Riuniti per la prima volta 10 disegni e dipinti

An Optical Revolution: reportage dalla più grande mostra mai realizzata su Van Eyck

Jan van Eyck, L'Annunciazione, 1434-1436 circa, Olio su pannello, Trasferito su tela, 92.7 x 36.7 cm, National Gallery of Art, Washington, Collezione Andrew W. Mellon
 

Francesca Grego

11/02/2020

In tutto il mondo sono sopravvissuti fino ad oggi circa 20 dipinti e disegni di Jan Van Eyck. Più della metà di queste opere sono eccezionalmente riunite al Museo di Belle Arti di Gand per la più grande mostra mai realizzata sull’artista fiammingo.

Fino al prossimo 30 aprile, Van Eyck. An Optical Revolution offrirà ai visitatori un appassionante viaggio intorno all’Adorazione dell’Agnello Mistico, il grandioso polittico che sta per tornare, fresco di restauro, nella Cattedrale di San Bavone.
A fare da sfondo all’esposizione è una ricerca condotta dal curatore Maximiliaan Martens insieme agli esperti Till-Holger Borchert e Jan Dumolyn. “Van Eyck era qualcosa di più di un pittore. Era un artista colto al diretto servizio di Filippo il Buono e ambasciatore del Ducato di Borgogna. Non a caso fu il primo da queste parti a datare e firmare i dipinti”, spiega Martens. “In mostra analizziamo la sua rivoluzione ottica da tre punti di vista: la pittura a olio, che Van Eyck portò alla perfezione al punto da far crescere intorno a sé una leggenda; la capacità di osservare il mondo trasferendolo in rappresentazioni dettagliatissime, più reali del reale; e infine le straordinarie ricerche sulla luce che, partendo dalla scienza sviluppata dagli arabi, gli consentirono di riprodurre con abilità ogni materiale e superficie, compresi i riflessi e le trasparenze che si formano sul vetro, sull’acqua, sulle gemme o su oggetti metallici come i suoi celebri candelabri”.


Jan e Hubert van Eyck, L’Adorazione dell’Agnello Mistico, 1432, I pannelli laterali della Pala d'altare di Gand aperta con Adamo ed Eva, Olio su tavola, Gand, Cattedrale di San Bavone

Il percorso espositivo ci catapulta senza preamboli nel mondo raffinato della corte di Borgogna. Splendidi arazzi, monete e accessori preziosi, mappe e vedute dall’alto delle città fiamminghe si dispongono attorno al ritratto del duca Filippo il Buono realizzato da un altro grande primitivo, Rogier van der Weyden. Poco più in là vasi di porcellana e utensili in ottone risplendono in una teca: sembrano usciti dal dipinto delle Tre Marie al Sepolcro e, sebbene l’ambientazione di Van Eyck sia ben diversa dalla sala di un museo, sono lì per mostrarci da vicino gli effetti di riflessione e rifrazione caratteristici delle sue opere.

Ancora qualche passo e siamo nel cuore della mostra. In una sala dalle pareti di un rosso opulento appaiono i primi pannelli del Polittico di Gand: sono le immagini di Adamo ed Eva. Con l’espressione pensosa e malinconica, le chiome selvagge, perfettamente definiti nell’anatomia, ci comunicano che la stilizzazione del gotico è ormai lontana e incarnano esseri umani quasi tangibili, dalle spiccate individualità. Non è comune poter guardare a distanza così ravvicinata le tavole dell’Agnello Mistico: una volta rimontate nel loro assetto da pala d’altare, queste e altre figure torneranno in alto, sottraendo allo sguardo i meravigliosi dettagli di Van Eyck, dall’incarnato delicato di Eva alla barba di Adamo e alle foglie che il pittore ha restituito in ogni singola nervatura. Qui al Museo di Belle Arti sono presentate come capolavori autonomi e fungono da filo conduttore dell’itinerario, in tappe con temi come il peccato originale, la redenzione, lo spazio, il paesaggio o il ritratto.


Jan van Eyck, Ritratto d'uomo con un turbante blu, 1428-1414 circa, Olio su pannello, 22 x 17 cm, Muzeul National Brukenthal, Sibiu (Romania)

È una sorpresa scoprire che alcuni celebri dipinti di Van Eyck hanno in realtà dimensioni minuscole: si tratta dei quadretti di devozione molto diffusi nell’Europa del Nord. Tra questi ammiriamo la Madonna della Fontana: quasi un capolavoro da miniaturista, in cui Van Eyck è riuscito a rendere con incredibile nitidezza perfino fiori del giardino e le decorazioni in rilievo del drappo su cui si staglia la Vergine. Nello stesso filone si inseriscono l’incompiuta Santa Barbara e San Francesco riceve le stimmate, entrambi dipinti su commissione degli Adorno, una facoltosa famiglia di mercanti genovesi trapiantati nelle Fiandre. Il secondo, in particolare, colpisce per la modernità dell’impianto quasi fotografico, mentre sullo sfondo fanno capolino montagne sconosciute nei Pesi Bassi: gli studiosi ipotizzano che si tratti delle Alpi o dei Pirenei. L’abilità di Van Eyck nelle immagini più piccole trova poi compimento nel preziosissimo Libro d’Ore Torino Milano giunto dal Museo di Palazzo Madama: qui ammiriamo, splendenti dopo il recente restauro, le sole due miniature sopravvissute del maestro fiammingo.

