GEN Z ART STORIEZ, l’8 dicembre il terzo episodio sui canali web e social
Le donne e l'arte. Alla Collezione Peggy Guggenheim la Generazione Z interroga "La pastorella" di Leonor Fini
Samantha De Martin
08/12/2021
Venezia - Una donna corpulenta, simile a una guerriera dalla provocante fisicità, guida il gregge di sfingi ai suoi piedi, figure fantastiche, dallo sguardo lascivo, metà donne, metà leoni.
Nella sua espressione eroica, intrisa di un vibrante desiderio di libertà, si riconosce l’artista Leonor Fini che nel 1941 dipinge questa tela intitolata “La pastorella delle sfingi”.
A fare da cornice a questa scena cupa i resti di un banchetto, mentre le protagoniste, schierate in atteggiamento da battaglia, riflettono il carattere aggressivo che gli stereotipi associano di solito al genere maschile.
Come si presenterebbe quest’opera se ad eseguirla fosse stato un uomo? A tentare di rispondere a questa domanda Alice, studentessa di arte contemporanea e amante di cinema e viaggi, ed Eugenia, studentessa di arpa presso il Conservatorio di Musica Benedetto Marcello di Venezia. Ad affiancarle nell’interpretazione del quadro è Carlotta Vagnoli, scrittrice e divulgatrice fiorentina che utilizza le piattaforme social per trattare temi a lei cari.
Leonor Fini, La pastorella delle sfingi, 1941, Olio su tela, 38.2 x 46.2 cm, Venezia, Collezione Peggy Guggenheim (Fondazione Solomon R. Guggenheim, New York) | Courtesy Collezione Peggy Guggenheim
Così, nella sala della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia che accoglie la tela della pittrice legata al Surrealismo dall’interesse per il mondo del fantastico e dell’inconscio - riversando nella sua opera visioni oniriche dalle connotazioni sottilmente erotiche - il tema della parità di genere e dell’emancipazione del ruolo della donna oltre gli stereotipi di genere - tematiche attuali e urgenti del vivere contemporaneo - diventano il filo conduttore di un dialogo che esplora l’arte al di là dei cliché.
L’estrema libertà di esprimersi di Leonor Fini seduce Alice ed Eugenia che hanno deciso di raccontare l’arte "come piace a loro". Queste due voci della “Generazione Z” sono protagoniste del terzo episodio di Gen Z Art Storiez, una mini serie realizzata dalla Collezione Peggy Guggenheim in collaborazione con il team editoriale e creativo di ARTE.it, con il sostegno di Lavazza, Institutional Patron del museo dal 2016.
La terza clip dedicata al capolavoro di Leonor Fini sarà online da oggi, mercoledì 8 dicembre, sui canali social e sul sito di ARTE.it e del museo.
Gen Z Art Storiez | © Collezione Peggy Guggenheim e ARTE.it | Courtesy of Lavazza
“Mi piace contemplare l’arte come mezzo divulgativo, perché tramite l’arte si imparano tantissime cose, anche sulla società contemporanea - commenta l’attivista Vagnoli -. Abbiamo scelto di analizzare quest’opera perché è incredibilmente attuale. Guardarla in un’ottica anche contemporanea è molto interessante per vedere l’evoluzione della rappresentazione del corpo della donna [..] è potente, in grado di parlare alle donne di oggi”.
L’obiettivo di “Gen Z Art Storiez” è infatti quello di co-progettare insieme a un team di ragazzi tra i 17 e i 24 anni una serie di quattro video che, attraverso alcune opere del museo, facciano emergere temi fortemente legati all’attualità e in sintonia con i loro interessi. Ad affiancare il gruppo di giovani quattro ospiti scelti dal team, secondo un gioco di affinità elettive, invitati a dialogare con loro in uno scambio reciproco di confronti e opinioni.
