Biennale Architettura - Il Laboratorio del Futuro dal 20 maggio al 26 novembre 2023
La Biennale che verrà
Laboratory of the Future | Courtesy © Fred Swart
Laura Bellucci
26/02/2023
Venezia - Ultimo giorno di Carnevale, nella Sala delle Colonne al primo piano nobile di Ca’ Giustinian, dimora quattrocentesca affacciata sul Bacino di San Marco e odierna sede amministrativa della Biennale di Venezia, una gremita platea di addetti ai lavori è avvinta dal tono fermo e magnetico di una calda voce femminile, che pare infondere nei presenti una sorta di stupore rassicurante, tipico di certi capitani di vascello interstellare cari alla memoria collettiva fantascientifica postmoderna di buona parte degli abitanti del globo terreste. La voce è quella di Lesley Lokko, curatrice della 18. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia intitolata The Laboratory of the Future.
Lesley Naa Norle Lokko, architetto scozzese di origine ghanese, scrittrice e pluripremiata docente di architettura designata a curare la prossima kermesse lagunare (che aprirà al pubblico dal 20 maggio al 26 novembre 2023) è invitata dal Presidente della Biennale di Venezia Roberto Cicutto, in occasione della presentazione alla stampa del programma ufficiale dell'attesissima Mostra di primavera, a tornare a traghettare la visione corrente (e ricorrente) di un fare architettura multidisciplinare e salvifico verso un futuro votato oggi alla decarbonizzazione e decolonizzazione della Terra, per garantirne la sopravvivenza insieme a quella di ogni specie da cui il pianeta è popolato.
CURATORS SPECIAL PROJECTS - Food, Agriculture and Climate Change | Andrew Ó Murchú Grassland Science Department, Carlow, Ireland, 2021, Digital Photo | © BothAnd Group
L'arduo ed annoso compito - lontano retaggio di antiche memorie vitruviane - è accolto con orgoglio dalla fondatrice dell'African Futures Institute di Accra (nel 2020) e della Graduate School of Architecture all’University of Johannesburg (nel 2015), che si fa portavoce di quello che lei stessa definisce uno "splendido caleidoscopio di voci", rappresentato fino ad oggi da un'unica voce "dominante" ed "esclusiva" nei confronti di numerosi gruppi di persone nel mondo, confinate ai margini di una narrazione dell’architettura incompleta rispetto all'universalità stessa di una disciplina tanto mutevole e complessa.
Nello specifico, l'inclusione di altre "voci" - intese come un "dono che ci dia la possibilità di comprendere appieno", per completare finalmente il racconto corale di un'architettura contemporanea dell'umanità che non può più esimersi da doveri di portata globale, né tantomeno dalla responsabilità di tramandarli alle generazioni future - rende protagonista della Biennale 2023 la vicenda della diaspora africana planetaria, rappresentata da oltre la metà dei cosiddetti partecipanti (89 practitioner in tutto) a questa grande Mostra concepita come un laboratorio in fieri strutturato i sei parti.
FORCE MAJEURE | Thandi Loewenson, Still from Whisper Network Intelsat 502, 2022 Thandi Loewenson | © Thandi Loewenson
Ben 16 studi, rappresentanti di una selezionata Forza Maggiore / Force Majeure della produzione architettonica africana e "diasporica", sono ospitati al Padiglione Centrale dei Giardini da cui Il Laboratorio del Futuro si dipana verso l’Arsenale e Forte Marghera, dove sono accolte la sezione Relazioni Pericolose / Dangerous Liaisons, insieme all'altrettanto ampia categoria dei Progetti Speciali della Curatrice / Curator's Special Projects, nonché ai lavori di giovani “practitioner” africani e "diasporici" denominati Ospiti dal Futuro / Guests from the Future, la cui opera è messa direttamente a confronto con le principali parole chiave della Mostra, la decarbonizzazione e la decolonizzazione, appunto, guidate dall'immaginazione.
