A Venezia una grande mostra dedicata alla fotografa
La Poesia dell'Istante: con Denis Curti, alla scoperta di Sabine Weiss
Sabine Weiss, Porte de Saint Cloud, Paris, France. 1950 Credit: © Sabine Weiss
Francesca Grego
09/03/2022
Venezia - “Una narratrice del mondo, capace di catturare la poesia dell’effimero e trasformarla in istante decisivo”. Così Denis Curti, direttore artistico della Casa dei Tre Oci, presenta la fotografa franco-svizzera Sabine Weiss, dall’11 marzo al centro di un’importante mostra a Venezia. Scomparsa lo scorso 28 dicembre all’età di 97 anni, Weiss è stata protagonista dell’indimenticabile stagione della fotografia umanista francese insieme a Robert Doisneau, Willy Ronis, Edouard Boubat, Izis. L’appuntamento alla Casa dei Tre Oci segna ufficialmente la sua riscoperta nel Belpaese, che per la prima volta le rende omaggio con un’esposizione monografica. “Un progetto di respiro internazionale costruito in collaborazione con il Jeu de Paume di Parigi e con il Festival Les Rencontres de la Photographie d'Arles”, racconta Curti: “Tutto è iniziato prima della pandemia in uno degli incontri promossi da Paris Photo, dove ho ritrovato la mia vecchia amica Virginie Chardin, curatrice dell’esposizione. Tra le decine di progetti messi sul tavolo, mi sono immediatamente innamorato di questa mostra e ho deciso di portarla in Italia”.
“Sabine Weiss ho avuto il piacere di conoscerla personalmente”, prosegue il direttore: “In occasione di questo progetto abbiamo lavorato fianco e speravamo di averla tra noi a Venezia, ma purtroppo è venuta a mancare. Era una donna minuta, timida, estremamente garbata, eppure dotata di una grandissima forza. L’unica donna nella storia della fotografia umanista francese, capace di farsi largo in un’epoca che al genere femminile ha riservato ben poche attenzioni. I colleghi la guardavano con stima e rispetto. E aveva un rapporto straordinario con Robert Doisneau, che in seguito ha descritto come un uomo di incredibile gentilezza, sempre pronto a incoraggiarla e ad accompagnarla nella sua avventura”.
Sabine Weiss, Gitans, Sainte Maries de la Mer, France. 1960 Credit: © Sabine Weiss
La mostra alla Casa dei Tre Oci sarà un’occasione per riscoprire attraverso una prospettiva nuova e femminile l’eccezionale stagione della fotografia umanista francese, che il grande pubblico tende a identificare con Doisneau…
“Non è un caso che il pubblico identifichi la fotografia umanista con Doisneau: diversamente da quello che accade ai neorealisti italiani nello stesso periodo, in Francia abbiamo a che fare con un movimento compatto e ordinato, che si stringe attorno a un leader riconosciuto e a un’immagine bandiera, la famosissima foto dell’Hotel de Ville, nota a tutti come Il Bacio. Non importa se più tardi Doisneau stesso confessò che si trattava di una messa in scena: i fotografi umanisti francesi hanno saputo raccontare la rinascita del paese dopo la guerra con una consapevolezza e una poesia che avrebbe influenzato generazioni di colleghi. Il Bacio rimane un’immagine simbolo, forte, bellissima e carica di significati. Quello che conta è il risultato che hai davanti agli occhi. All’origine di tutto questo c’è naturalmente l’insegnamento di André Kertész, il teorico di quella ‘poesia dell’instante’ che nessuno è più riuscito a replicare con tanta grazia”.
Che posto occupa la fotografia di Sabine Weiss in questo panorama?
“Sabine Weiss si inserisce a perfezione in questo filone, prendendo parte a una stagione culturale davvero strepitosa e confrontandosi con fotografi di altissimo livello. A differenza di quanto accade negli scatti dei colleghi, nelle sue fotografie c’è sempre il desiderio che accada qualcosa, c’è azione e mai contemplazione. Il suo mantra è: fotografare l’effimero, qualcosa che di solito sfugge ai nostri occhi e che invece è bellissimo, leggero, gioioso e pieno di armonia”.
Sabine Weiss, Fèlix Labisse, peintre décorateur, Neuilly, France. 1952 Credit: © Sabine Weiss
Attraverso il suo obiettivo Sabine Weiss ha catturato scene di strada, ritratti di artisti, paesi lontani, immagini per la moda e la pubblicità… Che cosa accomuna i suoi scatti, a qualunque genere appartengano?
