A Vicenza dal 18 ottobre al 15 aprile
Il lessico fondamentale di Grisha Bruskin per la prima volta in Italia
Grisha Bruskin, Fundamental'nij leksikon Part I, 1985-1990, olio su tela, 304 x 220 cm. Collezione Shalva Breus. Courtesy of Intesa Sanpaolo
Samantha De Martin
17/10/2017
Vicenza - Un giovane si copre il volto con il ritratto di un Lenin bambino, un detenuto mostra lo slogan "Per la libertà con la coscienza pulita”, mentre le sante figure di due icone-menologio emergono, preziose, tra volti di eroi sovietici.
Con la mostra intitolata Grisha Bruskin. Icone sovietiche, le Gallerie d’Italia di Vicenza celebrano il centenario della Rivoluzione d’Ottobre attraverso la rilettura del sistema sovietico che ne scaturì, a partire da un’opera esclusiva, mai esposta in Italia.
Conosciuto in Russia come “l’artista della perestrojka”, considerato in occidente uno dei più originali artisti russi esistenti, Grisha Bruskin, classe 1945, sarà a Vicenza con il dittico Fundamental’nyj Leksikon - Lessico fondamentale - realizzato tra il 1985 e il 1990 e al quale si affiancheranno piccole sculture e disegni preparatori, oltre alle due icone-menologio appartenenti alla preziosa raccolta di icone russe di Intesa Sanpaolo.
L’appuntamento, in programma dal 18 ottobre al 15 aprile presso Palazzo Leoni Montanari, sede museale vicentina di Intesa Sanpaolo, si preannuncia speciale anche per quella sorta di status mitico di cui gode, nella storia dell’arte russa della seconda metà del Novecento, Fundamental’nyj Leksikon. Nell’asta tenuta da Sotheby’s a Mosca il 7 luglio 1988, la prima in Unione Sovietica, una delle due tele fu battuta per la cifra record di 242mila sterline, generando una clamorosa svolta nel panorama artistico sovietico, fino a quella data privo di un mercato ufficiale.
Questa prestigiosa opera di Bruskin in mostra a Vicenza si compone di due grandi pannelli a olio su tela, e ospita 256 personaggi. Ogni figura, colta di tre quarti, si fa archetipo del mito ideologico sovietico e reca con sé uno o più accessori dipinti in tonalità molto accese che ne fissano il ruolo e la funzione all’interno della società del tempo.
Nei volti del pioniere, dell’operaio e del soldato, raffigurati con la medesima espressione, imbambolati in uno sguardo assente, Bruskin ha fissato l’aspetto apparente di un regime che pareva destinato a perpetuarsi all’infinito e che invece sarebbe collassato pochi anni dopo.
Durante la mostra, alle due tele si affiancheranno 24 disegni preparatori, 25 statuette in porcellana e 49 sculture in bronzo realizzate dall’artista nel triennio 2001-2003, in una sorta di maquette ex post, che rivela la tridimensionalità implicita delle figure dipinte, come se alcune di loro fossero fuoriuscite dalla tela per materializzarsi.
Lungo il percorso espositivo, a cura di Silvia Burini e Giuseppe Barbieri, il pubblico sarà invitato a seguire il dialogo tra il processo creativo dell’artista di Mosca e le due icone-menologio russe, parte della collezione Intesa Sanpaolo, cogliendo le profonde connessioni, formali e concettuali, tra santi cristiani ed eroi sovietici.
«Le Gallerie d’Italia a Vicenza - spiega Michele Coppola, responsabile Attività Culturali di Intesa Sanpaolo - hanno da sempre un rapporto privilegiato con la Russia e il suo patrimonio culturale. Raccontiamo la contemporaneità anche grazie a un’importante presenza di strumenti multimediali per approfondire dipinti, sculture e disegni esposti. Da Noma Bar, nei mesi scorsi, a Bruskin, questo museo conferma l’apertura ai protagonisti e alle esperienze dell’arte internazionale».