Tra le molteplici istanze dell'articolato programma della Biennale di Lesley Lokko, emerge la visione di un nuovo rapporto con la natura che si traduce in un voler "toccare la terra in modo diverso", a guardar bene forse non così distante dall'idea dell'architetto e scrittore romano Marco Vitruvio Pollione, autore nel 1° secolo a.C. del più antico testo sull'architettura casualmente sopravvissuto all'oblio delle epoche, per divenire il fondamento teorico dell'architettura occidentale fino agli albori del XX secolo, nel quale oltre duemila anni or sono, nonostante la parzialità geografica e culturale relativa ai dettami del costruire in esso contenuti, si prefiguravano edifici atti ad inserirsi armoniosamente nell'ambiente naturale.
DANGEROUS LIAISONS | Helene Schmitz, The Plantation, 2017 | Photo: Helene Schmitz / www.heleneschmitz.se / @heleneschmitz | Courtesy © Helene Schmitz
Modernismo tropicale: Architettura e Potere in Africa occidentale è invece il titolo del Progetto Speciale al Padiglione delle Arti Applicate (Arsenale, Sale d’Armi A), presentato per il settimo anno consecutivo da La Biennale di Venezia insieme al Victoria and Albert Museum di Londra e curato da Christopher Turner (V&A) con Nana Biamah-Ofosu e Bushra Mohamed, che accanto al progetto Biennale Sessions (dedicato alle Università, alle Accademie e agli Istituti di Formazione Superiore), al consueto vastissimo programma Educational e ai numerosi Eventi Colleterali organizzati da enti ed istituzioni nazionali e internazionali in varie sedi della città, sarà affiancato dalle molte novità di The Laboratory of the Future, come la Biennale College Architettura, che prevede una serie di incontri didattici con quindici docenti internazionali nel corso di quattro settimane (dal 25 giugno al 22 luglio 2023).
Si chiamerà invece Carnival il calendario di appuntamenti pubblici, tra conferenze, tavole rotonde, film e performance, che scandirà tutta la durata della Mostra dedicando ai differenti approfondimenti una sorta di spazio libero, pensato per la condivisione di esperienze e punti di vista e al tempo stesso territorio ludico attraversato dalle più svariate personalità (politici e policy maker, scrittori e poeti, registi e documentaristi, intellettuali ed attivisti, insieme ad architetti, accademici e studenti), nell'intento di colmare il divario tra il pubblico e gli appartenenti al variegato mondo dell'architettura.
Il Carnival di Lokko si prefigura come un luogo metaforico di mescolamento, di punti di vista, lingue e culture, emblema di una Biennale inclusiva senza definirsi tale, capace di mantenersi in equilibrio con eleganza sulla china dell'imprescindibile politically correct contemporaneo portando alla ribalta l'identità eterogenea di un intero continente, ancestrale culla dimenticata dell'umanità tutta, attraverso le storie ed i volti dei suoi figli disseminati per tutto il globo e quelli dei loro fratelli ritrovati al di là di antichi confini, ondivaghi sulle correnti imprevedibili di affinità elettive e creative poliglotte, per costruire insieme L'Archivio del futuro / The Archive of the Future, una sorta di storyboard in progress dell'evoluzione multisfaccettata, fatta di idee e disegni, conversazioni e dibattiti, temi, proposte e nuove consapevolezze collettive, all'origine della Biennale che verrà.
CURATOR'S SPECIAL PROJECTS - Mnemonic | Craig McClenaghan, Cross, 2022, Ink hand drawing on 50% cotton Fabriano paper, 70 × 70 cm | © Craig McClenaghan
63 Paesi in tutto parteciparanno alla grande Mostra internazionale, compresi il Niger al suo debutto alla Biennale di Architettura, Panama presente per la prima volta come Nazione indipendente, e la Santa Sede, che torna in Biennale con un Padiglione tutto suo sull’Isola di San Giorgio Maggiore, mentre il Padiglione Italia alle Tese delle Vergini in Arsenale, intitolato SPAZIALE: Ognuno appartiene a tutti gli altri, sarà curato dal collettivo Fosbury Architecture.
