Nino Migliori. Oltre il sipario
Dal 27 Maggio 2021 al 31 Agosto 2021
Bologna
Luogo: Archiginnasio e Teatro Comunale
Indirizzo: Sedi varie
Orari: Archiginnasio: lunedì – venerdì ore 9.00 – 19.00. Teatro Comunale: da martedì al venerdì 12.00 – 18.00, sabato: 11.00 – 15.00
Curatori: Denis Curti
Enti promotori:
- Applied in collaborazione con Teatro Comunale e Fondazione Nino Migliori
Costo del biglietto: Ingresso gratuito
E-Mail info: marketing@applied.it
Dal 27 maggio 2021 (e fino al 31 agosto) si apre a Bologna la mostra Oltre il sipario, la nuova produzione fotografica del maestro Nino Migliori, grande interprete della fotografia contemporanea, tra i primi ad aver intuito, considerato e attuato nuove pratiche della fotografia.
Il foyer e il portico del Teatro Comunale e il chiostro dell’Archiginnasio, luoghi emblematici nel cuore della città emiliana, ospitano le opere inedite di Oltre il sipario, mostra a cura di Denis Curti, che nasce da una idea di Applied, realtà che applica le tecnologie più avanzate al mondo dei processi industriali, proponendo soluzioni radicalmente innovative, in collaborazione con Teatro Comunale di Bologna e Fondazione Nino Migliori. Oltre il sipario è il primo dei progetti con cui gli imprenditori di Applied intendono restituire al territorio in cui operano parte di quanto ricevuto, facendo così conoscere storie di luoghi che fanno parte della memoria collettiva. Si è pensato quindi allo sguardo autoriale del maestro Migliori per raccontare l’anima e la memoria storica, cultuale e artistica del Comunale di Bologna, che in concomitanza con l’inaugurazione della mostra, inaugura anche il portico appena restaurato. L’evento avrà luogo compatibilmente con la situazione epidemiologica nazionale e si svolgerà nel rispetto delle norme di sicurezza.
La mostra è correlata all’omonimo libro fotografico a cura di Denis Curti (Postcart Edizioni srl, 2020, 24 x 30 cm-152 pagine193 foto bn duotone, 8 foto colori).
Il progetto vuole essere un omaggio al Teatro Comunale di Bologna, che l’artista emiliano ha esplorato palmo a palmo per tre mesi consecutivi nella primavera-estate del 2019 per mettere in scena una sua personalissima storia, che riesce a restituire le atmosfere e le magie che abitano quel luogo: momenti di una vita teatrale quotidiana, che oggi assumono un valore particolarmente emozionante e significativo a causa del difficile momento storico che il teatro sta vivendo.
60 le immagini in bianco e nero in mostra, suddivise in due percorsi che dialogano tra di loro e che rappresentano le due prospettive opposte, che ha utilizzato Migliori nel suo racconto fotografico: dall’alto verso il basso e dal basso verso l’alto. Un efficace gioco di luci restituisce allo spettatore le sensazioni dell’autore: in particolare, l’allestimento dell’Archiginnasio, che ha come soggetto le strutture architettoniche, riporta lo stesso senso di vertigine che Migliori deve aver provato dopo essersi arrampicato nei luoghi più inaccessibili del teatro; mentre quello al Comunale, che vede come protagonisti i suoi abitanti, ovvero cantanti, musicisti, truccatori, parrucchieri, attrezzisti, corpo di danza…, immerge lo spettatore nella sconosciuta e sorprendente vita del dietro-le-quinte.
