MEMINI Me. Ricordami
Dal 25 Novembre 2022 al 10 Gennaio 2023
Roma
Luogo: Villa di Massenzio
Indirizzo: Via Appia Antica 153
Orari: dal martedì alla domenica 10.00-16.00. Ultimo ingresso mezz'ora prima della chiusura
Curatori: Manuela Troilo
Enti promotori:
- Roma Culture
- Sovrintendenza Capitolina ai Beni CulturalI
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 060608
Sito ufficiale: http://www.villadimassenzio.it
Il 25 novembre, la giornata per l’eliminazione della violenza contro le donne, è una ricorrenza istituita dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, tramite la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999.
A iniziare proprio da questa data, il 25 novembre 2022, il progetto MEMINI Me. Ricordami saràospitato presso la Villa di Massenzio, fino al 10 gennaio 2023, come testimonianza e compianto per le vittime di femminicidio e di violenza di genere.
Ideata dall’Officina creativa le Lase, con la cura di Manuela Troilo, l’iniziativa è promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali.
Le artiste promotrici sono Manuela Troilo, Fernanda Andrea Cabello, Alessandra Francesca Spina, Angela Torcivia; e leartiste partecipanti: Maria Bianchi, Cinzia Catena, Laura D’Uffizi, Federica Lagella, Stefania la Terra, Annalisa Lanari.
Partecipano al progetto i seguenti enti e strutture con i rispettivi laboratori artistici: Villa Letizia e Villa Madre Chiara Ricci SRTRe, ASL ROMA1 Dipartimento Salute Mentale - Centro Diurno Montesanto/Palestro, Centro Diurno Pasquariello.
Fin dai tempi più remoti l’arte era rituale collettivo che canalizzava lo spirito della comunità, la forza, il coraggio, ma anche le paure, le fragilità, ed è in questa direzione che l’associazione ha orientato il suo percorso per esprimere, appunto attraverso l’arte, l’angoscia esistenziale, l’orrore della violenza, il disagio psichico che ne deriva.
Il valore del progetto è nel supportare persone con fragilità nella realizzazione di opere artistiche in ricordo di coloro che non hanno potuto essere salvate dalle loro fragilità e da una società talvolta indifferente, cioè le vittime di femminicidio dell’ultimo anno.
Il progetto infatti coinvolge strutture residenziali e centri diurni dove le artiste delle associazioni lavorano o fanno volontariato con pazienti psichiatrici gravi. Dalla loro esperienza nasce la certezza che l’arte ha un valore salvifico, e che attraverso una canalizzazione del disagio può assurgere a valore il dolore che scaturisce dall’impotenza della propria fragilità.
L’opera corale si sviluppa in un percorso a spirale, a rappresentare il vortice della violenza ma anche l’esatto opposto, cioè un’eterna rinascita che tramite la connessione con la terra genera la purificazione e diventa testimonianza e memoria.
I tulipani in ceramica di circa 30 cm, tutti diversi tra loro, realizzati a mano, simboleggiano la singolarità di ogni vittima e della sua storia, racconto di violenza che, tramite un QRcode apposto su ogni fiore, si potrà conoscere tramite un’apposita app sul cellulare. Il numero dei tulipani è pari al numero di vittime di femminicidio dell’anno. Il fiore è stato scelto per la sua forma che ricorda quella della fiamma di una candela e vuole essere un ricordo, un abbraccio a quella donna, uccisa troppo spesso per mano della persona che amava.
All’interno del Mausoleo di Romolo, a terra, un’ulteriore installazione completa gli spazi museali, un’opera realizzata con parti di mosaico in vetro rosso che emerge dalla polvere: il titolo “RED CARPET” di Manuela Troilo rappresenta la scia di sangue dei femminicidi, in contrasto con l’effimera evocazione delle passerelle di emblemi femminili fuorvianti, irreali e stereotipati.
I tulipani rossi inseriti a terra sul prato adiacente il mausoleo di Romolonarrano un frammento della storia di questo luogo, che è stato anche di proprietà della famiglia della nobildonna romana Appia Annia Regilla, sposa a 15 anni di Erode Attico.
Le circostanze della morte di Regilla, avvenuta nel 160, sono state narrate da Filostrato: Regilla era all'ottavo mese di gravidanza quando Erode Attico, «per futili motivi, ordinò al suo liberto Alcimedonte di picchiarla. Colpita al ventre, la donna abortì e morì».
