Dal 20 aprile alla Casa di detenzione femminile della Giudecca

"Con i miei occhi": l'arte come inclusione e sfida ai preconcetti. Il Padiglione della Santa Sede si racconta

La Corte del Passeggio della Casa di reclusione femminile Venezia-Giudecca. Crediti Marco Cremascoli, 2024
 

Samantha De Martin

12/03/2024

Venezia - Per la sua prima partecipazione assoluta alla Biennale di Venezia, la Santa Sede si concentra sullo sguardo.
Uno sguardo in grado di frugare in una direzione culturale diversa, interpellando il nostro tempo che vede la visione umana sempre più catturata dall'artificio degli schermi e dei dispositivi digitali.
Saremo ancora in grado di “vedere con i nostri occhi?”. Per aiutarci a rispondere a questo interrogativo, allontanandoci da una sorta di anonimo voyeurismo che la contemporaneità ha globalizzato, i curatori Chiara Parisi e Bruno Racine ci condurranno in uno spazio decisamente insolito per la sessantesima Esposizione Internazionale d’Arte. Dal 20 aprile al 24 novembre la Casa di detenzione femminile della Giudecca ospiterà il Padiglione della Santa Sede dove si parlerà di arte, poesia, umanità e soprattutto del prendersi cura.
Il titolo “Con i miei occhi” è tratto da un frammento di poesia che riprende i versetti 42.5 del Libro di Giobbe ("I miei occhi ti hanno veduto") e il sonetto 141 di Shakespeare ("Non ti amo con i miei occhi"). Questa dissolvenza incrociata sfuma in un’azione dove il vedere è sinonimo di toccare con lo sguardo, abbracciare con l'occhio, far dialogare vista e percezione.

All'interno del Padiglione dove il prossimo 28 aprile papa Francesco sarà in visita (per la prima volta nella storia della Biennale) si spazierà dai workshop alle installazioni, dalla danza al cinema, dalla performance alla pittura. Tutto sarà frutto di un’energia che sfida le convenzioni artistiche e quelle carcerarie, dove progetti pragmatici si intrecciano con la creatività di mondi solitamente paralleli, stranieri l’uno all’altro, in linea con l’urgenza del dialogo poliedrico proposto da papa Francesco.


La Sala per i colloqui con i familiari della Casa di reclusione femminile Venezia-Giudecca. Crediti Marco Cremascoli, 2024

Ricevendo, lo scorso giugno, gli artisti durante lo storico incontro nella Cappella Sistina, il Papa si era infatti soffermato sulla loro capacità di sognare nuove versioni del mondo, ma anche di introdurre novità nella storia, simili a “sentinelle che stringono gli occhi per scrutare l’orizzonte” o a "profeti che guardano le cose sia in profondità sia in lontananza".

Saranno proprio le detenute-conferenziere a condurre, su prenotazione, la visita al Padiglione, aprendo prospettive inedite sulle dinamiche sociali e artistiche.

Il cardinale Cardinal José Tolentino de Mendonça ha spiegato come “non sia certo un caso che il titolo del Padiglione della Santa Sede voglia focalizzarci sulla drammaticità delle rappresentazioni dello sguardo; ma non uno sguardo metaforico, distaccato dalla realtà, comodamente protetto da quell'anonimo voyeurismo che la contemporaneità ha globalizzato. Il titolo Con i miei occhi contiene in sé qualcosa di distruttivo e profetico, propone un passo in una direzione culturale diversa, interpellando questo nostro tempo in cui la visione umana è sempre più differita e meno diretta, catturata dall' artificio degli schermi e dall'esplosione dei dispositivi digitali. Sapremo ancora cos'è vedere con i nostri occhi?”.
I curatori, Chiara Parisi e Bruno Racine, tra i nomi più prestigiosi del panorama artistico internazionale, hanno chiamato a partecipare otto artisti.

Maurizio Cattelan | Foto: © Alberto Zanetti

Se il contributo di Maurizio Cattelan prevede la presenza di una grande opera esterna, di grande impatto emotivo, sulla facciata della Cappella, il progetto di Simone Fattal per il Padiglione sarà un percorso di narrazione e di riscoperta dell'io attraverso la creazione di placche di lava smaltata che diventano tela dove si intrecciano poesie e narrazioni delle detenute della Casa, dando vita a un dialogo visivo che accoglie i visitatori.

