In mostra dal 14 ottobre nella città dei Sassi

Ritorno a Matera: dalle collezioni della Banca d'Italia, un dialogo tra Carlo Levi e Luigi Guerricchio

Carlo Levi, Enrico sul divano, 1931 | Courtesy Collezioni Banca d'Italia
 

Francesca Grego

13/10/2021

Matera - Quando Carlo Levi raggiunse il suo luogo di confino nella Basilicata profonda, gli sembrò di trovarsi oltre le frontiere della realtà: un abisso lo separava dalla vita conosciuta fino ad allora nelle città industrializzate del Nord Italia e della Francia, e perfino il pennello si rifiutava di lavorare di fronte ai paesaggi aridi dei calanchi, dove la primavera sembrava durare poco più di un battito di ciglia. Non sapeva ancora l’artista, intellettuale e attivista torinese che quell’esperienza, poi raccontata nel volume Cristo si è fermato a Eboli, gli avrebbe regalato un rapporto con la realtà ancora più alto e pieno, anima della pittura e dell’impegno politico degli anni a venire. Si muove su questo terreno la mostra dossier Il Realismo di Carlo Levi e di Luigi Guerricchio. Opere scelte della Banca d’Italia, prossima all’apertura proprio al Museo Nazionale di Matera che nel settecentesco Palazzo Lanfranchi custodisce nuclei preziosi del lavoro di entrambi.


Carlo Levi, Amanti, 1960-1970 | Courtesy Collezioni Banca d'Italia

Da giovedì 14 ottobre fino al 16 gennaio 2022, otto dipinti - tra i cui quattro inediti - saranno testimoni del confronto serrato, appassionato, rigoroso e dinamico che Levi e Guerricchio, separati dallo spazio di una generazione e uniti non solo dalla frequentazione delle terre lucane, hanno ingaggiato con il reale tra gli anni Trenta e gli anni Novanta del Novecento. Intorno, le opere della collezione contemporanea del museo, in primis il monumentale telero Lucania ’61, che Levi dipinse in occasione della mostra Italia ’61 come contributo della Basilicata alle celebrazioni per il centenario dell’Unità d’Italia e che condensa il legame poetico e civile tra l’artista e la regione. 


Carlo Levi, Ritratto di donna con gli occhi chiusi, 1937 | Courtesy Collezioni Banca d'Italia

Stili, momenti e ispirazioni diversi convivono nell’itinerario curato da Mauro Vincenzo Fontana per Palazzo Lanfranchi, specchio delle numerose sperimentazioni condotte dai protagonisti ma anche della profonda coerenza che ne ha caratterizzato il percorso artistico. Di Levi abbiamo occasione di ricostruire la carriera quasi per intero: da Enrico sul divano del ’31, che illustra il legame dell’artista con il Gruppo dei Sei di Torino e le sue relazioni con la pittura europea, a Donna che legge del 1961, dove potenti pennellate materiche sembrano fondere in un’unica entità il soggetto e la natura circostante. “Non esiste distinzione fra l’uomo e l’animale, tra l’uomo e la pianta; ed il sole, la pioggia, la foresta, la generazione e la morte, il mondo intero che ci circonda sono tutt’uno con la persona che vive come un albero, si radica al suolo, fiorisce, dà frutto e, a suo tempo, avvizzisce”, scriveva infatti l’autore in L’orologio. E se con tratti quasi espressionisti Amanti (1960-1970) rivela il topos dell’abbraccio, ricorrente nella carriera di Levi, Ritratto di donna con gli occhi chiusi (1937), dal tocco libero e luminoso, ci regala un ritratto dell’amica e modella Paola, moglie di Adriano Olivetti.


Luigi Guerricchio, I Sassi | Courtesy Collezioni Banca d'Italia

Ma la mostra è anche l’occasione per scoprire un’artista rimasto per troppo tempo nell’ombra, il materano Luigi Guerricchio, la cui appartenenza alle collezioni della Banca d’Italia è una garanzia. Classe 1932, Guerricchio è una specie di genius loci della città dei Sassi, della quale ha ritratto paesaggi e umanità. Tra i quattro quadri arrivati per la mostra e le 150 opere conservate nelle raccolte del museo, a Palazzo Lanfranchi il pittore si svela oltre i luoghi comuni, mostrando tutta la ricchezza delle sue ricerche.

Il percorso di Guerricchio è speculare rispetto a quello di Levi, che fu per lui un grande maestro e dal quale mutuò certamente il metodo basato sulla fotografia: per poter guardare la sua terra, Ginetto dovette andare lontano, da Napoli alla Roma spumeggiante degli anni Cinquanta, da Salisburgo - dove frequentò i corsi di Oskar Kokoschka e Giacomo Manzù - a Milano, dove entrò in contatto con il movimento Corrente. Dotato dell’artiglio di un disegnatore nato, come notò Leonardo Sinisgalli, Guerricchio si è distinto nella pittura come nella scultura e nell’incisione, rielaborando in maniera originale le lezioni del Cubismo e di Cézanne, dell’Espressionismo e dell’Informale. 
Il ritorno a casa alla fine degli anni Cinquanta non fu una scelta facile, ma solo così Ginetto poté partecipare alla rinascita della città oggi Patrimonio Unesco e all’acceso dibattito che l’ha introdotta, mentre i rioni scavati nella roccia si popolavano di artisti come José Ortega e Pietro Consagra. Lo stile negli anni è mutato ancora, in omaggio ad una figurazione sempre più nitida e leggibile, frutto di un rapporto sensoriale con la realtà. Nelle opere della Banca d’Italia lo si può quasi toccare con mano, tra vivide rappresentazioni della vita contadina e scorci dei Sassi deserti, ma pregni di vita e pronti a ripopolarsi.


Luigi Guerricchio, I Sassi | Courtesy Collezioni Banca d'Italia

Sostenuta e promossa dalla Banca d’Italia in sinergia con il Museo Nazionale di Matera, il Centro Carlo Levi di Matera e la Fondazione Carlo Levi di Roma Il Realismo di Carlo Levi e di Luigi Guerricchio. Opere scelte della Banca d’Italia è accompagnata da un ricco catalogo scientifico con contributi di Daniela Fonti, Antonella Lavorgna, Mariadelaide Cuozzo, Lorenzo Rota e schede delle opere curate da Gianni Garaguso. 



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