“Secondo Sabine il fotografo è un fotografo del mondo, non un fotografo di ritratti, di moda, di pubblicità. Volerla ricondurre a un genere sarebbe come chiedersi se Picasso era un ritrattista, un paesaggista o un pittore di nature morte. L’importante è quello che vuoi raccontare. Anche quando si è occupata di moda o di pubblicità, Sabine Weiss non ha mai messo di guardare attorno a sé. I suoi scatti hanno una caratteristica comune - quasi un’ossessione - che è solo apparentemente formale. Si tratta della della centralità della figura e della circolarità dell’immagine: il 90% delle fotografie è costruita a partire dal centro, per poi costringerti a muovere lo sguardo in tondo e infine tornare al cuore del suo interesse”.
Che tipo di esperienza ci aspetta alla Casa dei Tre Oci?
“Nella mostra conosceremo la storia professionale e privata di Sabine Weiss, come in un gigantesco e commovente album di famiglia. C’è la fotografia di strada, ci sono gli scatti di moda e i ritratti meravigliosi fatti a scrittori, artisti, musicisti. Il percorso è costruito a isole, con un andamento ora cronologico, ora tematico. Ma soprattutto abbiamo voluto evidenziare la capacità con cui questa fotografa riusciva a fermare le realtà più fugaci e a rivelarle come momenti decisivi, per usare un’espressione di Henri Cartier-Bresson. Diane Arbus diceva: mi sono accorta di certe cose solo dopo averle fotografate. è questo che spingeva Sabine a scattare: catturare un istante prezioso per condividerlo. Alla Casa dei Tre Oci incontriamo la sua gioia di fotografare, mettendo insieme la dimensione etica e quella estetica con risultati straordinari”.
Sabine Weiss, Chez Dior, Paris, France. 1958 Credit: © Sabine Weiss
Nel percorso della mostra sono presenti anche diversi inediti…
“Sabine diceva che le fotografie cambiano nel tempo, come gli uomini e come il vino. È con questa consapevolezza che ci ha presentato alcuni scatti inediti: immagini prodotte negli anni Cinquanta che oggi acquistano un senso completamente diverso e che appaiono forse ancora più intriganti di allora. È un fenomeno comune, eppure molto interessante: il nome ‘Odessa’, per esempio, in questi giorni fa pensare inevitabilmente alla guerra, anche se fino a poco fa mi riportava alla mente affascinanti storie del passato. Forte di un ricco bagaglio culturale, Sabine Weiss è stata capace di guardare dentro il suo grande archivio e tirare fuori immagini che sono cambiate perché è cambiato il contesto intorno a loro. Ai visitatori il piacere di scoprirle una per una”.
Da Robert Rauschenberg a Ella Fitzgerald, da Niki de Saint-Phalle a Brigitte Bardot, il mondo delle arti e dello spettacolo rivive negli scatti di Sabine Weiss…
“Parliamo di ritratti meravigliosi entrati meritatamente nella storia della fotografia. Sabine Weiss non era minimamente interessata a lavorare sulla verosimiglianza, piuttosto le piaceva mostrare gli artisti come persone comuni. Nei suoi scatti non ci sono distanze, né distinzioni tra belli e brutti, ricchi e poveri, grassi o magri. Ti mette davanti delle persone e tu le guardi senza sentire il bisogno di giudicarle. Questa capacità di riportare tutto a terra, a una sorta di grado zero che va al di là del giudizio è quello che io chiamo una visione democratica”.
Sabine Weiss, New York, USA. 1955 Credit: © Sabine Weiss
È anche grazie a questo spirito che Sabine ha realizzato così tante belle immagini infantili? Hugh Weiss, suo marito, una volta ha detto: “Quando fotografa i bambini, diventa bambina lei stessa. Non esistono assolutamente barriere tra lei, loro e la macchina fotografica”…
“Sì, Sabine adorava i bambini, è stata una mamma e una donna dolcissima e questa sua dolcezza viene fuori in maniera particolare nelle immagini dedicate al mondo infantile. In particolare lei amava fotografare i bambini mentre erano in strada a giocare, quando in casa non c’erano computer e televisori. A volte, come Doisneau nel Bacio, spingeva per ottenere l’immagine che cercava. Diceva ai bambini: ‘arrampicatevi tutti su quell’albero!’, anche se sapeva che sull’albero potevano starci al massimo in due…”.