Un episodio storico emblematico che, a distanza di quasi 2000 anni, testimonia, oggi come allora, il ripetersi di fatti di violenza molto simili. Nel nostro paese tali vicende avvengono circa uno ogni tre giorni, nonostante l’Italia presenti il minor tasso di femminicidi in Europa rispetto a Francia, Germania ed altri paesi dell’est europeo.
In Italia dal 25 novembre 2021 ad oggi sono 58 le vittime di femminicidio per mano del partner. Nel 2019 in Europa sono state uccise 1.421 donne, una media di quattro al giorno, una ogni sei ore.
A livello mondiale, 81.000 donne e ragazze sono state uccise nel 2020, 47.000 delle quali nella sfera privata, senza contare tutti quei paesi dove i dati sono difficili da recuperare in maniera esatta.
Numeri e realtà raccapriccianti che non possono lasciarci indifferenti, ricordandoci che il femminicidio rappresenta qualsiasi forma di violenza esercitata sulle donne (spesso in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale) allo scopo di perpetuarne la subordinazione e di annientarne la soggettività sul piano psicologico, simbolico, economico e sociale.
Approfondimenti
Il 25 novembre 1960, nella Repubblica Dominicana, furono uccise tre attiviste politiche, le sorelle Mirabal (Patria, Minerva e Maria Teresa) per ordine del dittatore Rafael Leónidas Trujillo. Le sorelle Mirabal, mentre andavano a visitare i loro mariti in prigione, furono fermate sulla strada da agenti del Servizio di informazione militare, portate in un luogo nascosto nelle vicinanze e qui stuprate, massacrate a colpi di bastone e uccise per strangolamento, quindi gettate da un precipizio, a bordo della loro auto, per simulare un incidente.
In memoria delle sorelle Mirabal, durante il primo incontro femminista latinoamericano e caraibico svoltosi nel 1981 a Bogotà, in Colombia, venne deciso di celebrare il 25 novembre come la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Nel 1999 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha designato questa data e ha invitato i governi, le organizzazioni internazionali e le ONG a organizzare in questo giorno attività volte a sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema. La data della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne segna anche l'inizio dei "16 giorni di attivismo contro la violenza di genere" che precedono la Giornata mondiale dei diritti umani il 10 dicembre di ogni anno, promossi nel 1991 dal Center for Women's Global Leadership (CWGL) e sostenuti dalle Nazioni Unite, per sottolineare che la violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani.
A iniziare proprio da questa data, il 25 novembre 2022, il progetto MEMINI Me. Ricordami saràospitato presso la Villa di Massenzio, fino al 10 gennaio 2023, come testimonianza e compianto per le vittime di femminicidio e di violenza di genere.
Ideata dall’Officina creativa le Lase, con la cura di Manuela Troilo, l’iniziativa è promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali.
Le artiste promotrici sono Manuela Troilo, Fernanda Andrea Cabello, Alessandra Francesca Spina, Angela Torcivia; e leartiste partecipanti: Maria Bianchi, Cinzia Catena, Laura D’Uffizi, Federica Lagella, Stefania la Terra, Annalisa Lanari.
Partecipano al progetto i seguenti enti e strutture con i rispettivi laboratori artistici: Villa Letizia e Villa Madre Chiara Ricci SRTRe, ASL ROMA1 Dipartimento Salute Mentale - Centro Diurno Montesanto/Palestro, Centro Diurno Pasquariello.
Fin dai tempi più remoti l’arte era rituale collettivo che canalizzava lo spirito della comunità, la forza, il coraggio, ma anche le paure, le fragilità, ed è in questa direzione che l’associazione ha orientato il suo percorso per esprimere, appunto attraverso l’arte, l’angoscia esistenziale, l’orrore della violenza, il disagio psichico che ne deriva.
Il valore del progetto è nel supportare persone con fragilità nella realizzazione di opere artistiche in ricordo di coloro che non hanno potuto essere salvate dalle loro fragilità e da una società talvolta indifferente, cioè le vittime di femminicidio dell’ultimo anno.
Il progetto infatti coinvolge strutture residenziali e centri diurni dove le artiste delle associazioni lavorano o fanno volontariato con pazienti psichiatrici gravi. Dalla loro esperienza nasce la certezza che l’arte ha un valore salvifico, e che attraverso una canalizzazione del disagio può assurgere a valore il dolore che scaturisce dall’impotenza della propria fragilità.