Ancora una volta sembra che la fotografia dell’autore sia il risultato di una messa in scena. È come se la realtà non gli bastasse mai e da qui la necessità di costruire altri mondi da percorrere nella massima libertà. Del resto Migliori ci ha insegnato che le sue immagini possono restituire idee, sentimenti e precisi punti di vista che poco hanno a che fare con la realtà. Il suo linguaggio è narrazione, trasfigurazione e interpretazione e il concetto di verità resta un’utopia lontana che, da tempo, ha smesso di essere il vero motivo delle sue produzioni. Migliori dunque stupisce ancora una volta con la sua inesauribile energia creativa. Il teatro diventa il pretesto per raccontare molte altre storie, opportunità per ricordare la sua esperienza artistica e la scena culturale della seconda metà del secolo scorso. Il teatro si trasforma in un contenitore di storie e di memorie, da quella più evidente, che viene messa in scena da cantanti, musicisti e ballerini fino alle più nascoste e immaginarie. Il racconto fotografico sul Teatro Comunale di Bologna si compone di una concatenazione di narrazioni personali, storiche, reali e fantastiche che rivelano un animo e un occhio artistico profondo e particolarmente sensibile alle vicende della vita, una ricchezza generata dalla stratificazione di memorie, conservate in quasi un secolo di esistenza.
La sua produzione fotografica da sempre si muove in modo trasversale rispetto ai diversi linguaggi dell’arte contemporanea. In questa nuova narrazione il maestro emiliano condensa la storia della fotografia e più di settant’anni di carriera. Gestualità, sperimentazione, concettualismo, performance e narrazione sono solo alcune delle caratteristiche del suo linguaggio, che ben si ritrovano anche in questa nuova produzione, segno di una coerenza progettuale difficile da rintracciare nel percorso della fotografia autoriale italiana.
Nino Migliori, come sottolinea il curatore, inserisce una precisa liturgia nella sua narrazione: attinge esperienze da rituali antichi e da tutte quelle situazioni che precedono lo spettacolo. In buona sostanza, queste fotografie ci concedono il privilegio di un backstage continuo e accendono i riflettori laddove è spesso proibito addentrarsi. Ed è così che il teatro sembra trasformarsi in un veliero, in particolar modo nelle ampie panoramiche dedicate all’antico meccanismo che muove il palcoscenico o quando Migliori decide di riprendere la scena dall’alto, come se osservasse dall’albero di maestra. In questa nuova narrazione il maestro emiliano condensa la storia della fotografia e più di settant’anni di carriera.
Questo progetto di libro e di mostra è l’esordio ufficiale del nostro lavoro – precisa Applied–E Il luogo prescelto è la citta di Bologna, cuore pulsante di un territorio caratterizzato proprio da quelle eccellenze che hanno generato la nascita della nostra realtà. Un Teatro scelto come soggetto ideale per rappresentare i temi della ricerca, della sperimentazione, della tecnologia e della versatilità.
È un onore poter avere una prima di così alto livello perché, con “Oltre il sipario”, il pensiero fluido di Applied trova un suo naturale habitat all’interno di un contesto ispirato alle emozioni che solo la bellezza può provocare. Insignito di questo privilegio è uno dei più apprezzati fotografi italiani: il bolognese Nino Migliori. Il suo è un suggestivo racconto dedicato alla magia del Teatro Comunale di Bologna. Con uno story telling visivo ripercorre l’intera spina dorsale del Teatro. Il racconto si sviluppa dall’alto verso il basso e riesce a raccogliere una quantità umana fatta di competenze e passioni. La punteggiatura di questo racconto è data dai volti e dai sorrisi, mentre la vera e propria grammatica delle immagini è costituita dallo stupore che prende forma davanti alla bellezza e alla storia di quel luogo. È un po' come dire che la progettualità visiva di Migliori può nascere solo nel bello, ma prende corpo solo nella condivisione.
Fulvio Macciardi, Sovrintendente del Teatro Comunale di Bologna, evidenzia come: “Attraverso l’occhio magico del grande artista Migliori possiamo far conoscere gli aspetti meno noti e intimi di questo nostro Teatro. La lente del fotografo dà luce alla vita vera, al cuore pulsante di questa istituzione, che è fatto di donne e uomini, emozioni e professionalità, artigianato e tecnologia, materia e ingegno. Lo stile di Migliori, così multi-linguistico, eclettico, non etichettabile, ben si sposa con lo spirito fervente e fremente del Teatro, la sua natura multiforme e la sua voce composita e cangiante. Ed è dunque proprio in questa trasposizione della quotidianità quasi ordinaria e prosaica del dietro-le-quinte sulla carta fotografica che la verità e la bellezza del nostro Teatro emergono e diventano poesia”.
