso il museo. Sulla superficie decorata ad altorilievo riconosciamo la testa del dio Dioniso o di una baccante, adorna di tralci di vite e grappoli d’uva.
La collezione di ambre di Aquileia è nata intorno a un nucleo originario di pezzi appartenuti all’industriale austriaco Eugen Ritter von Záhony che fu anche uno dei soci fondatori del museo, e via via si è arricchita di numerosi manufatti nel corso degli anni. Oggi vanta oltre 150 anelli realizzati nel prezioso materiale.
Altre collezioni sono oggi conservate presso i Civici Musei di Udine e dei Civici Musei di Storia e Arte di Trieste.
La felice posizione di Aquileia, terminale di due delle principali direttrici delle numerose “vie dell’Ambra” che solcavano l’Europa - quella occidentale dal Mare del Nord e l’altra più orientale dal Mare di Danzica sul Mar Baltico - aveva permesso lo sviluppo di un centro di lavorazione della resina, a quel tempo un materiale molto costoso.
Aquileia pullulava di botteghe nelle quali si lavorava l’ambra e si realizzava una grande varietà di oggetti destinati a usi diversi. Lo testimoniano i numerosi ciottoli di ambra grezzi e semilavorati che sono stati rinvenuti nelle aree di scavo.
Secondo la tradizione mitologica, le lacrime versate dalle ninfee Eliadi, altro non erano che le gocce d’ambra. L’ambra, diffusa nel Mediterraneo fin dal Neolitico, non è una pietra dura, bensì una resina fossile di conifere vissute in epoca preistorica nella Fennoscandia, una regione che corrisponde all’attuale penisola scandinava.
Fu durante le operazioni di scavo avviate tra la metà dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento nelle diverse necropoli aquileiesi che rinvennero numerosi oggetti in ambra.
Tra gli anelli conservati presso il Museo, uno in particolare presenta una decorazione sul castone ad altissimo rilievo, quasi una raffigurazione a tutto tondo. Si tratta di un monile appartenuto molto probabilmente ad una donna. Le decorazioni del castone potevano essere le più varie, ma in molti casi, come in questo, presentano dei bustini di donna che nella pur estrema miniaturizzazione replicano con estrema cura e dovizia di particolari i caratteri del viso e la pettinatura di moda tra la metà del I sec. a.C. e la metà del II sec. d.C.. Dalla grande raffinatezza con cui sono stati eseguiti i dettagli, si intuisce che l’anello era appartenuto a una donna assai facoltosa.
Di raro pregio anche la raffinatissima scatolina in ambra destinata a contenere trucchi e unguenti di bellezza con coperchio scorrevole, conservata presso il museo. Sulla superficie decorata ad altorilievo riconosciamo la testa del dio Dioniso o di una baccante, adorna di tralci di vite e grappoli d’uva.
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