Qual è lo scatto preferito da Denis Curti?
“È una foto di campagna con due donne in costume tradizionale che ballano e una signora che suona la fisarmonica, con intorno alcuni bambini. In realtà sono tante le immagini che mi hanno conquistato: mi commuovono quelle foto che sembrano uscite da un album di famiglia, perché questo era lo spirito di Sabine Weiss”.
Sabine Weiss, Saint-Sylvestre, Paris, France. 1980 Credit: © Sabine Weiss
A cura di Virginie Chardin, Sabine Weiss. La Poesia dell’Istante è promossa dalla Fondazione di Venezia, realizzata da Marsilio Arte in collaborazione con Berggruen Institute, prodotta dallo studio Sabine Weiss di Parigi e da LaureDelloye-Augustins, con il sostegno di Jeu de Paume e del Festival internazionale Les Rencontres de la Photographie d’Arles. Sarà visitabile alla Casa dei Tre Oci dall’11 marzo al 23 ottobre 2022.
Sabine Weiss, Mode pour Vogue, France. 1955 Credit: © Sabine Weiss
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Sabine Weiss, Gitans, Sainte Maries de la Mer, France. 1960 Credit: © Sabine Weiss
La mostra alla Casa dei Tre Oci sarà un’occasione per riscoprire attraverso una prospettiva nuova e femminile l’eccezionale stagione della fotografia umanista francese, che il grande pubblico tende a identificare con Doisneau…
“Non è un caso che il pubblico identifichi la fotografia umanista con Doisneau: diversamente da quello che accade ai neorealisti italiani nello stesso periodo, in Francia abbiamo a che fare con un movimento compatto e ordinato, che si stringe attorno a un leader riconosciuto e a un’immagine bandiera, la famosissima foto dell’Hotel de Ville, nota a tutti come Il Bacio. Non importa se più tardi Doisneau stesso confessò che si trattava di una messa in scena: i fotografi umanisti francesi hanno saputo raccontare la rinascita del paese dopo la guerra con una consapevolezza e una poesia che avrebbe influenzato generazioni di colleghi. Il Bacio rimane un’immagine simbolo, forte, bellissima e carica di significati. Quello che conta è il risultato che hai davanti agli occhi. All’origine di tutto questo c’è naturalmente l’insegnamento di André Kertész, il teorico di quella ‘poesia dell’instante’ che nessuno è più riuscito a replicare con tanta grazia”.
Che posto occupa la fotografia di Sabine Weiss in questo panorama?
“Sabine Weiss si inserisce a perfezione in questo filone, prendendo parte a una stagione culturale davvero strepitosa e confrontandosi con fotografi di altissimo livello. A differenza di quanto accade negli scatti dei colleghi, nelle sue fotografie c’è sempre il desiderio che accada qualcosa, c’è azione e mai contemplazione. Il suo mantra è: fotografare l’effimero, qualcosa che di solito sfugge ai nostri occhi e che invece è bellissimo, leggero, gioioso e pieno di armonia”.
Sabine Weiss, Fèlix Labisse, peintre décorateur, Neuilly, France. 1952 Credit: © Sabine Weiss
Attraverso il suo obiettivo Sabine Weiss ha catturato scene di strada, ritratti di artisti, paesi lontani, immagini per la moda e la pubblicità… Che cosa accomuna i suoi scatti, a qualunque genere appartengano?
“Secondo Sabine il fotografo è un fotografo del mondo, non un fotografo di ritratti, di moda, di pubblicità. Volerla ricondurre a un genere sarebbe come chiedersi se Picasso era un ritrattista, un paesaggista o un pittore di nature morte. L’importante è quello che vuoi raccontare. Anche quando si è occupata di moda o di pubblicità, Sabine Weiss non ha mai messo di guardare attorno a sé. I suoi scatti hanno una caratteristica comune - quasi un’ossessione - che è solo apparentemente formale. Si tratta della della centralità della figura e della circolarità dell’immagine: il 90% delle fotografie è costruita a partire dal centro, per poi costringerti a muovere lo sguardo in tondo e infine tornare al cuore del suo interesse”.
Che tipo di esperienza ci aspetta alla Casa dei Tre Oci?