Così, quando la terra trema al di là del Mediterraneo ed eterni conflitti erigono nuovi confini tra i popoli, nel mescolamento generale, attraverso un propiziato e propiziatorio processo alchemico, la Mostra diviene "agente di cambiamento" tanto metaforico quanto reale, invocando l'imprevedibile potenza sovversiva del Carnevale che tutto travolge, foriera di rinascita, e in un parallelismo funambolico, che pure calza a pennello, un'eco remota si eleva dal continente africano - "reverse the order of slavery" - esprimendo letteralmente e un po' provocatoriamente, il desiderio atavico comune ad un'immensa moltitudine di individui di invertire l'ordine di ogni schiavitù.
CURATOR'S SPECIAL PROJECTS - Mnemonic | Mabel O. Wilson, J. Meejin Yoon, and Eric Höweler, Detail of enslaved woman holding white child on the balcony of Pavilion IX at the University of Virginia, From B. Tanner, Böÿe's Map of the State of Virginia, US 1859 | Courtesy Library of Congress Geography and Map Division
Tra le colonne qualcuno pone un quesito, lecito quanto di rito, su quali siano le caratteristiche dell'architettura africana. Il responso è disarmante quanto cristallino - "Non lo sappiamo ancora" - e rivela la più profonda e pura essenza della festa mobile carnevalesca a cui questa Biennale sembra ispirarsi, distillato paradigmatico di una ritualità universale, da tempo immemore eletta a scandire la ciclicità sacra di un ribaltamento simbolico dell'ordine costituito, vago riverbero di un equilibrio cosmico anelato quanto irraggiungibile.
Nell'ultima mattina di festeggiamenti, nei rintocchi delle campane echeggiano arcaiche memorie popolate da demoni e dee in raduno attorno ad un Carrus Navalis ornato di fiori per il primo plenilunio dall'equinozio di primavera, mentre sulle ali dei sogni dal volto africano dell'ultima Biennale d'Arte affiorano visioni di un'ipnotica danza Zulu in un cerchio magico di sensazioni, situazioni e suoni, che pare contenere l'origine stessa del mito imperituro di tutte le architetture immaginate, portando con sé la contraddittorietà insita nell'architettura stessa, riflesso di un incessante gioco delle parti praticato dagli umani dalla notte dei tempi, in cui taluni si ritrovano ad essere solo semplicenente architetti a bordo di un veliero sospinto dai volubili venti dello spirito del tempo.
18. Mostra Internazionale di Architettura - The Laboratory of the Future, Conferenza stampa, Ca’ Giustinian, Venezia, Martedì 21 febbraio 2023 | Foto: © ARTE.it
Per saperne di più:
• Biennale Architettura 2023 - The Laboratory of the Future
Lesley Naa Norle Lokko, architetto scozzese di origine ghanese, scrittrice e pluripremiata docente di architettura designata a curare la prossima kermesse lagunare (che aprirà al pubblico dal 20 maggio al 26 novembre 2023) è invitata dal Presidente della Biennale di Venezia Roberto Cicutto, in occasione della presentazione alla stampa del programma ufficiale dell'attesissima Mostra di primavera, a tornare a traghettare la visione corrente (e ricorrente) di un fare architettura multidisciplinare e salvifico verso un futuro votato oggi alla decarbonizzazione e decolonizzazione della Terra, per garantirne la sopravvivenza insieme a quella di ogni specie da cui il pianeta è popolato.
CURATORS SPECIAL PROJECTS - Food, Agriculture and Climate Change | Andrew Ó Murchú Grassland Science Department, Carlow, Ireland, 2021, Digital Photo | © BothAnd Group
L'arduo ed annoso compito - lontano retaggio di antiche memorie vitruviane - è accolto con orgoglio dalla fondatrice dell'African Futures Institute di Accra (nel 2020) e della Graduate School of Architecture all’University of Johannesburg (nel 2015), che si fa portavoce di quello che lei stessa definisce uno "splendido caleidoscopio di voci", rappresentato fino ad oggi da un'unica voce "dominante" ed "esclusiva" nei confronti di numerosi gruppi di persone nel mondo, confinate ai margini di una narrazione dell’architettura incompleta rispetto all'universalità stessa di una disciplina tanto mutevole e complessa.
