A Napoli dall’8 giugno al 16 ottobre
Amori divini: al MANN tutta la magia dei miti greci
Courtesy Museo Archeologico Nazionale di Napoli |
Amori Divini. Bertel Thorvaldsen, Ganimede abbevera l'aquila
Francesca Grego
08/06/2017
Napoli - Dalla disperata corsa di Dafne, che pur di sfuggire alle avance di Apollo si lasciò trasformare in un albero di alloro, al ratto della principessa Europa, ghermita da Zeus nelle sembianze di un toro bianco e trasportata tra le onde dalla città fenicia di Tiro fino a Creta.
Un raffinato itinerario si muove tra i più affascinanti miti greci, seguendo il filo rosso della metamorfosi e della seduzione.
È la mostra Amori Divini, inaugurata oggi al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, che celebra la straordinaria potenza narrativa dell’arte di Pompei e della Magna Grecia, accostandola a opere più recenti, da Baccio Bandinelli a Giambattista Tiepolo e Nicolas Poussin.
Le preziose sale attigue al salone della Meridiana, chiuse dal 2014, riuniscono un numero stupefacente di capolavori provenienti dai siti archeologici vesuviani, dal Museo di Capodimonte, dagli Uffizi, dai Musei Vaticani e dal Museo del Bargello, nonché da prestigiose istituzioni internazionali come il Louvre di Parigi, l’Ermitage di San Pietroburgo, il Paul Getty Museum di Los Angeles, il Kunsthistorisches Museum di Vienna.
“Queste cose non avvennero mai, ma sono sempre”, recita la frase di Sallustio che accoglie i visitatori all’inizio del percorso espositivo.
Ecco dunque la Danae sedotta da una pioggia d’oro che stregò Tiziano e Gustav Klimt, gli amori tra Leda e il cigno divino, fonte d’ispirazione per Leonardo e Rubens, il mito di Narciso di psicoanalitica memoria: 80 opere, tra pitture parietali, vasi decorati, sculture, suppellettili greche e romane, rinnovano la malia delle Metamorfosi di Ovidio.
A testimonianza dell’immarcescibile fortuna dell’immaginario greco, 20 dipinti e sculture dal Rinascimento al XIX secolo sono accostati ai preziosi reperti. Da Ermafrodito e Salmacide di Bartholomäus Spranger (1580), Diana e Atteone di Louis Galloche (1725), Ganimede e l’aquila di Bertel Thorvaldsen (1817), al mito fondativo della civiltà occidentale: il ratto di Europa, rappresentato dalle bellissime pitture della Casa di Giasone di Pompei, dal dipinto seicentesco di Guido Cagnacci, come dal pregiato cratere di Paestum, dove mirabili figure rosse ritraggono la futura regina di Creta sul dorso del toro divino.
Non solo una travolgente girandola di storie e immagini, ma anche un viaggio erudito nei meccanismi di trasmissione e rielaborazione moderna degli archetipi, che nel corso dei secoli andarono incontro a trasformazioni, modifiche e ampliamenti, in cui la scoperta o il successo di fonti letterarie e iconografiche antiche giocarono un ruolo cruciale.
Teatro d’eccezione, le sale del MANN pavimentate a metà dell'Ottocento con marmi antichi intarsiati e splendidi mosaici, usando pezzi recuperati da siti come Villa Jovis a Capri.
Da non perdere il Mosaico del Belvedere, proveniente dalla Villa dei Papiri di Ercolano, insieme a un’importante campionatura della collezione vascolare del museo, anticipazione del nuovo allestimento che sarà visibile dal 2018.
A cura di Anna Anguissola e Carmela Capaldi insieme a Luigi Gallo e Daniela Sampaolo, con l’organizzazione di Electa, Amori Divini sarà in programma al Museo Archeologico di Napoli fino al 16 ottobre.
La mostra fa parte di un ampio programma espositivo promosso dal MANN, nella persona di Paolo Giulierini, e dal Mibact insieme al Parco Archeologico di Pompei, dedicato ai rapporti tra Pompei, il mondo romano e il Mediterraneo antico.
Leggi anche:
• Nel cuore del Mediterraneo: Pompei e i Greci
• Picasso e Napoli: Parade
Un raffinato itinerario si muove tra i più affascinanti miti greci, seguendo il filo rosso della metamorfosi e della seduzione.
È la mostra Amori Divini, inaugurata oggi al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, che celebra la straordinaria potenza narrativa dell’arte di Pompei e della Magna Grecia, accostandola a opere più recenti, da Baccio Bandinelli a Giambattista Tiepolo e Nicolas Poussin.
Le preziose sale attigue al salone della Meridiana, chiuse dal 2014, riuniscono un numero stupefacente di capolavori provenienti dai siti archeologici vesuviani, dal Museo di Capodimonte, dagli Uffizi, dai Musei Vaticani e dal Museo del Bargello, nonché da prestigiose istituzioni internazionali come il Louvre di Parigi, l’Ermitage di San Pietroburgo, il Paul Getty Museum di Los Angeles, il Kunsthistorisches Museum di Vienna.
“Queste cose non avvennero mai, ma sono sempre”, recita la frase di Sallustio che accoglie i visitatori all’inizio del percorso espositivo.
Ecco dunque la Danae sedotta da una pioggia d’oro che stregò Tiziano e Gustav Klimt, gli amori tra Leda e il cigno divino, fonte d’ispirazione per Leonardo e Rubens, il mito di Narciso di psicoanalitica memoria: 80 opere, tra pitture parietali, vasi decorati, sculture, suppellettili greche e romane, rinnovano la malia delle Metamorfosi di Ovidio.
A testimonianza dell’immarcescibile fortuna dell’immaginario greco, 20 dipinti e sculture dal Rinascimento al XIX secolo sono accostati ai preziosi reperti. Da Ermafrodito e Salmacide di Bartholomäus Spranger (1580), Diana e Atteone di Louis Galloche (1725), Ganimede e l’aquila di Bertel Thorvaldsen (1817), al mito fondativo della civiltà occidentale: il ratto di Europa, rappresentato dalle bellissime pitture della Casa di Giasone di Pompei, dal dipinto seicentesco di Guido Cagnacci, come dal pregiato cratere di Paestum, dove mirabili figure rosse ritraggono la futura regina di Creta sul dorso del toro divino.
Non solo una travolgente girandola di storie e immagini, ma anche un viaggio erudito nei meccanismi di trasmissione e rielaborazione moderna degli archetipi, che nel corso dei secoli andarono incontro a trasformazioni, modifiche e ampliamenti, in cui la scoperta o il successo di fonti letterarie e iconografiche antiche giocarono un ruolo cruciale.
Teatro d’eccezione, le sale del MANN pavimentate a metà dell'Ottocento con marmi antichi intarsiati e splendidi mosaici, usando pezzi recuperati da siti come Villa Jovis a Capri.
Da non perdere il Mosaico del Belvedere, proveniente dalla Villa dei Papiri di Ercolano, insieme a un’importante campionatura della collezione vascolare del museo, anticipazione del nuovo allestimento che sarà visibile dal 2018.
A cura di Anna Anguissola e Carmela Capaldi insieme a Luigi Gallo e Daniela Sampaolo, con l’organizzazione di Electa, Amori Divini sarà in programma al Museo Archeologico di Napoli fino al 16 ottobre.
La mostra fa parte di un ampio programma espositivo promosso dal MANN, nella persona di Paolo Giulierini, e dal Mibact insieme al Parco Archeologico di Pompei, dedicato ai rapporti tra Pompei, il mondo romano e il Mediterraneo antico.
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