“Lo scorso anno, durante il lockdown - spiega la direttrice Karole P. B. Vail - il museo ha cominciato a riflettere su alcune attività destinate ai ragazzi tra i 17 e i 24 anni, con il desiderio di realizzare programmi pensati per e da loro che prevedessero anche la progettazione partecipata, per ascoltare le loro parole e renderli protagonisti attraverso la creazione di contenuti. Gen Z Art Storiez vede, fin dalle fasi iniziali della sua ideazione, la partecipazione attiva dei ragazzi di quella età, con i quali abbiamo avviato un dialogo reale e diretto che ci ha portato a creare insieme dei contenuti a loro destinati. Il nostro desiderio era, e rimane, quello di stabilire una conversazione con i giovani per realizzare iniziative e progettualità che ne interpretino la freschezza, ma che, con i loro interrogativi e riflessioni, possano anche raccontare l’arte come piace a loro”.
Carlotta Vagnoli con il team di Gen Z Art Storiez | Courtesy Collezione Peggy Guggenheim
Tentando di scardinare gli stereotipi di genere abbinando lo stereotipo maschile per eccellenza alla figura femminile, Fini inserisce nella sua opera un elemento di rottura.
“Questo progetto è stato particolarmente significativo per me - confessa Eugenia -. Sin da bambina ho frequentato la Collezione Peggy Guggenheim e riservo molti ricordi del tempo passato al museo: i Kids Day, le inaugurazioni, i concerti per i compleanni di Peggy Guggenheim. Con gli altri ragazzi ho potuto riavvicinarmi alle opere della Collezione e osservarle in modo totalmente diverso, grazie anche alle conversazioni tenute con i vari ospiti, e scoprire così che l'Arte non finisce mai di parlarci”.
Ed in effetti la potenza del dipinto scaturisce proprio la sua capacità di parlare anche alle donne di oggi. “Tutte le figure sono a loro agio - commenta Vagnoli - e credo anche che la rappresentazione che volesse dare Fini di se stessa fosse la seguente: io in questa mia veste sono molto a mio agio, e così come tutte le mie compagne".
Carlotta Vagnoli
Dopo il musicista Lorenzo Senni, il fotografo Piero Percoco e la scrittrice Carlotta Vagnoli sarà la volta, mercoledì 15 dicembre, del fotografo sportivo Matteo Marchi. Assieme ad altri due ragazzi della Generazione Z affronterà le tematiche della velocità e del dinamismo davanti all’opera di Umberto Boccioni Dinamismo di un cavallo in corsa + case, emblema dell’avanguardia futurista. Stay tuned!
Leggi anche:
• Alla Peggy Guggenheim la "Generazione Z" interpreta i grandi maestri dell'arte
• Alla Collezione Peggy Guggenheim la "Generazione Z" a tu per tu con le atmosfere oniriche di Magritte
Nella sua espressione eroica, intrisa di un vibrante desiderio di libertà, si riconosce l’artista Leonor Fini che nel 1941 dipinge questa tela intitolata “La pastorella delle sfingi”.
A fare da cornice a questa scena cupa i resti di un banchetto, mentre le protagoniste, schierate in atteggiamento da battaglia, riflettono il carattere aggressivo che gli stereotipi associano di solito al genere maschile.
Come si presenterebbe quest’opera se ad eseguirla fosse stato un uomo? A tentare di rispondere a questa domanda Alice, studentessa di arte contemporanea e amante di cinema e viaggi, ed Eugenia, studentessa di arpa presso il Conservatorio di Musica Benedetto Marcello di Venezia. Ad affiancarle nell’interpretazione del quadro è Carlotta Vagnoli, scrittrice e divulgatrice fiorentina che utilizza le piattaforme social per trattare temi a lei cari.
Leonor Fini, La pastorella delle sfingi, 1941, Olio su tela, 38.2 x 46.2 cm, Venezia, Collezione Peggy Guggenheim (Fondazione Solomon R. Guggenheim, New York) | Courtesy Collezione Peggy Guggenheim
Così, nella sala della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia che accoglie la tela della pittrice legata al Surrealismo dall’interesse per il mondo del fantastico e dell’inconscio - riversando nella sua opera visioni oniriche dalle connotazioni sottilmente erotiche - il tema della parità di genere e dell’emancipazione del ruolo della donna oltre gli stereotipi di genere - tematiche attuali e urgenti del vivere contemporaneo - diventano il filo conduttore di un dialogo che esplora l’arte al di là dei cliché.