Claire Tabouret ha realizzato i ritratti delle detenute bambine assieme a quelli dei loro giovani affetti. Ciascuno è un’icona di dignità, identità, bellezza e l'arte si fa così strumento di riscoperta personale, un modo per guardare se stesse attraverso una lente diversa, celebrando ciascuna la propria unicità. Ispirati dalle fotografie reali fornite dalle detenute, i ritratti emergeranno come simboli di riscoperta e riappropriazione del proprio io e saranno installati in una grande quadreria, la sala adiacente alla Cappella.

“Siamo con voi nella notte” assicura Claire Fontaine dall’interno del cortile centrale del Carcere della Giudecca, invitando a liberarsi dai confini simbolici e a vivere liberi, anche dai pregiudizi. Se la coreografa e danzatrice Bintou Dembélé celebra la resistenza e l'indipendenza, storie di liberazione per sostenere la forza femminile attraverso una coreografia energetica e vibrante, appositamente composta per le detenute e con la loro partecipazione, Sonia Gomes sarà presente al Padiglione della Santa Sede con un’installazione composta da sculture sospese, dal titolo Sinfonia. Nello spazio della Caffetteria, le opere della suora Corita Kent, icona della pop art, saranno veicoli per diffondere un messaggio artistico finalizzato a unire estetica e missione sociale.
Infine l’artista e regista Marco Perego e la star del cinema americano Zoe Saldana presenteranno un cortometraggio girato nel cuore della Casa di reclusione femminile Venezia-Giudecca, facendo immergere lo spettatore in un viaggio introspettivo, alla ricerca del significato più profondo della libertà.

L'intensa partecipazione delle detenute, in veste di attrici, trasformerà la produzione in un evento speciale, un’esperienza umana unica e trascendente. 


Corita Kent, life-new life, 1966, serigraph, courtesy of Corita Art Center, Los Angeles, corita.org

“Con i miei occhi - commenta Chiara Parisi - ci invita a esplorare le storie e i desideri di chi vive dentro il carcere attraverso progetti, workshop, opere, poesie, e spazi vitali come palestre e giardini. La mostra che scoprirete è dinamica, un intreccio di relazioni che si sono evolute nel tempo, in un ambiente dove l'essere osservato o giudicato non devono entrare e che riflette ciò che desideriamo per noi stessi, ovunque ci troviamo. Il percorso attraverso il Padiglione, senza telefoni e senza documenti, permetterà alle detenute di guidarvi ‘con i loro occhi’, rivelando come bellezza e speranza siano tessute nella vita quotidiana e come la necessità della libertà persista nella complessità e nella criticità della vita”.

Bruno Racine parte invece da una domanda che cerca risposta: “Come si può interpretare oggi il concetto di ‘padiglione nazionale’ storicamente tramandato? La peculiarità della Santa Sede, uno Stato singolare, privo di una scena artistica nazionale, ci ha spinto a sperimentare una formula nuova. La Casa di reclusione femminile della Giudecca è stata la risposta. La scelta del luogo, dunque, è un manifesto, uno statement. Artisti di varie origini e senza distinzioni di fede si uniscono in questo luogo per testimoniare un messaggio universale di inclusione, collaborando strettamente con le detenute e arricchendo il progetto con il loro lavoro artistico e relazionale. Il visitatore è invitato a immergersi in questa esperienza poetica intensa, privato dei suoi dispositivi digitali e guidato da detenute formate, affrontando così un viaggio che sfida preconcetti e apre nuove prospettive sull'arte come mezzo di espressione e connessione umana. Anche se è vietato scattare fotografie, confidiamo che questa esperienza possa rimanere nella memoria del visitatore con i suoi occhi”.

Partner istituzionale del progetto è il Ministero della Giustizia - Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, mentre la presenza della Santa Sede per questa edizione della Biennale Arte e per le prossime due partecipazioni vedrà il supporto come main partner di Intesa Sanpaolo.

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