Fino al 23 marzo a Ca' Pesaro

A Venezia il Surrealismo secondo Roberto Matta

Roberto Matta, Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro. Foto Irene Fanizza
 

Francesca Grego

30/10/2024

Venezia - Proseguono nei musei italiani le mostre per i 100 anni del Manifesto surrealista. Mentre alla Fondazione Magnani Rocca di Parma c’è tempo fino al 15 dicembre per visitare Il Surrealismo e l’Italia, con opere di Magritte, Dalì, Mirò, Duchamp, De Chirico, Baj, a Venezia la Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro punta tutto su un solo artista, Roberto Sebastiàn Matta. Cosmopolita, visionario, poliedrico, l’artista cileno figura tra i più importanti esponenti del movimento surrealista, eppure è tra i meno rappresentati sulla scena italiana. Visitabile a Ca’ Pesaro fino al prossimo 23 marzo, Roberto Matta 1911-2002 è la prima esposizione a lui dedicata in un museo della penisola: un’occasione per scoprirne la personalità e i molteplici talenti, in un percorso che ne abbraccia l’intera carriera.


Roberto Matta. Foto Morain I Courtesy Galleria Internazionale d'Arte Moderna di Ca' Pesaro, Venezia

A portare per la prima volta Matta nel nostro Paese fu l’instancabile Peggy Guggenheim nel 1948. Cinque anni dopo una sua opera sarebbe finalmente entrata in una collezione pubblica italiana: risale al ’53 l’acquisto di Alba sulla terra da parte del Comune di Venezia per Ca’ Pesaro. Pittore, disegnatore, scultore e architetto, nonché artista militante, Matta aveva già allora sviluppato un universo complesso e molto personale, dove i temi caratteristici del Surrealismo come l’irrazionale, l’inconscio, l’automatismo psichico, la deformazione della materia, si fondono con l’influenza di Le Corbusier, con cui Matta ebbe modo di lavorare a Parigi. Le testimonianze di questo incontro abbondano anche nella sua produzione matura, in geometrie e architetture dagli echi poetici e surreali, come rivelano forzature prospettiche e sconfinamenti verso la quarta dimensione. Pur oltrepassando spesso e volentieri il confine tra astrazione e figurazione, Matta esercitò un’influenza fondamentale sugli espressionisti astratti americani, ma soprattutto oggi  colpisce la sua precoce vicinanza al mondo della fantascienza, precursore di un’estetica che è stata accomunata ai videogiochi come alla street art.


Roberto Matta, Galleria Internazionale d'Arte Moderna di Ca' Pesaro, Venezia. Foto Irene Fanizza

Nel percorso curato da Norman Rosenthal, Dawn Ades ed Elisabetta Barisoni in collaborazione con l’Archivio Matta, troveremo rappresentate le molteplici anime della ricerca dell'artista, tra dipinti, disegni, sculture, progetti di architettura, oggetti di design. Ad accogliere il pubblico è un’opera monumentale lunga oltre dieci metri, Cogitum del 1972, in cui si esprime la sua natura di sperimentatore dello spazio. Qui l’immaginario surrealista incontra la costruzione architettonica e le geometrie non euclidee, in uno scenario che l’autore stesso definiva “da Leonardo da Vinci alla NASA”.


Roberto Matta, Galleria Internazionale d'Arte Moderna di Ca' Pesaro, Venezia. Foto Irene Fanizza

A Ca’ Pesaro foreste di totem animali, figure mitologiche, archetipi mediterranei e precolombiani convivono con oggetti di design contemporaneo, come il sistema di sedute Malitte, a disposizione dei visitatori, fino alle sculture in vetro figlie dell’esperienza veneziana della Fucina degli Angeli. E infine c’è il Matta militante, nel cui cuore arte e politica battono all’unisono a partire dal dopoguerra, sull’onda delle atrocità del conflitto e nel ricordo dell’amico Garcìa Lorca ucciso dai franchisti. Se La Question del 1958 è dedicata alla guerra in Algeria, l’imponente tela Chasse aux adolescents evoca il Maggio francese e Burunda burunda ricorda la guerra civile colombiana degli anni Cinquanta, mentre una precoce sensibilità ecologica si esprime, oltre che nei soggetti delle opere, negli allestimenti con materiali di recupero e senza cornici, in un’ottica che oggi definiremmo di sostenibilità.


Roberto Matta, Galleria Internazionale d'Arte Moderna di Ca' Pesaro, Venezia. Foto Irene Fanizza