Accanto alle opere di Van Eyck troviamo in mostra preziosi dipinti di artisti che le precedettero o li seguirono, provenienti dal Nord Europa ma soprattutto dall’Italia. Confrontando la Crocifissione del maestro fiammingo con copie e rielaborazioni di area veneta, o le sue Vergini con la Madonna con il Bambino e gli Angeli di Benozzo Gozzoli, ci rendiamo subito conto dell’osmosi che già nel Quattrocento collegava le piazze artistiche del continente. Florido crocevia di commerci, le Fiandre accoglievano all’epoca mercanti e banchieri di ogni parte del mondo conosciuto e ciò facilitava anche la circolazione delle opere d’arte. L’Annunciazione del Polittico si ritrova così al centro di rimandi che la vedono specchiarsi nei capolavori di Beato Angelico e Paolo Uccello, ma in mostra incontriamo anche opere di Masaccio, Benozzo Gozzoli e Pisanello. Nella stessa sezione spicca la cosiddetta Annunciazione blu di Van Eyck, arrivata dalla National Gallery of Art di Washington: splendida nonostante lo sviluppo vistosamente verticale (originariamente era parte di un dittico, l’altra metà è andata perduta), attrae per le sfumature cromatiche e i contrasti potenti, mentre l’occhio vaga tra le architetture della chiesa soffermandosi sulle finestre in vetro decorato, sul cuscino in lucido damasco, sui petali vellutati dei gigli, sul manto ricamato e sulle ali dell’angelo – un vero arcobaleno – per fermarsi infine sul pavimento, dove ogni mattone è capace di raccontare una storia. Gli studiosi si interrogano sull’origine di queste decorazioni, da rintracciare forse in una chiesa italiana.


Benozzo Gozzoli (Firenze, 1420 circa - Pistoia, 1497), Madonna con il Bambino e gli Angeli, 1449-1450 circa, Tempera su pannello, 34.7 x 29.4 cm, Fondazione Accademia Carrara, Bergamo

Se il colore è tra gli elementi più appariscenti dei dipinti di Van Eyck, osservando le diverse parti dell’Adorazione dell’Agnello Mistico riconosciamo anche il notevole talento del maestro nella pittura in bianco e nero. Come nella rappresentazione dei Santi Giovanni Battista ed Evagelista, ai quali nel Quattrocento era dedicata la cattedrale di Gand: qui i drappeggi degli abiti, i volumi dei volti e le acconciature classicheggianti assumono un rilievo scultoreo.
All’esterno del Polittico spiccano le effigi dei committenti, Joos Wijd ed Elisabeth Boorlud. Incorniciate da un’archetto scolpito come in una nicchia, non lasciano nulla all’immaginazione: sguardo compito e cranio glabro per lui, aria austera e lineamenti mascolini per lei, entrambi danno l’esempio ai fedeli inginocchiandosi in adorazione dell’Agnello, senza lasciare a casa i ricchi abiti alla moda dell’epoca. Sono loro ad aprire l’ultima sezione, dedicata al ritratto. Anche qui Van Eyck dà grandi prove unendo ai segni del prestigio sociale dei modelli un’attitudine psicologica notevole nel contesto dell’epoca. Tagliati al livello del volto o a mezzo busto scorgiamo il Ritratto di uomo (noto anche come Léal Souvenir di Timoteo) della National Gallery e Baldovino di Lannoy con il gioiello del Toson d’oro ben in mostra (Gemäldegalerie di Berlino), entrambi appena restaurati. Li accompagnano Jan de Leeuwe e l’Uomo dal cappuccio azzurro – di un azzurro che ricorda il velo dell’Annunciata di Antonello da Messina, pioniere della pittura a olio in Italia -, entrambi con l’anello di fidanzamento tra le dita, insieme al celebre Ritratto di Margareta Van Eyck: il primo dipinto dedicato alla moglie di un artista, straordinario nel realismo al punto da riprodurre negli occhi della donna il riflesso di una finestra. Anche qui, nessuna concessione alle idealizzazioni estetizzante. A dispetto dell’outfit elegante e dell’elaborata acconciatura, Margareta non è affatto bella, tanto più che, come nella maggior parte dei ritratti di Van Eyck, evidenzia una notevole sproporzione tra la testa e il busto: indizio dell’unica deroga dall’aderenza alla realtà che il pittore si concesse, in nome del rilievo accordato al volto e alle sue espressioni.