Nel 2022 una grande mostra alle Gallerie dell’Accademia

Il ritorno a Venezia di Anish Kapoor

Anish Kapoor, L’origine del Mondo, 2004. Calcestruzzo e pigmenti I 21st Century Museum of Contemporary Art In Kanazawa, Japan I Fotografo: Shideo Anzai © Anish Kapoor. Tutti I diritti riservati DACS, 2021
 

Francesca Grego

09/03/2021

Venezia - Era il 1990 quando Anish Kapoor stupì il pubblico della 44ma Biennale di Venezia con le sue enormi sculture di arenaria, così pesanti da richiedere un rinforzo del pavimento. Pieni e vuoti, fibre di vetro e cumuli di carbone, vibranti pigmenti blu e una ferita rosso sangue inflitta nel muro del padiglione del Regno Unito esprimevano una poetica di confine tra lo spazio e la materia, lo spirito e i sensi. Kapoor era noto sulle scene del contemporaneo già dagli anni Ottanta, ma fu con questa mostra che divenne la star internazionale che oggi conosciamo. In Laguna si aggiudicò il Premio Duemila per i giovani artisti e un anno dopo oltre la Manica il Turner Prize ne sancì definitivamente il ruolo di leader nel panorama artistico dell’ultimo scorcio del secolo. 


Lo studio di Anish Kapoor, 2020 I Kapoor Black © Anish Kapoor. Tutti I diritti riservati DACS, 2021

A circa 30 anni da questi eventi decisivi, l’artista si prepara a tornare a Venezia con una retrospettiva che ne ripercorrerà i passi dagli esordi alle ultime, pionieristiche ricerche con le nanotecnologie al carbonio. Set della grande mostra in programma - inizialmente prevista per il 2021 e ora spostata alla primavera 2022 causa pandemia - saranno le prestigiose Gallerie dell’Accademia, che da alcuni anni hanno aperto le proprie porte al contemporaneo. In concomitanza con la 59ma Esposizione Internazionale d’Arte, Kapoor sarà il primo artista britannico celebrato dal museo veneziano in un grande progetto espositivo. “Per affinità con la collezione del museo, in passato è sempre stato selezionato un ‘pittore-pittore’ e di conseguenza oggi potrebbe stupire il fatto che la scelta sia caduta su uno scultore”, ha osservato il direttore delle Gallerie dell’Accademia Giulio Maneri Elia: “In realtà Kapoor, in virtù delle sue originali e profonde ricerche sul colore, sulla luce, sulla prospettiva e sullo spazio va alla radice dei principi della pittura rinascimentale veneta, ne indaga l’essenza e riesce a dialogare intimamente su un piano ideale – potremmo anche dire concettuale – con l’opera di Giovanni Bellini, di Giorgione, di Tiziano, di Veronese e di Tintoretto”. 


Anish Kapoor, Sinistra: Senza titolo, 1992, Arenaria e pigmenti, 230x122x103 cm I Destra: Il vuoto, 1989, Fibra di vetro e pigmento, 200x200x152.5 cm I Fotografo: Michel Zabe I © Anish Kapoor. Tutti I diritti riservati DACS, 2021

Curata da Taco Dibbits, storico dell’arte e direttore generale del Rijksmuseum di Amsterdam, dal 20 aprile al 9 ottobre 2022 la mostra presenterà al pubblico italiano i momenti chiave della carriera di Anish Kapoor ed esplorerà lo sviluppo del suo originale linguaggio visivo nel tempo. Per esempio scopriremo sotto una nuova luce le prime sculture basate sul “non-oggetto”, ovvero su una speciale idea dei rapporti tra lo spazio e le cose, e vedremo come queste stesse domande sfocino oggi in lavori innovativi basati sull’uso di nanotecnologie avanzate - “una vera rivelazione” che a Venezia il pubblico avrò modo di conoscere per la prima volta, anticipa il curatore. “Tutti gli artisti, per quanto all'avanguardia e contemporanei, sono sempre in dialogo con quelli che li hanno preceduti. Le Gallerie dell'Accademia sono il luogo perfetto per un maestro moderno per approfondire i temi che hanno da sempre coinvolto scultori e pittori”, prosegue Dibbits, che non è nuovo agli incroci tra antico e contemporaneo: tra i massimi esperti dell’opera di Rembrandt e della pittura fiamminga del Seicento, è stato curatore della mostra Anish Kapoor e Rembrandt, al Rijksmuseum nel 2016. 


Anish Kapoor, Discendere dentro il limbo, 1992. Tecnica mista e pigmento, dimensione variabile I Fotografo: Paola Martinez I © Anish Kapoor. Tutti I diritti riservati DACS, 2021

A Venezia Kapoor instaurerà un confronto dinamico con l’arte medievale e rinascimentale della collezione delle Gallerie. Il suo uso della “pelle” degli oggetti come un “velo” tra interno ed esterno evoca infatti il motivo della piega che nell’arte del Rinascimento funge da confine tra il corporeo e il sacro, spiegano dal museo lagunare: indagini che conducono fino alla modernità con Malevich e Rothko, e che l’artista di origine indiana continua a portare avanti mettendo in discussione lo statuto della materia e dell’essere. 
“Venezia è uno scambio tra Oriente e Occidente che riflette il modo in cui Kapoor prende in prestito elementi da entrambe le culture”, ha detto in occasione della Biennale del 1990 l’allora direttore del Dipartimento Arti Visive del British Council e commissario della 44° Mostra Internazionale d’Arte Henry Meyrich Hughes. “La luce e lo spazio di Venezia e le glorie della collezione delle Gallerie dell’Accademia sono stati a lungo fonte di ispirazione per me”, racconta oggi l’artista: “Ho imparato ad amare questa città e i suoi pittori, scultori e architetti e mi sento onorato di essere stato invitato a impegnarmi in un dialogo visivo con essi. Spero di poter aggiungere qualcosa al vocabolario del colore e della forma che è stato il dono di Venezia al mondo”. 

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