Dal 23 ottobre riapre la casa museo veronese
Palazzo Maffei 2.0: la straordinaria Collezione Carlon raddoppia con nuovi spazi espositvi
Palazzo Maffei Casa Museo, Verona. Sala d'ingresso. Foto Paolo Riolzi
Francesca Grego
11/10/2021
Verona - Il 15 febbraio 2020 apriva a Verona una singolare casa museo: oltre l’appariscente facciata seicentesca di Palazzo Maffei, sulla centralissima Piazza delle Erbe, si estendeva un universo insospettato, popolato dai più grandi artisti del Novecento. Da René Magritte a Pablo Picasso, da Umberto Boccioni a Vasilij Kandinskij, fino a Andy Warhol e Lucio Fontana, il meglio di un secolo denso di colpi di scena si svelava agli ignari visitatori. Artefice del progetto era l’imprenditore veronese Luigi Carlon, che per decenni aveva coltivato, arricchito e custodito in casa propria una collezione di centinaia di opere. Tra chiusure, riaperture e riduzione del turismo in seguito all’emergenza pandemica, in pochi hanno avuto occasione di apprezzare i tesori di Carlon. Ma ora Palazzo Maffei è pronto a riaprire con ulteriori frecce al suo arco. Il prossimo 23 ottobre la casa museo inaugurerà infatti un secondo piano con nove sale espositive, nuove opere e installazioni, spazi culturali come il Teatrino di Palazzo Maffei, una biblioteca dedicata all’arte e sette spettacolari affacci panoramici su Piazza delle Erbe.
La facciata di Palazzo Maffei da Piazza delle Erbe I Courtesy Casa Museo Palazzo Maffei
Un restauro completo ha rimesso a nuovo anche questa parte del sontuoso edificio barocco, riportando all’antico splendore stucchi, affreschi e pavimenti pregiati. L’allestimento nasce invece dall’incontro creativo dell’architetto, artista e designer olandese Daan Roosegaarde con la storica dell’arte Gabriella Belli, direttrice dei Musei Civici di Venezia e curatrice di un progetto museografico che ha tradotto in realtà le idee e il gusto del collezionista di casa.
Palazzo Maffei Casa Museo, Scalone elicoidale. Foto Paolo Riolzi
Diversamente dal piano nobile, il secondo piano non ha il rigore di un percorso cronologico o tematico. Si presenta piuttosto come un racconto aperto e multiforme, un invito alla riflessione ricco di stimoli eterogenei che in ogni stanza danno vita a un episodio indipendente: nove “meditazioni” per mettere in luce ogni volta un lato diverso della Collezione Carlon che, scrive la curatrice, “non è solo una straordinaria sequenza di opere d’arte, ma anche la sintesi di una vita sempre in discussione che il percorso cerca di rappresentare nell’iperbole di azzardati confronti e di dialoghi inusitati, per raccontare sé e il mondo, il personale e l’universale insieme”.
Sala Antiquarium: Giorgio De Chirico, I Gladiatori nella stanza, 1928-29. Foto Luca Rotondo
Metafora di questa esperienza è la prima sala, dove tra reperti classici il busto del dio orientale Serapide, signore dello spazio e del tempo, dialoga con la testa marmorea di Marco Aurelio, l’imperatore filosofo autore di 12 libri di meditazioni intorno alla vita e al cosmo, che intitolò semplicemente A se stesso. L’esordio “archeologico” non deve però trarre in inganno: il cuore del progetto resta ancorato al moderno e al contemporaneo, con confronti inediti come quelli tra Giorgio De Chirico e Mimmo Paladino, tra Mario Schifano e le nature morte del Seicento con la partecipazione speciale di una preziosa edizione dell’Encyclopedie di Diderot e D’Alambert, tra il romantico Goethe e il neoclassico Canova incorniciati da un intervento di Chiara Dynis. E poi Lucio Fontana, Gino De Dominicis, Piero Manzoni, Alberto Burri, Fausto Melotti, Carla Accardi, Robert Indiana, senza dimenticare l’affetto di Carlon per gli artisti veronesi, dalle vedute di Carlo Ferrari detto il Ferrarin al futurista Renato Di Bosso.