L’ampio arco cronologico ricoperto, dal Medioevo all’età moderna, la grande varietà di scuole rappresentate e infine infine il grande spazio dedicato alle tavole realizzate nel XVIII e XIX secolo, fanno infatti della collezione Intesa Sanpaolo una delle più importanti in Occidente per qualità e numero di opere.
Leggi anche:
• Grisha Bruskin. Alfabeto della memoria
Con la mostra intitolata Grisha Bruskin. Icone sovietiche, le Gallerie d’Italia di Vicenza celebrano il centenario della Rivoluzione d’Ottobre attraverso la rilettura del sistema sovietico che ne scaturì, a partire da un’opera esclusiva, mai esposta in Italia.
Conosciuto in Russia come “l’artista della perestrojka”, considerato in occidente uno dei più originali artisti russi esistenti, Grisha Bruskin, classe 1945, sarà a Vicenza con il dittico Fundamental’nyj Leksikon - Lessico fondamentale - realizzato tra il 1985 e il 1990 e al quale si affiancheranno piccole sculture e disegni preparatori, oltre alle due icone-menologio appartenenti alla preziosa raccolta di icone russe di Intesa Sanpaolo.
L’appuntamento, in programma dal 18 ottobre al 15 aprile presso Palazzo Leoni Montanari, sede museale vicentina di Intesa Sanpaolo, si preannuncia speciale anche per quella sorta di status mitico di cui gode, nella storia dell’arte russa della seconda metà del Novecento, Fundamental’nyj Leksikon. Nell’asta tenuta da Sotheby’s a Mosca il 7 luglio 1988, la prima in Unione Sovietica, una delle due tele fu battuta per la cifra record di 242mila sterline, generando una clamorosa svolta nel panorama artistico sovietico, fino a quella data privo di un mercato ufficiale.
Questa prestigiosa opera di Bruskin in mostra a Vicenza si compone di due grandi pannelli a olio su tela, e ospita 256 personaggi. Ogni figura, colta di tre quarti, si fa archetipo del mito ideologico sovietico e reca con sé uno o più accessori dipinti in tonalità molto accese che ne fissano il ruolo e la funzione all’interno della società del tempo.
Nei volti del pioniere, dell’operaio e del soldato, raffigurati con la medesima espressione, imbambolati in uno sguardo assente, Bruskin ha fissato l’aspetto apparente di un regime che pareva destinato a perpetuarsi all’infinito e che invece sarebbe collassato pochi anni dopo.
Durante la mostra, alle due tele si affiancheranno 24 disegni preparatori, 25 statuette in porcellana e 49 sculture in bronzo realizzate dall’artista nel triennio 2001-2003, in una sorta di maquette ex post, che rivela la tridimensionalità implicita delle figure dipinte, come se alcune di loro fossero fuoriuscite dalla tela per materializzarsi.
Lungo il percorso espositivo, a cura di Silvia Burini e Giuseppe Barbieri, il pubblico sarà invitato a seguire il dialogo tra il processo creativo dell’artista di Mosca e le due icone-menologio russe, parte della collezione Intesa Sanpaolo, cogliendo le profonde connessioni, formali e concettuali, tra santi cristiani ed eroi sovietici.
«Le Gallerie d’Italia a Vicenza - spiega Michele Coppola, responsabile Attività Culturali di Intesa Sanpaolo - hanno da sempre un rapporto privilegiato con la Russia e il suo patrimonio culturale. Raccontiamo la contemporaneità anche grazie a un’importante presenza di strumenti multimediali per approfondire dipinti, sculture e disegni esposti. Da Noma Bar, nei mesi scorsi, a Bruskin, questo museo conferma l’apertura ai protagonisti e alle esperienze dell’arte internazionale».
L’ampio arco cronologico ricoperto, dal Medioevo all’età moderna, la grande varietà di scuole rappresentate e infine infine il grande spazio dedicato alle tavole realizzate nel XVIII e XIX secolo, fanno infatti della collezione Intesa Sanpaolo una delle più importanti in Occidente per qualità e numero di opere.
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