Venezia, Biennale 2017
Nel Padiglione Francia l’arte incontra la musica

Xavier Veilhan, Studio Venice | © 57a Esposizione Internazionale d'Arte - Biennale di Venezia
Francesca Grego
17/02/2017
Venezia - Un unico paesaggio trasfigurato da strutture di legno e stoffa e, soprattutto, dalla presenza pervasiva della musica: è così che apparirà il Padiglione Francia per la Biennale 2017, che l’installazione Studio Venice di Xavier Veilhan promette di rendere irriconoscibile.
Il progetto trae ispirazione da precedenti di alto profilo, dal Merzbau di Kurt Schwitters alle esperienze del Bauhaus e del Black Mountain College, fino al film Station to Station di Doug Aiken, e le fonde tutte in un eccezionale studio di registrazione. Ma non basta: a infondergli il soffio vitale sarà l’intervento di più di 100 musicisti, provenienti da ogni angolo del globo e da ogni tipo di background, che di volta in volta daranno luogo a esperimenti diversi e imprevedibili, a cui i visitatori assisteranno quasi per caso (disponibili anche su una app dedicata).
Non un contenitore di concerti, dunque, ma lo spazio della libertà creativa che la curatrice Christine Macel rivendica in questa Biennale per l’arte e per gli artisti. Una finestra sulla scena contemporanea francese e un’opera aperta desiderosa di interagire con le culture del mondo, che dopo Venezia accoglierà nuovi apporti al Néstor Kirchner Cultural Centre di Buenos Aires e al Museo di Arte Architettura e Tecnologia di Lisbona.
A coordinare il progetto, insieme al direttore del MAMCO di Ginevra Lionel Bovier, l’artista svizzero-statunitense Christian Marclay, vincitore del Leone d’Oro 2011 con il video The Clock e per nulla nuovo alle contaminazioni tra suono e arti visive.
Leggi anche:
• Biennale 2017: Viva Arte Viva!
Il progetto trae ispirazione da precedenti di alto profilo, dal Merzbau di Kurt Schwitters alle esperienze del Bauhaus e del Black Mountain College, fino al film Station to Station di Doug Aiken, e le fonde tutte in un eccezionale studio di registrazione. Ma non basta: a infondergli il soffio vitale sarà l’intervento di più di 100 musicisti, provenienti da ogni angolo del globo e da ogni tipo di background, che di volta in volta daranno luogo a esperimenti diversi e imprevedibili, a cui i visitatori assisteranno quasi per caso (disponibili anche su una app dedicata).
Non un contenitore di concerti, dunque, ma lo spazio della libertà creativa che la curatrice Christine Macel rivendica in questa Biennale per l’arte e per gli artisti. Una finestra sulla scena contemporanea francese e un’opera aperta desiderosa di interagire con le culture del mondo, che dopo Venezia accoglierà nuovi apporti al Néstor Kirchner Cultural Centre di Buenos Aires e al Museo di Arte Architettura e Tecnologia di Lisbona.
A coordinare il progetto, insieme al direttore del MAMCO di Ginevra Lionel Bovier, l’artista svizzero-statunitense Christian Marclay, vincitore del Leone d’Oro 2011 con il video The Clock e per nulla nuovo alle contaminazioni tra suono e arti visive.
Leggi anche:
• Biennale 2017: Viva Arte Viva!
LA MAPPA
NOTIZIE
VEDI ANCHE
-
Roma | Fino al 28 settembre presso la Sala Zanardelli del Vittoriano
La Roma del Giubileo attraverso gli sguardi di tre maestri dello scatto
-
Udine | I Violoncelli Itineranti in concerto
Armonie di confine ad Aquileia per la Festa della Musica
-
Bergamo | Al via Season, una mostra diffusa in città
A Bergamo un’estate con Maurizio Cattelan
-
Venezia | Dal 9 maggio al 22 novembre 2026 a Venezia
Riconnettersi per meravigliarsi “In Minor Keys”. La Biennale d'Arte 2026 nel segno di Koyo Kouoh
-
A Milano una messa in scena raffinata tra arte e paradosso
EAU DE EAU: arte liquida per un mondo in crisi