Sala "Sul perimetro del mondo e i suoi limiti". Foto Luca Rotondo
A tenere insieme galassie vaste ed eterogenee sono temi universali, capaci di attraversare passato e presente, sogno e realtà: lo scorrere del tempo, la metamorfosi, il perimetro del mondo e i suoi limiti, la caducità delle cose, la natura dello spazio e della materia. Fino all’ultima sala dedicata a Lotus Maffei, l’installazione site specific ideata da Daan Roosegaarde appositamente per concludere il viaggio nella Collezione Carlon. Qui fiori “intelligenti” sensibili alla luce e al calore si muovono al contatto con gli spettatori, riunendo poesia e tecnologie interattive in nome di un’architettura organica.
Sala Sulla metamorfosi del paesaggio e la "bella natura": Chiara Dynis, Over Nature; Antonio Canova, Amorino. Foto Luca Rotondo
La facciata di Palazzo Maffei da Piazza delle Erbe I Courtesy Casa Museo Palazzo Maffei
Un restauro completo ha rimesso a nuovo anche questa parte del sontuoso edificio barocco, riportando all’antico splendore stucchi, affreschi e pavimenti pregiati. L’allestimento nasce invece dall’incontro creativo dell’architetto, artista e designer olandese Daan Roosegaarde con la storica dell’arte Gabriella Belli, direttrice dei Musei Civici di Venezia e curatrice di un progetto museografico che ha tradotto in realtà le idee e il gusto del collezionista di casa.
Palazzo Maffei Casa Museo, Scalone elicoidale. Foto Paolo Riolzi
Diversamente dal piano nobile, il secondo piano non ha il rigore di un percorso cronologico o tematico. Si presenta piuttosto come un racconto aperto e multiforme, un invito alla riflessione ricco di stimoli eterogenei che in ogni stanza danno vita a un episodio indipendente: nove “meditazioni” per mettere in luce ogni volta un lato diverso della Collezione Carlon che, scrive la curatrice, “non è solo una straordinaria sequenza di opere d’arte, ma anche la sintesi di una vita sempre in discussione che il percorso cerca di rappresentare nell’iperbole di azzardati confronti e di dialoghi inusitati, per raccontare sé e il mondo, il personale e l’universale insieme”.
Sala Antiquarium: Giorgio De Chirico, I Gladiatori nella stanza, 1928-29. Foto Luca Rotondo
Metafora di questa esperienza è la prima sala, dove tra reperti classici il busto del dio orientale Serapide, signore dello spazio e del tempo, dialoga con la testa marmorea di Marco Aurelio, l’imperatore filosofo autore di 12 libri di meditazioni intorno alla vita e al cosmo, che intitolò semplicemente A se stesso. L’esordio “archeologico” non deve però trarre in inganno: il cuore del progetto resta ancorato al moderno e al contemporaneo, con confronti inediti come quelli tra Giorgio De Chirico e Mimmo Paladino, tra Mario Schifano e le nature morte del Seicento con la partecipazione speciale di una preziosa edizione dell’Encyclopedie di Diderot e D’Alambert, tra il romantico Goethe e il neoclassico Canova incorniciati da un intervento di Chiara Dynis. E poi Lucio Fontana, Gino De Dominicis, Piero Manzoni, Alberto Burri, Fausto Melotti, Carla Accardi, Robert Indiana, senza dimenticare l’affetto di Carlon per gli artisti veronesi, dalle vedute di Carlo Ferrari detto il Ferrarin al futurista Renato Di Bosso.
Sala "Sul perimetro del mondo e i suoi limiti". Foto Luca Rotondo
A tenere insieme galassie vaste ed eterogenee sono temi universali, capaci di attraversare passato e presente, sogno e realtà: lo scorrere del tempo, la metamorfosi, il perimetro del mondo e i suoi limiti, la caducità delle cose, la natura dello spazio e della materia. Fino all’ultima sala dedicata a Lotus Maffei, l’installazione site specific ideata da Daan Roosegaarde appositamente per concludere il viaggio nella Collezione Carlon. Qui fiori “intelligenti” sensibili alla luce e al calore si muovono al contatto con gli spettatori, riunendo poesia e tecnologie interattive in nome di un’architettura organica.
Sala Sulla metamorfosi del paesaggio e la "bella natura": Chiara Dynis, Over Nature; Antonio Canova, Amorino. Foto Luca Rotondo
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