Nello specifico, l'inclusione di altre "voci" - intese come un "dono che ci dia la possibilità di comprendere appieno", per completare finalmente il racconto corale di un'architettura contemporanea dell'umanità che non può più esimersi da doveri di portata globale, né tantomeno dalla responsabilità di tramandarli alle generazioni future - rende protagonista della Biennale 2023 la vicenda della diaspora africana planetaria, rappresentata da oltre la metà dei cosiddetti partecipanti (89 practitioner in tutto) a questa grande Mostra concepita come un laboratorio in fieri strutturato i sei parti.
FORCE MAJEURE | Thandi Loewenson, Still from Whisper Network Intelsat 502, 2022 Thandi Loewenson | © Thandi Loewenson
Ben 16 studi, rappresentanti di una selezionata Forza Maggiore / Force Majeure della produzione architettonica africana e "diasporica", sono ospitati al Padiglione Centrale dei Giardini da cui Il Laboratorio del Futuro si dipana verso l’Arsenale e Forte Marghera, dove sono accolte la sezione Relazioni Pericolose / Dangerous Liaisons, insieme all'altrettanto ampia categoria dei Progetti Speciali della Curatrice / Curator's Special Projects, nonché ai lavori di giovani “practitioner” africani e "diasporici" denominati Ospiti dal Futuro / Guests from the Future, la cui opera è messa direttamente a confronto con le principali parole chiave della Mostra, la decarbonizzazione e la decolonizzazione, appunto, guidate dall'immaginazione.
Tra le molteplici istanze dell'articolato programma della Biennale di Lesley Lokko, emerge la visione di un nuovo rapporto con la natura che si traduce in un voler "toccare la terra in modo diverso", a guardar bene forse non così distante dall'idea dell'architetto e scrittore romano Marco Vitruvio Pollione, autore nel 1° secolo a.C. del più antico testo sull'architettura casualmente sopravvissuto all'oblio delle epoche, per divenire il fondamento teorico dell'architettura occidentale fino agli albori del XX secolo, nel quale oltre duemila anni or sono, nonostante la parzialità geografica e culturale relativa ai dettami del costruire in esso contenuti, si prefiguravano edifici atti ad inserirsi armoniosamente nell'ambiente naturale.
DANGEROUS LIAISONS | Helene Schmitz, The Plantation, 2017 | Photo: Helene Schmitz / www.heleneschmitz.se / @heleneschmitz | Courtesy © Helene Schmitz
Modernismo tropicale: Architettura e Potere in Africa occidentale è invece il titolo del Progetto Speciale al Padiglione delle Arti Applicate (Arsenale, Sale d’Armi A), presentato per il settimo anno consecutivo da La Biennale di Venezia insieme al Victoria and Albert Museum di Londra e curato da Christopher Turner (V&A) con Nana Biamah-Ofosu e Bushra Mohamed, che accanto al progetto Biennale Sessions (dedicato alle Università, alle Accademie e agli Istituti di Formazione Superiore), al consueto vastissimo programma Educational e ai numerosi Eventi Colleterali organizzati da enti ed istituzioni nazionali e internazionali in varie sedi della città, sarà affiancato dalle molte novità di The Laboratory of the Future, come la Biennale College Architettura, che prevede una serie di incontri didattici con quindici docenti internazionali nel corso di quattro settimane (dal 25 giugno al 22 luglio 2023).
Si chiamerà invece Carnival il calendario di appuntamenti pubblici, tra conferenze, tavole rotonde, film e performance, che scandirà tutta la durata della Mostra dedicando ai differenti approfondimenti una sorta di spazio libero, pensato per la condivisione di esperienze e punti di vista e al tempo stesso territorio ludico attraversato dalle più svariate personalità (politici e policy maker, scrittori e poeti, registi e documentaristi, intellettuali ed attivisti, insieme ad architetti, accademici e studenti), nell'intento di colmare il divario tra il pubblico e gli appartenenti al variegato mondo dell'architettura.