La fotografia di Nino Migliori, dal 1948, svolge uno dei percorsi più diramati e interessanti della cultura d'immagine europea. Gli inizi appaiono divisi tra fotografia neorealista con una particolare idea di racconto in sequenza, e una sperimentazione sui materiali. Da una parte, quindi, in pochissimi anni, nasce un corpus segnato dalla cifra stilistica dominante dell'epoca, il cosiddetto neorealismo: una visione della realtà fondata sul primato del "popolare", con le sue subordinate di regionalismo e di umanitarismo. Sull'altro versante Migliori produce fotografie off-camera, opere che non hanno confronti nel panorama della fotografia mondiale, sono comprensibili solo se lette all'interno del versante più avanzato dell'informale europeo con esiti spesso in anticipo sui più conosciuti episodi pittorici. La ricerca continuerà nel corso degli anni coinvolgendo altri materiali e tecniche: polaroid, bleaching.
Dalla fine degli anni Sessanta il suo lavoro assume valenze concettuali ed è questa la direzione che negli anni successivi tende a prevalere. Sperimentatore, sensibile esploratore e alternativo lettore, le sue produzioni visive sono sempre state caratterizzate da una grande capacità visionaria che ha saputo infondere in un’opera originale ed inedita. Nuovi scenari e seduzioni si dispongono nell’opera in cui il progetto diviene composizione, territorio di esplorazione e punto di riflessione critica. Riflessione sull’uso della fotografia, sulla sua testimonianza attraverso la scoperta di rinnovate gestualità e contaminazioni. È l'autore che meglio rappresenta la straordinaria avventura della fotografia che, da strumento documentario, assume valori e contenuti legati all'arte, alla sperimentazione e al gioco. Oggi si considera Migliori come un vero architetto della visione. Ogni suo lavoro è frutto di un progetto preciso sul potere dell’immagine, tema che ha caratterizzato tutta la sua produzione. Sue opere sono conservate in importanti collezioni pubbliche e private fra le quali Mambo – Bologna; Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea - Torino; CSAC - Parma; Museo d'Arte Contemporanea Pecci - Prato; Galleria d'Arte Moderna - Roma; Calcografia Nazionale - Roma; MNAC Barcellona; Museum of Modern Art - New York; Museum of Fine Arts - Houston; Bibliothèque Nationale - Parigi; Museum of Fine Arts - Boston; Musée Reattu - Arles; Maison Européenne de la Photographie- Parigi, The Metropolitan Museum- New York, SFMOMA – San Francisco ed altri.
Il foyer e il portico del Teatro Comunale e il chiostro dell’Archiginnasio, luoghi emblematici nel cuore della città emiliana, ospitano le opere inedite di Oltre il sipario, mostra a cura di Denis Curti, che nasce da una idea di Applied, realtà che applica le tecnologie più avanzate al mondo dei processi industriali, proponendo soluzioni radicalmente innovative, in collaborazione con Teatro Comunale di Bologna e Fondazione Nino Migliori. Oltre il sipario è il primo dei progetti con cui gli imprenditori di Applied intendono restituire al territorio in cui operano parte di quanto ricevuto, facendo così conoscere storie di luoghi che fanno parte della memoria collettiva. Si è pensato quindi allo sguardo autoriale del maestro Migliori per raccontare l’anima e la memoria storica, cultuale e artistica del Comunale di Bologna, che in concomitanza con l’inaugurazione della mostra, inaugura anche il portico appena restaurato. L’evento avrà luogo compatibilmente con la situazione epidemiologica nazionale e si svolgerà nel rispetto delle norme di sicurezza.
La mostra è correlata all’omonimo libro fotografico a cura di Denis Curti (Postcart Edizioni srl, 2020, 24 x 30 cm-152 pagine193 foto bn duotone, 8 foto colori).
Il progetto vuole essere un omaggio al Teatro Comunale di Bologna, che l’artista emiliano ha esplorato palmo a palmo per tre mesi consecutivi nella primavera-estate del 2019 per mettere in scena una sua personalissima storia, che riesce a restituire le atmosfere e le magie che abitano quel luogo: momenti di una vita teatrale quotidiana, che oggi assumono un valore particolarmente emozionante e significativo a causa del difficile momento storico che il teatro sta vivendo.