L’opera corale si sviluppa in un percorso a spirale, a rappresentare il vortice della violenza ma anche l’esatto opposto, cioè un’eterna rinascita che tramite la connessione con la terra genera la purificazione e diventa testimonianza e memoria.
I tulipani in ceramica di circa 30 cm, tutti diversi tra loro, realizzati a mano, simboleggiano la singolarità di ogni vittima e della sua storia, racconto di violenza che, tramite un QRcode apposto su ogni fiore, si potrà conoscere tramite un’apposita app sul cellulare. Il numero dei tulipani è pari al numero di vittime di femminicidio dell’anno. Il fiore è stato scelto per la sua forma che ricorda quella della fiamma di una candela e vuole essere un ricordo, un abbraccio a quella donna, uccisa troppo spesso per mano della persona che amava.
All’interno del Mausoleo di Romolo, a terra, un’ulteriore installazione completa gli spazi museali, un’opera realizzata con parti di mosaico in vetro rosso che emerge dalla polvere: il titolo “RED CARPET” di Manuela Troilo rappresenta la scia di sangue dei femminicidi, in contrasto con l’effimera evocazione delle passerelle di emblemi femminili fuorvianti, irreali e stereotipati.
I tulipani rossi inseriti a terra sul prato adiacente il mausoleo di Romolonarrano un frammento della storia di questo luogo, che è stato anche di proprietà della famiglia della nobildonna romana Appia Annia Regilla, sposa a 15 anni di Erode Attico.
Le circostanze della morte di Regilla, avvenuta nel 160, sono state narrate da Filostrato: Regilla era all'ottavo mese di gravidanza quando Erode Attico, «per futili motivi, ordinò al suo liberto Alcimedonte di picchiarla. Colpita al ventre, la donna abortì e morì».
Un episodio storico emblematico che, a distanza di quasi 2000 anni, testimonia, oggi come allora, il ripetersi di fatti di violenza molto simili. Nel nostro paese tali vicende avvengono circa uno ogni tre giorni, nonostante l’Italia presenti il minor tasso di femminicidi in Europa rispetto a Francia, Germania ed altri paesi dell’est europeo.
In Italia dal 25 novembre 2021 ad oggi sono 58 le vittime di femminicidio per mano del partner. Nel 2019 in Europa sono state uccise 1.421 donne, una media di quattro al giorno, una ogni sei ore.
A livello mondiale, 81.000 donne e ragazze sono state uccise nel 2020, 47.000 delle quali nella sfera privata, senza contare tutti quei paesi dove i dati sono difficili da recuperare in maniera esatta.
Numeri e realtà raccapriccianti che non possono lasciarci indifferenti, ricordandoci che il femminicidio rappresenta qualsiasi forma di violenza esercitata sulle donne (spesso in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale) allo scopo di perpetuarne la subordinazione e di annientarne la soggettività sul piano psicologico, simbolico, economico e sociale.
Approfondimenti
Il 25 novembre 1960, nella Repubblica Dominicana, furono uccise tre attiviste politiche, le sorelle Mirabal (Patria, Minerva e Maria Teresa) per ordine del dittatore Rafael Leónidas Trujillo. Le sorelle Mirabal, mentre andavano a visitare i loro mariti in prigione, furono fermate sulla strada da agenti del Servizio di informazione militare, portate in un luogo nascosto nelle vicinanze e qui stuprate, massacrate a colpi di bastone e uccise per strangolamento, quindi gettate da un precipizio, a bordo della loro auto, per simulare un incidente.
In memoria delle sorelle Mirabal, durante il primo incontro femminista latinoamericano e caraibico svoltosi nel 1981 a Bogotà, in Colombia, venne deciso di celebrare il 25 novembre come la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Nel 1999 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha designato questa data e ha invitato i governi, le organizzazioni internazionali e le ONG a organizzare in questo giorno attività volte a sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema. La data della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne segna anche l'inizio dei "16 giorni di attivismo contro la violenza di genere" che precedono la Giornata mondiale dei diritti umani il 10 dicembre di ogni anno, promossi nel 1991 dal Center for Women's Global Leadership (CWGL) e sostenuti dalle Nazioni Unite, per sottolineare che la violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani.
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