Leoni d'oro per l'arte al femminile

Leone d'oro
07/05/2013
Venezia - Vanno a due donne, l'artista austriaca Maria Lassnig e l'artista italiana Marisa Merz, i Leoni d’oro alla carriera della 55. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia – Il Palazzo Enciclopedico (Giardini e Arsenale, 1 giugno – 24 novembre 2013). A sceglierle, il Cda della Biennale presieduto da Paolo Baratta, su proposta del Curatore della 55. Esposizione, Massimiliano Gioni.
Si legge nelle motivazioni che Maria Lassnig, con la sua ricerca durata oltre sessanta'anni, "ha composto una personale enciclopedia dell’auto-rappresentazione e – attraverso quelli che chiama i body-awareness paintings, ovvero i dipinti di auto-coscienza corporea – ha trasformato la pittura in strumento di auto-analisi e di conoscenza del sé. A novantatre anni Lassnig rappresenta un esempio unico di ostinazione e indipendenza che merita di essere celebrato con il riconoscimento del Leone d’Oro alla Carriera.”
Per Marisa Merz, premiata come una delle voci più singolari dell’arte contemporanea, a partire dagli anni Sessanta e dal suo lavoro tra i protagonisti dell'arte povera, si legge che la sua "pittura epifanica, coltivata per anni in solitudine, ci invita a guardare il mondo a occhi chiusi, perché – come recitava il titolo di una sua mostra del 1975 "A occhi chiusi, gli occhi sono straordinariamente aperti”.
Nicoletta Speltra
Si legge nelle motivazioni che Maria Lassnig, con la sua ricerca durata oltre sessanta'anni, "ha composto una personale enciclopedia dell’auto-rappresentazione e – attraverso quelli che chiama i body-awareness paintings, ovvero i dipinti di auto-coscienza corporea – ha trasformato la pittura in strumento di auto-analisi e di conoscenza del sé. A novantatre anni Lassnig rappresenta un esempio unico di ostinazione e indipendenza che merita di essere celebrato con il riconoscimento del Leone d’Oro alla Carriera.”
Per Marisa Merz, premiata come una delle voci più singolari dell’arte contemporanea, a partire dagli anni Sessanta e dal suo lavoro tra i protagonisti dell'arte povera, si legge che la sua "pittura epifanica, coltivata per anni in solitudine, ci invita a guardare il mondo a occhi chiusi, perché – come recitava il titolo di una sua mostra del 1975 "A occhi chiusi, gli occhi sono straordinariamente aperti”.
Nicoletta Speltra
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