60 le immagini in bianco e nero in mostra, suddivise in due percorsi che dialogano tra di loro e che rappresentano le due prospettive opposte, che ha utilizzato Migliori nel suo racconto fotografico: dall’alto verso il basso e dal basso verso l’alto. Un efficace gioco di luci restituisce allo spettatore le sensazioni dell’autore: in particolare, l’allestimento dell’Archiginnasio, che ha come soggetto le strutture architettoniche, riporta lo stesso senso di vertigine che Migliori deve aver provato dopo essersi arrampicato nei luoghi più inaccessibili del teatro; mentre quello al Comunale, che vede come protagonisti i suoi abitanti, ovvero cantanti, musicisti, truccatori, parrucchieri, attrezzisti, corpo di danza…, immerge lo spettatore nella sconosciuta e sorprendente vita del dietro-le-quinte.
Ancora una volta sembra che la fotografia dell’autore sia il risultato di una messa in scena. È come se la realtà non gli bastasse mai e da qui la necessità di costruire altri mondi da percorrere nella massima libertà. Del resto Migliori ci ha insegnato che le sue immagini possono restituire idee, sentimenti e precisi punti di vista che poco hanno a che fare con la realtà. Il suo linguaggio è narrazione, trasfigurazione e interpretazione e il concetto di verità resta un’utopia lontana che, da tempo, ha smesso di essere il vero motivo delle sue produzioni. Migliori dunque stupisce ancora una volta con la sua inesauribile energia creativa. Il teatro diventa il pretesto per raccontare molte altre storie, opportunità per ricordare la sua esperienza artistica e la scena culturale della seconda metà del secolo scorso. Il teatro si trasforma in un contenitore di storie e di memorie, da quella più evidente, che viene messa in scena da cantanti, musicisti e ballerini fino alle più nascoste e immaginarie. Il racconto fotografico sul Teatro Comunale di Bologna si compone di una concatenazione di narrazioni personali, storiche, reali e fantastiche che rivelano un animo e un occhio artistico profondo e particolarmente sensibile alle vicende della vita, una ricchezza generata dalla stratificazione di memorie, conservate in quasi un secolo di esistenza.
La sua produzione fotografica da sempre si muove in modo trasversale rispetto ai diversi linguaggi dell’arte contemporanea. In questa nuova narrazione il maestro emiliano condensa la storia della fotografia e più di settant’anni di carriera. Gestualità, sperimentazione, concettualismo, performance e narrazione sono solo alcune delle caratteristiche del suo linguaggio, che ben si ritrovano anche in questa nuova produzione, segno di una coerenza progettuale difficile da rintracciare nel percorso della fotografia autoriale italiana.
Nino Migliori, come sottolinea il curatore, inserisce una precisa liturgia nella sua narrazione: attinge esperienze da rituali antichi e da tutte quelle situazioni che precedono lo spettacolo. In buona sostanza, queste fotografie ci concedono il privilegio di un backstage continuo e accendono i riflettori laddove è spesso proibito addentrarsi. Ed è così che il teatro sembra trasformarsi in un veliero, in particolar modo nelle ampie panoramiche dedicate all’antico meccanismo che muove il palcoscenico o quando Migliori decide di riprendere la scena dall’alto, come se osservasse dall’albero di maestra. In questa nuova narrazione il maestro emiliano condensa la storia della fotografia e più di settant’anni di carriera.
Questo progetto di libro e di mostra è l’esordio ufficiale del nostro lavoro – precisa Applied–E Il luogo prescelto è la citta di Bologna, cuore pulsante di un territorio caratterizzato proprio da quelle eccellenze che hanno generato la nascita della nostra realtà. Un Teatro scelto come soggetto ideale per rappresentare i temi della ricerca, della sperimentazione, della tecnologia e della versatilità.
