La Barca Sublime: la "reggia galleggiante" dei Savoia per la prima volta in esposizione
Venaria Reale, Torino |
Bucintoro del Re di Sardegna, mostra la Barca Sublime, Venaria Reale, 2012, Torino
03/12/2012
Torino - Non è solo con la magnificenza di castelli e palazzi che i sovrani hanno cercato di rappresentare potenza e prestigio delle proprie casate. Il Bucintoro torinese, fatto costruire nel 1729 da Vittorio Amedeo II di Savoia, ne è una testimonianza. Si tratta di una sontuosa imbarcazione da parata per la navigazione fluviale che si ispira a quelle su cui i Dogi Veneziani, una volta l’anno, nel giorno dell’Ascensione, celebravano il famoso “matrimonio con il mare”.
Si tratta, per dimensioni e ricchezza di decorazioni, di una vera e propria “reggia galleggiante” con la quale il regnante di Casa Savoia intendeva probabilmente celebrare l’acquisizione del titolo di Re di Sicilia e di Re di Sardegna, ottenuti rispettivamente nel 1713 e nel 1720, che comportavano il raggiungimento per il regno dell’agognato sbocco sul mare.
Molto probabilmente il progetto della preziosa imbarcazione, per la quale furono investiti oltre 34.000 lire del Piemonte, ovvero circa 3 milioni di euro attuali, fu affidato all’architetto di corte Filippo Juvarra, lo stesso che in quegli anni attendeva all’ampliamento della Reggia di Venaria e alla costruzione della Palazzina di Stupinigi.
Il ricco apparato decorativo si deve al veneziano Matteo Calderoni che realizzò, a prua, un gruppo scultoreo intagliato e dorato raffigurante Narciso affiancato da sagome di vecchi barbuti, allegorie dei fiumi Adige e Po e, a poppa, un altro gruppo dorato con due cavalli marini con al centro il timone a barra in forma di drago. Completa la decorazione un fregio dorato in altorilievo che corre lungo tutto il corpo dello scafo, e rappresenta figure di neredi, tritoni e divinità marine.
Il tiemo, ossia la cabina per gli ospiti, lunga circa 5 metri, ha 9 finestre in cristallo con scuri lignei, anche questi decorati. In origine accoglieva anche due piccoli troni e una tavola dorata per i sovrani, oggetti dispersi nel corso del tempo. Sul soffitto il tiemo riporta le insegne reali e il dipinto che rappresenta “La pace tra Papa Niccolò V e Amedeo VIII, duca di Savoia” e sui pennacchi le diciture “Fert” e “Opportune”, riferite alle imprese ed ai motti propri della dinastia.
I cantieri navali che la realizzarono furono i cosiddetti “squeri” di Venezia, dove normalmente si costruivano e riparavano gondole e altre piccole imbarcazioni della tradizione navale locale, che in quell’occasione però dettero una prova di abilità degna dei cantieri dell’Arsenale della Serenissima, che erano quelli preposti alla costruzione dei bucintori dei dogi. E poiché l’ultimo superstite di questi fu distrutto dal fuoco nel lontano1798, il bucintoro torinese, lungo 16 metri per 2,60 di larghezza e con albero alto 12,20 metri, rimane oggi l’unico esemplare del genere esistente al mondo.
Per portarla da Venezia a Torino, subito dopo la costruzione, viaggò a traino animale sul Po per più di trenta gioni, per arrivare a destinazione il 4 settembre 1731.
Dopo aver fatto da ambientazione ad importanti eventi celebrativi e a diverse nozze regali, nel 1869 Vittorio Emanuele II Bucintoro fu donato alla città di Torino che nel 1873 fu trasferita dal Valentino al Museo Civico presso Palazzo Madama. Nel 2000, poi, iniziano i lavori di restauro, realizzati grazie ad un investimento di 250.000 euro e affidato al Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale. Ed è proprio qui che, per la prima volta in assoluto, dopo anni e anni di conservazione nei depositi museali, l’imbarcazione è stata esposta al pubblico.
Nicoletta Speltra
Si tratta, per dimensioni e ricchezza di decorazioni, di una vera e propria “reggia galleggiante” con la quale il regnante di Casa Savoia intendeva probabilmente celebrare l’acquisizione del titolo di Re di Sicilia e di Re di Sardegna, ottenuti rispettivamente nel 1713 e nel 1720, che comportavano il raggiungimento per il regno dell’agognato sbocco sul mare.
Molto probabilmente il progetto della preziosa imbarcazione, per la quale furono investiti oltre 34.000 lire del Piemonte, ovvero circa 3 milioni di euro attuali, fu affidato all’architetto di corte Filippo Juvarra, lo stesso che in quegli anni attendeva all’ampliamento della Reggia di Venaria e alla costruzione della Palazzina di Stupinigi.
Il ricco apparato decorativo si deve al veneziano Matteo Calderoni che realizzò, a prua, un gruppo scultoreo intagliato e dorato raffigurante Narciso affiancato da sagome di vecchi barbuti, allegorie dei fiumi Adige e Po e, a poppa, un altro gruppo dorato con due cavalli marini con al centro il timone a barra in forma di drago. Completa la decorazione un fregio dorato in altorilievo che corre lungo tutto il corpo dello scafo, e rappresenta figure di neredi, tritoni e divinità marine.
Il tiemo, ossia la cabina per gli ospiti, lunga circa 5 metri, ha 9 finestre in cristallo con scuri lignei, anche questi decorati. In origine accoglieva anche due piccoli troni e una tavola dorata per i sovrani, oggetti dispersi nel corso del tempo. Sul soffitto il tiemo riporta le insegne reali e il dipinto che rappresenta “La pace tra Papa Niccolò V e Amedeo VIII, duca di Savoia” e sui pennacchi le diciture “Fert” e “Opportune”, riferite alle imprese ed ai motti propri della dinastia.
I cantieri navali che la realizzarono furono i cosiddetti “squeri” di Venezia, dove normalmente si costruivano e riparavano gondole e altre piccole imbarcazioni della tradizione navale locale, che in quell’occasione però dettero una prova di abilità degna dei cantieri dell’Arsenale della Serenissima, che erano quelli preposti alla costruzione dei bucintori dei dogi. E poiché l’ultimo superstite di questi fu distrutto dal fuoco nel lontano1798, il bucintoro torinese, lungo 16 metri per 2,60 di larghezza e con albero alto 12,20 metri, rimane oggi l’unico esemplare del genere esistente al mondo.
Per portarla da Venezia a Torino, subito dopo la costruzione, viaggò a traino animale sul Po per più di trenta gioni, per arrivare a destinazione il 4 settembre 1731.
Dopo aver fatto da ambientazione ad importanti eventi celebrativi e a diverse nozze regali, nel 1869 Vittorio Emanuele II Bucintoro fu donato alla città di Torino che nel 1873 fu trasferita dal Valentino al Museo Civico presso Palazzo Madama. Nel 2000, poi, iniziano i lavori di restauro, realizzati grazie ad un investimento di 250.000 euro e affidato al Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale. Ed è proprio qui che, per la prima volta in assoluto, dopo anni e anni di conservazione nei depositi museali, l’imbarcazione è stata esposta al pubblico.
Nicoletta Speltra
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