Al centro dell’indagine: la questione del Brutalismo
Le Corbusier, ultimo grande appuntamento di Marsiglia Capitale Europea della Cultura

L. Sanfelice
14/10/2013
L’hangar marittimo J1 del porto è la location che Marsiglia riserva ad uno degli ultimi grandi appuntamenti dell’anno in cui è stata promossa capitale europea della cultura. E’ infatti questo il luogo scelto per l’allestimento della mostra “Le Corbusier e la questione del Brutalismo”, che si concentra sul trentennio compreso tra il 1935 e il 1965 ed espone 270 opere del padre dell’urbanismo contemporaneo che nella sua prolifica carriera disegnò 75 edifici in tre continenti.
Scansando però con cura l’ordine cronologico, i lavori, siano essi pitture, disegni, sculture, progetti, plastici o arazzi, dialogano tra loro e con gli spazi aperti e semiaperti del magazzino affacciato sul mare ricostruendo il rapporto tra Le Corbusier e la corrente del “beton brut”, che abbracciò l’impiego del cemento a vista e fu per questo battezzata “brutalismo”.
Nella prima sezione si risale alle origini di tale movimento esplorando il futto dei viaggi compiuti dall’architetto-artista ad Algeri, il suo amore per il Mediterraneo e la scoperta delle arti primitive. Antipasto ad un’analisi razionale dei criteri della sua opera: volume, superficie, piani, materia e colore, espressi nella convergenza e nella sintesi delle differenti ricerche plastiche che Le Corbusier condusse.
Scansando però con cura l’ordine cronologico, i lavori, siano essi pitture, disegni, sculture, progetti, plastici o arazzi, dialogano tra loro e con gli spazi aperti e semiaperti del magazzino affacciato sul mare ricostruendo il rapporto tra Le Corbusier e la corrente del “beton brut”, che abbracciò l’impiego del cemento a vista e fu per questo battezzata “brutalismo”.
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