Fino al 16 settembre 2024 a Venezia
Ultimi due giorni della grande mostra su Jean Cocteau alla Guggenheim di Venezia
Jean Cocteau. La rivincita del giocoliere | Foto: © Luca Muscarà per ARTE.it
Luca Muscarà
15/09/2024
Venezia - “Je débute” (sto iniziando) è il paradossale auto-epitaffio con cui il poeta Cocteau sceglie di essere ricordato nel suo Messaggio all’anno 2000 che chiude la magnifica mostra Jean Cocteau. La rivincita del giocoliere ancora oggi e domani alla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia. Nel rivolgersi ai posteri in questo video del 1962, lo straordinario e versatile artista francese, nato nel 1889, dà prova di tutta la sua modernità per consegnarci il suo messaggio finale.
Jean Cocteau. La rivincita del giocoliere | Foto: © Luca Muscarà per ARTE.it
È un messaggio di pregnante attualità. Non dalla scienza ma dall’arte proviene la verità umana, non dalla storia ma dal mito, che pur costruito sulle menzogne, trascende il tempo, come l’artista stesso. E l’arte non proviene da mitica ispirazione, è espirazione, pneumatica fuoriuscita dell’artista-operatore che lascia trapelare le forze che lo abitano al di là della propria coscienza e razionalità. Il cammino di Cocteau emerge così attraverso i disegni, dai dipinti, dai gioielli, dalle fotografie, dai libri e dai film - ben 150 opere riunite dalla validissima cura di Kenneth Silver (NYU) in una mirabile sequenza di stanze che ci guida a ripercorrere le più importanti tappe della sua poliedrica ricerca artistica.
Jean Cocteau, La paura dona le ali al coraggio (La Peur donnant des ailes au courage), 1938, Grafite, gesso e pastello su cotone, 154.9 × 272.1 cm, Collezione Phoenix Art Museum, Donazione Mr. Cornelius Ruxton Love Jr. | © Adagp/Comité Cocteau, Paris, by SIAE 2024
La mostra così ci trasporta dalle atmosfere della Montparnasse prima della Grande Guerra a quelle europee della Guerra di Spagna con La paura dona le ali al coraggio (1938) avvicinandosi a noi in quelle del secondo dopoguerra esemplificate dalla Venezia della stessa Peggy a quelle dei soggiorni sulla Cote d’Azur, illuminando il Novecento delle Avanguardie europee e transatlantiche. Dai Ballets Russes di Djagilev alla magnifica Spada di accademico di Francia (1955), da lui disegnata e realizzata da Cartier, attraversando la propria omosessualità, la dipendenza da oppio l’enfant terrible diviene parent non meno terrible, senza mai rinunciare a lasciare un segno profondo e al tempo stesso giocoso, la rivincita del giocoliere.
Vedi anche:
• Un giocoliere alla Collezione Peggy Guggenheim. La grande mostra su Jean Cocteau
• Jean Cocteau. La rivincita del giocoliere
• Avvenimento #2 Ho amato un sogno?
Jean Cocteau. La rivincita del giocoliere | Foto: © Luca Muscarà per ARTE.it
È un messaggio di pregnante attualità. Non dalla scienza ma dall’arte proviene la verità umana, non dalla storia ma dal mito, che pur costruito sulle menzogne, trascende il tempo, come l’artista stesso. E l’arte non proviene da mitica ispirazione, è espirazione, pneumatica fuoriuscita dell’artista-operatore che lascia trapelare le forze che lo abitano al di là della propria coscienza e razionalità. Il cammino di Cocteau emerge così attraverso i disegni, dai dipinti, dai gioielli, dalle fotografie, dai libri e dai film - ben 150 opere riunite dalla validissima cura di Kenneth Silver (NYU) in una mirabile sequenza di stanze che ci guida a ripercorrere le più importanti tappe della sua poliedrica ricerca artistica.
Jean Cocteau, La paura dona le ali al coraggio (La Peur donnant des ailes au courage), 1938, Grafite, gesso e pastello su cotone, 154.9 × 272.1 cm, Collezione Phoenix Art Museum, Donazione Mr. Cornelius Ruxton Love Jr. | © Adagp/Comité Cocteau, Paris, by SIAE 2024
La mostra così ci trasporta dalle atmosfere della Montparnasse prima della Grande Guerra a quelle europee della Guerra di Spagna con La paura dona le ali al coraggio (1938) avvicinandosi a noi in quelle del secondo dopoguerra esemplificate dalla Venezia della stessa Peggy a quelle dei soggiorni sulla Cote d’Azur, illuminando il Novecento delle Avanguardie europee e transatlantiche. Dai Ballets Russes di Djagilev alla magnifica Spada di accademico di Francia (1955), da lui disegnata e realizzata da Cartier, attraversando la propria omosessualità, la dipendenza da oppio l’enfant terrible diviene parent non meno terrible, senza mai rinunciare a lasciare un segno profondo e al tempo stesso giocoso, la rivincita del giocoliere.
Vedi anche:
• Un giocoliere alla Collezione Peggy Guggenheim. La grande mostra su Jean Cocteau
• Jean Cocteau. La rivincita del giocoliere
• Avvenimento #2 Ho amato un sogno?
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