“Nella mostra conosceremo la storia professionale e privata di Sabine Weiss, come in un gigantesco e commovente album di famiglia. C’è la fotografia di strada, ci sono gli scatti di moda e i ritratti meravigliosi fatti a scrittori, artisti, musicisti. Il percorso è costruito a isole, con un andamento ora cronologico, ora tematico. Ma soprattutto abbiamo voluto evidenziare la capacità con cui questa fotografa riusciva a fermare le realtà più fugaci e a rivelarle come momenti decisivi, per usare un’espressione di Henri Cartier-Bresson. Diane Arbus diceva: mi sono accorta di certe cose solo dopo averle fotografate. è questo che spingeva Sabine a scattare: catturare un istante prezioso per condividerlo. Alla Casa dei Tre Oci incontriamo la sua gioia di fotografare, mettendo insieme la dimensione etica e quella estetica con risultati straordinari”.
Sabine Weiss, Chez Dior, Paris, France. 1958 Credit: © Sabine Weiss
Nel percorso della mostra sono presenti anche diversi inediti…
“Sabine diceva che le fotografie cambiano nel tempo, come gli uomini e come il vino. È con questa consapevolezza che ci ha presentato alcuni scatti inediti: immagini prodotte negli anni Cinquanta che oggi acquistano un senso completamente diverso e che appaiono forse ancora più intriganti di allora. È un fenomeno comune, eppure molto interessante: il nome ‘Odessa’, per esempio, in questi giorni fa pensare inevitabilmente alla guerra, anche se fino a poco fa mi riportava alla mente affascinanti storie del passato. Forte di un ricco bagaglio culturale, Sabine Weiss è stata capace di guardare dentro il suo grande archivio e tirare fuori immagini che sono cambiate perché è cambiato il contesto intorno a loro. Ai visitatori il piacere di scoprirle una per una”.
Da Robert Rauschenberg a Ella Fitzgerald, da Niki de Saint-Phalle a Brigitte Bardot, il mondo delle arti e dello spettacolo rivive negli scatti di Sabine Weiss…
“Parliamo di ritratti meravigliosi entrati meritatamente nella storia della fotografia. Sabine Weiss non era minimamente interessata a lavorare sulla verosimiglianza, piuttosto le piaceva mostrare gli artisti come persone comuni. Nei suoi scatti non ci sono distanze, né distinzioni tra belli e brutti, ricchi e poveri, grassi o magri. Ti mette davanti delle persone e tu le guardi senza sentire il bisogno di giudicarle. Questa capacità di riportare tutto a terra, a una sorta di grado zero che va al di là del giudizio è quello che io chiamo una visione democratica”.
Sabine Weiss, New York, USA. 1955 Credit: © Sabine Weiss
È anche grazie a questo spirito che Sabine ha realizzato così tante belle immagini infantili? Hugh Weiss, suo marito, una volta ha detto: “Quando fotografa i bambini, diventa bambina lei stessa. Non esistono assolutamente barriere tra lei, loro e la macchina fotografica”…
“Sì, Sabine adorava i bambini, è stata una mamma e una donna dolcissima e questa sua dolcezza viene fuori in maniera particolare nelle immagini dedicate al mondo infantile. In particolare lei amava fotografare i bambini mentre erano in strada a giocare, quando in casa non c’erano computer e televisori. A volte, come Doisneau nel Bacio, spingeva per ottenere l’immagine che cercava. Diceva ai bambini: ‘arrampicatevi tutti su quell’albero!’, anche se sapeva che sull’albero potevano starci al massimo in due…”.
Qual è lo scatto preferito da Denis Curti?
“È una foto di campagna con due donne in costume tradizionale che ballano e una signora che suona la fisarmonica, con intorno alcuni bambini. In realtà sono tante le immagini che mi hanno conquistato: mi commuovono quelle foto che sembrano uscite da un album di famiglia, perché questo era lo spirito di Sabine Weiss”.
Sabine Weiss, Saint-Sylvestre, Paris, France. 1980 Credit: © Sabine Weiss
A cura di Virginie Chardin, Sabine Weiss. La Poesia dell’Istante è promossa dalla Fondazione di Venezia, realizzata da Marsilio Arte in collaborazione con Berggruen Institute, prodotta dallo studio Sabine Weiss di Parigi e da LaureDelloye-Augustins, con il sostegno di Jeu de Paume e del Festival internazionale Les Rencontres de la Photographie d’Arles. Sarà visitabile alla Casa dei Tre Oci dall’11 marzo al 23 ottobre 2022.
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