Dal 24 ottobre al 2 febbraio al Centro Trevi-Trevilab

Il sacro, le guerre, il culto dei morti. Gli Etruschi, artisti e artigiani, si raccontano a Bolzano

Antefissa a testa nimbata di satiro, V sec. a.C., Terracotta policroma © Courtesy of Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia
 

Samantha De Martin

24/07/2024

Bolzano - Uno specchio, un’antefissa a forma di testa di satiro, un’anfora del VI secolo a.C.
Il fascino misterioso del popolo etrusco passa attraverso una serie di importanti reperti in arrivo a Bolzano dal Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia. Dal 24 ottobre al 2 febbraio il Centro Trevi-Trevilab accoglierà la mostra Etruschi. Artisti e artigiani promossa dalla Provincia autonoma di Bolzano, Cultura italiana, in collaborazione con il museo romano che conserva la più importante raccolta di reperti etruschi al mondo.

Come annunciato dalle curatrici, Maria Paola Guidobaldi e Valentina Belfiore, il percorso espositivo, lungi dall’essere una generica esposizione dedicata al popolo etrusco, proporrà un’indagine specifica della loro grande civiltà, volta a valorizzare quella celebre produzione artistica e artigianale che caratterizza queste antiche popolazioni.
“Le manifestazioni dell’artigianato artistico - spiegano le curatrici - rappresentano un medium privilegiato per accostarsi alla conoscenza e allo studio degli Etruschi. La mostra intende offrire un excursus tanto sintetico quanto evocativo dei capolavori e delle più caratteristiche produzioni dell’artigianato, del pantheon etrusco e delle forme di devozione diffuse a vari livelli della società. Al tempo stesso l’occasione si configura come una straordinaria possibilità di conoscere alcuni documenti solitamente conservati nei depositi, che non sono da meno rispetto a quelli abitualmente esposti”.


Specchio con Turan, Elina,Ermania, Elachsantre, 475-450 a.C. Bronzo, fusione a cera persa © Courtesy of Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia

Il racconto si snoderà attraverso otto capitoli, sintetizzati nelle otto sezioni della mostra, dai reperti connessi al rito funerario alle produzioni artigianali più tipiche, come quella dei buccheri, dalle anfore a figure nere di fattura greca, firmate da Nikosthenes, realizzate dal celebre maestro greco per la migliore clientela etrusca alle creazioni di artisti e artigiani etruschi che, come i loro “colleghi” greci, firmano le loro creazioni.

Accanto ai capolavori di celebrati maestri, riservati ai pochi fortunati che potevano permetterseli, è possibile apprezzare in mostra alcuni esempi della produzione accessibile a tutti, come il vasellame da mensa e gli utensili destinati al banchetto o alla toeletta. Gli Etruschi primeggiavano nella lavorazione del bronzo, applicata anche alla forgiatura e alla cesellatura delle armature, come si evince in mostra dai pregiati elmi etrusco-italici. I visitatori avranno l’opportunità di sfogliare la quotidianità, scoprendo interessanti curiosità relative ai banchetti, alle feste, alle guerre che coinvolsero questo popolo, ma anche al sacro e al culto dei morti.
Alla sfera del sacro è infatti dedicata l’ottava e ultima sezione del percorso, che abbraccia testimonianze di dediche, bronzetti votivi, offerte e strumenti per il culto e per l’esercizio di pratiche divinatorie. Quando da domestico diventava collettivo, il culto etrusco trovava riferimento in templi, sul modello greco e romano.


Copia in resina del cosiddetto “Fegato di Piacenza”. L’originale era forse utilizzato per istruire gli aruspici nella pratica divinatoria. Copia moderna Resina dipinta © Courtesy of Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia

Gli Etruschi diedero vita a una loro specifica architettura templare, descritta da Vitruvio, documentata in mostra dall’antefissa di un tempio con raffigurata una testa di sileno. Ampi apparati illustrativi e una linea del tempo - che consentiranno di collocare i singoli reperti nel più ampio contesto al quale erano in origine destinati e di seguire l’evoluzione di una civiltà che ha segnato la storia della penisola e dell’Europa - arricchiranno l’allestimento per permettere di riscoprire, a distanza di duemila anni, il fascino e il mistero di una civiltà gloriosa.

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