Il Carnival di Lokko si prefigura come un luogo metaforico di mescolamento, di punti di vista, lingue e culture, emblema di una Biennale inclusiva senza definirsi tale, capace di mantenersi in equilibrio con eleganza sulla china dell'imprescindibile politically correct contemporaneo portando alla ribalta l'identità eterogenea di un intero continente, ancestrale culla dimenticata dell'umanità tutta, attraverso le storie ed i volti dei suoi figli disseminati per tutto il globo e quelli dei loro fratelli ritrovati al di là di antichi confini, ondivaghi sulle correnti imprevedibili di affinità elettive e creative poliglotte, per costruire insieme L'Archivio del futuro / The Archive of the Future, una sorta di storyboard in progress dell'evoluzione multisfaccettata, fatta di idee e disegni, conversazioni e dibattiti, temi, proposte e nuove consapevolezze collettive, all'origine della Biennale che verrà.
CURATOR'S SPECIAL PROJECTS - Mnemonic | Craig McClenaghan, Cross, 2022, Ink hand drawing on 50% cotton Fabriano paper, 70 × 70 cm | © Craig McClenaghan
63 Paesi in tutto parteciparanno alla grande Mostra internazionale, compresi il Niger al suo debutto alla Biennale di Architettura, Panama presente per la prima volta come Nazione indipendente, e la Santa Sede, che torna in Biennale con un Padiglione tutto suo sull’Isola di San Giorgio Maggiore, mentre il Padiglione Italia alle Tese delle Vergini in Arsenale, intitolato SPAZIALE: Ognuno appartiene a tutti gli altri, sarà curato dal collettivo Fosbury Architecture.
Così, quando la terra trema al di là del Mediterraneo ed eterni conflitti erigono nuovi confini tra i popoli, nel mescolamento generale, attraverso un propiziato e propiziatorio processo alchemico, la Mostra diviene "agente di cambiamento" tanto metaforico quanto reale, invocando l'imprevedibile potenza sovversiva del Carnevale che tutto travolge, foriera di rinascita, e in un parallelismo funambolico, che pure calza a pennello, un'eco remota si eleva dal continente africano - "reverse the order of slavery" - esprimendo letteralmente e un po' provocatoriamente, il desiderio atavico comune ad un'immensa moltitudine di individui di invertire l'ordine di ogni schiavitù.
CURATOR'S SPECIAL PROJECTS - Mnemonic | Mabel O. Wilson, J. Meejin Yoon, and Eric Höweler, Detail of enslaved woman holding white child on the balcony of Pavilion IX at the University of Virginia, From B. Tanner, Böÿe's Map of the State of Virginia, US 1859 | Courtesy Library of Congress Geography and Map Division
Tra le colonne qualcuno pone un quesito, lecito quanto di rito, su quali siano le caratteristiche dell'architettura africana. Il responso è disarmante quanto cristallino - "Non lo sappiamo ancora" - e rivela la più profonda e pura essenza della festa mobile carnevalesca a cui questa Biennale sembra ispirarsi, distillato paradigmatico di una ritualità universale, da tempo immemore eletta a scandire la ciclicità sacra di un ribaltamento simbolico dell'ordine costituito, vago riverbero di un equilibrio cosmico anelato quanto irraggiungibile.
Nell'ultima mattina di festeggiamenti, nei rintocchi delle campane echeggiano arcaiche memorie popolate da demoni e dee in raduno attorno ad un Carrus Navalis ornato di fiori per il primo plenilunio dall'equinozio di primavera, mentre sulle ali dei sogni dal volto africano dell'ultima Biennale d'Arte affiorano visioni di un'ipnotica danza Zulu in un cerchio magico di sensazioni, situazioni e suoni, che pare contenere l'origine stessa del mito imperituro di tutte le architetture immaginate, portando con sé la contraddittorietà insita nell'architettura stessa, riflesso di un incessante gioco delle parti praticato dagli umani dalla notte dei tempi, in cui taluni si ritrovano ad essere solo semplicenente architetti a bordo di un veliero sospinto dai volubili venti dello spirito del tempo.
18. Mostra Internazionale di Architettura - The Laboratory of the Future, Conferenza stampa, Ca’ Giustinian, Venezia, Martedì 21 febbraio 2023 | Foto: © ARTE.it
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• Biennale Architettura 2023 - The Laboratory of the Future
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