È un onore poter avere una prima di così alto livello perché, con “Oltre il sipario”, il pensiero fluido di Applied trova un suo naturale habitat all’interno di un contesto ispirato alle emozioni che solo la bellezza può provocare. Insignito di questo privilegio è uno dei più apprezzati fotografi italiani: il bolognese Nino Migliori. Il suo è un suggestivo racconto dedicato alla magia del Teatro Comunale di Bologna. Con uno story telling visivo ripercorre l’intera spina dorsale del Teatro. Il racconto si sviluppa dall’alto verso il basso e riesce a raccogliere una quantità umana fatta di competenze e passioni. La punteggiatura di questo racconto è data dai volti e dai sorrisi, mentre la vera e propria grammatica delle immagini è costituita dallo stupore che prende forma davanti alla bellezza e alla storia di quel luogo. È un po' come dire che la progettualità visiva di Migliori può nascere solo nel bello, ma prende corpo solo nella condivisione.
Fulvio Macciardi, Sovrintendente del Teatro Comunale di Bologna, evidenzia come: “Attraverso l’occhio magico del grande artista Migliori possiamo far conoscere gli aspetti meno noti e intimi di questo nostro Teatro. La lente del fotografo dà luce alla vita vera, al cuore pulsante di questa istituzione, che è fatto di donne e uomini, emozioni e professionalità, artigianato e tecnologia, materia e ingegno. Lo stile di Migliori, così multi-linguistico, eclettico, non etichettabile, ben si sposa con lo spirito fervente e fremente del Teatro, la sua natura multiforme e la sua voce composita e cangiante. Ed è dunque proprio in questa trasposizione della quotidianità quasi ordinaria e prosaica del dietro-le-quinte sulla carta fotografica che la verità e la bellezza del nostro Teatro emergono e diventano poesia”.
La fotografia di Nino Migliori, dal 1948, svolge uno dei percorsi più diramati e interessanti della cultura d'immagine europea. Gli inizi appaiono divisi tra fotografia neorealista con una particolare idea di racconto in sequenza, e una sperimentazione sui materiali. Da una parte, quindi, in pochissimi anni, nasce un corpus segnato dalla cifra stilistica dominante dell'epoca, il cosiddetto neorealismo: una visione della realtà fondata sul primato del "popolare", con le sue subordinate di regionalismo e di umanitarismo. Sull'altro versante Migliori produce fotografie off-camera, opere che non hanno confronti nel panorama della fotografia mondiale, sono comprensibili solo se lette all'interno del versante più avanzato dell'informale europeo con esiti spesso in anticipo sui più conosciuti episodi pittorici. La ricerca continuerà nel corso degli anni coinvolgendo altri materiali e tecniche: polaroid, bleaching.
Dalla fine degli anni Sessanta il suo lavoro assume valenze concettuali ed è questa la direzione che negli anni successivi tende a prevalere. Sperimentatore, sensibile esploratore e alternativo lettore, le sue produzioni visive sono sempre state caratterizzate da una grande capacità visionaria che ha saputo infondere in un’opera originale ed inedita. Nuovi scenari e seduzioni si dispongono nell’opera in cui il progetto diviene composizione, territorio di esplorazione e punto di riflessione critica. Riflessione sull’uso della fotografia, sulla sua testimonianza attraverso la scoperta di rinnovate gestualità e contaminazioni. È l'autore che meglio rappresenta la straordinaria avventura della fotografia che, da strumento documentario, assume valori e contenuti legati all'arte, alla sperimentazione e al gioco. Oggi si considera Migliori come un vero architetto della visione. Ogni suo lavoro è frutto di un progetto preciso sul potere dell’immagine, tema che ha caratterizzato tutta la sua produzione. Sue opere sono conservate in importanti collezioni pubbliche e private fra le quali Mambo – Bologna; Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea - Torino; CSAC - Parma; Museo d'Arte Contemporanea Pecci - Prato; Galleria d'Arte Moderna - Roma; Calcografia Nazionale - Roma; MNAC Barcellona; Museum of Modern Art - New York; Museum of Fine Arts - Houston; Bibliothèque Nationale - Parigi; Museum of Fine Arts - Boston; Musée Reattu - Arles; Maison Européenne de la Photographie- Parigi, The Metropolitan Museum- New York, SFMOMA – San Francisco ed altri.
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