L’estrema libertà di esprimersi di Leonor Fini seduce Alice ed Eugenia che hanno deciso di raccontare l’arte "come piace a loro". Queste due voci della “Generazione Z” sono protagoniste del terzo episodio di Gen Z Art Storiez, una mini serie realizzata dalla Collezione Peggy Guggenheim in collaborazione con il team editoriale e creativo di ARTE.it, con il sostegno di Lavazza, Institutional Patron del museo dal 2016.
La terza clip dedicata al capolavoro di Leonor Fini sarà online da oggi, mercoledì 8 dicembre, sui canali social e sul sito di ARTE.it e del museo.
Gen Z Art Storiez | © Collezione Peggy Guggenheim e ARTE.it | Courtesy of Lavazza
“Mi piace contemplare l’arte come mezzo divulgativo, perché tramite l’arte si imparano tantissime cose, anche sulla società contemporanea - commenta l’attivista Vagnoli -. Abbiamo scelto di analizzare quest’opera perché è incredibilmente attuale. Guardarla in un’ottica anche contemporanea è molto interessante per vedere l’evoluzione della rappresentazione del corpo della donna [..] è potente, in grado di parlare alle donne di oggi”.
L’obiettivo di “Gen Z Art Storiez” è infatti quello di co-progettare insieme a un team di ragazzi tra i 17 e i 24 anni una serie di quattro video che, attraverso alcune opere del museo, facciano emergere temi fortemente legati all’attualità e in sintonia con i loro interessi. Ad affiancare il gruppo di giovani quattro ospiti scelti dal team, secondo un gioco di affinità elettive, invitati a dialogare con loro in uno scambio reciproco di confronti e opinioni.
“Lo scorso anno, durante il lockdown - spiega la direttrice Karole P. B. Vail - il museo ha cominciato a riflettere su alcune attività destinate ai ragazzi tra i 17 e i 24 anni, con il desiderio di realizzare programmi pensati per e da loro che prevedessero anche la progettazione partecipata, per ascoltare le loro parole e renderli protagonisti attraverso la creazione di contenuti. Gen Z Art Storiez vede, fin dalle fasi iniziali della sua ideazione, la partecipazione attiva dei ragazzi di quella età, con i quali abbiamo avviato un dialogo reale e diretto che ci ha portato a creare insieme dei contenuti a loro destinati. Il nostro desiderio era, e rimane, quello di stabilire una conversazione con i giovani per realizzare iniziative e progettualità che ne interpretino la freschezza, ma che, con i loro interrogativi e riflessioni, possano anche raccontare l’arte come piace a loro”.
Carlotta Vagnoli con il team di Gen Z Art Storiez | Courtesy Collezione Peggy Guggenheim
Tentando di scardinare gli stereotipi di genere abbinando lo stereotipo maschile per eccellenza alla figura femminile, Fini inserisce nella sua opera un elemento di rottura.
“Questo progetto è stato particolarmente significativo per me - confessa Eugenia -. Sin da bambina ho frequentato la Collezione Peggy Guggenheim e riservo molti ricordi del tempo passato al museo: i Kids Day, le inaugurazioni, i concerti per i compleanni di Peggy Guggenheim. Con gli altri ragazzi ho potuto riavvicinarmi alle opere della Collezione e osservarle in modo totalmente diverso, grazie anche alle conversazioni tenute con i vari ospiti, e scoprire così che l'Arte non finisce mai di parlarci”.
Ed in effetti la potenza del dipinto scaturisce proprio la sua capacità di parlare anche alle donne di oggi. “Tutte le figure sono a loro agio - commenta Vagnoli - e credo anche che la rappresentazione che volesse dare Fini di se stessa fosse la seguente: io in questa mia veste sono molto a mio agio, e così come tutte le mie compagne".
Carlotta Vagnoli
Dopo il musicista Lorenzo Senni, il fotografo Piero Percoco e la scrittrice Carlotta Vagnoli sarà la volta, mercoledì 15 dicembre, del fotografo sportivo Matteo Marchi. Assieme ad altri due ragazzi della Generazione Z affronterà le tematiche della velocità e del dinamismo davanti all’opera di Umberto Boccioni Dinamismo di un cavallo in corsa + case, emblema dell’avanguardia futurista. Stay tuned!
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