Lena Liv e Lindy Nsingo. Dancing Makes Me Joyful
Dal 07 Maggio 2015 al 15 Agosto 2015
Venezia
Luogo: Palazzo Flangini
Indirizzo: Cannaregio 252
Orari: da martedì a sabato 10-18
Costo del biglietto: ingresso gratuito
E-Mail info: info@atemporarystudio.com
Sito ufficiale: http://www.dancingmakesmejoyful.com
In concomitanza con la 56a Biennale di Venezia, l’artista contemporanea Lena Liv e la danzatrice/coreografa Lindy Nsingo presentano dal 7 maggio al 15 agosto a Palazzo Flangini sul Canal Grande a Venezia Dancing Makes Me Joyful.
La mostra - risultato di una collaborazione lunga un anno tra le due artiste – si compone di quattro installazioni multimediali e da un’opera a pastello di Lena Liv. In risposta a questi lavori Lindy Nsingo presenterà in anteprima mondiale la sua coreografia site-specific Dancing Makes Me Joyful il 7 e l’8 maggio, rispettivamente alle 10.30 e alle 11 del mattino.
Nello spazio espositivo troveranno sede anche due monitor, uno dedicato a raccontare il processo artistico di Liv durante le fasi di realizzazione del suo lavoro, l’altro dedicato a documentare la performance di Nsingo che ha avviato questa straordinaria indagine artistica. Infine, quale ultimo tassello del progetto, una serie di insegne al neon indicanti il titolo Dancing Makes Me Joyful saranno posizionate in diversi luoghi di Venezia.
Un progetto articolato e denso che affonda le radici nella primavera del 2014, quando Liv organizzò un incontro con Nsingo a Villa di Corliano in Toscana per esplorare i concetti di danza in quanto indagine dell’interazione reciproca tra il corpo in movimento, il mondo e gli esseri umani. Ne nacquero una coreografia di Nsingo ispirata alla relazione con lo spazio e una serie di nuovi lavori di Liv che testimoniano il ritorno della bellezza come fulcro dell’arte dopo la crisi del postmodernismo.
Come scrive Angela Madesani, “Lena Liv attraverso materiali e linguaggi diversi esplora il concetto di danza come forma di pensiero. Il librarsi nello spazio della danzatrice è un superamento della gestualità quotidiana per giungere all’universalità dell’essere.”
Medasani scrive: Le nuove opere multimediali di Liv “Sono dei tentativi di esistenza, in cui il movimento sottolinea la relatività del tutto, in una dimensione di dubbio al quale non si può offrire risposta alcuna.
Liv ha indotto un incontro di culture tra la giovane coreografa e danzatrice, originaria dello Zambia, quindi vissuta in Belgio e poi a Londra, e il luogo dove danza, il grande salone affrescato della Villa di Corliano. È un dialogo che porta all’ibridazione dei diversi elementi, per dare vita a qualcosa di diverso”.
“La fotografia per Liv non è documento, è il dato reale, in un’accezione semiotica, per giungere a qualcosa d’altro, a un’immagine completamente ricostruita, che ci riporta a una dimensione ulteriore, in cui non c’è limite mediatico, che giunge all’essenza più profonda di quanto appare.
I suoi lavori ci portano in una dimensione di atemporalità in cui è un eterno ritorno nell’accezione di Walter Benjamin: la coazione a ripetere l’uguale, che determina l’universalità dei fenomeni, dei sentimenti al di là dei singoli accadimenti. È il fil rouge ontologico che percorre tutti i suoi lavori: la spiritualità che è nella follia, intesa come concetto filosofico, limite, soglia, mistero esistenziale, nell’infanzia innocente, momento primigenio della storia dell’uomo, nella natura, nei luoghi di solitudine, ma anche in quella dimensione surreale e poetica della quale sono profondamente intrisi i suoi spazi sotterranei e oggi le stanze dell’antico palazzo [dove Nsingo initially performed]”
“Affermava la grande danzatrice Pina Bausch che quando ci si sente completamente perduti comincia la danza. Danza come necessità esistenziale, così come lo è creare per Liv e Nsingo: un bisogno quotidiano, una cura per tentare di affrontare la complessa eterogeneità dell’esistenza”.
Liv, con una formazione classica in pittura, ha incorporato nelle sue opere multimediali il vetro quale elemento di filtro della luce, uno degli elementi per lei più importanti.
Opere come “…Golden chains from star to star… And I dance…” quando illuminate, sembrano essere una singola immagine se viste frontalmente, ma se osservate da diversa angolazione, rivelano essere composte da diversi pannelli. Nello specifico caso, sono tre pannelli di vetro separati raffiguranti diverse immagini traslucide illuminate da una struttura tridimensionale portante riempita di luce. Le tre immagini appaiono fuse in una, grazie al passaggio non omogeneo della luce. Più intensa nelle zone di colore, più rada e maggiormente filtrata dalle aree più spesse e scure. In questo modo, la luce funge da sorgente di vita dell’immagine che risulta rivelata e creata dalla luce stessa. In particolare, in quest’opera, Liv rappresenta il corpo di Nsigno simultaneamente in tre posizioni, congelando il movimento che rimane sospeso nel tempo.
Parte integrante della mostra, la solo performance di Nsingo è un lavoro che esplora il “momento fenomenico in cui il corpo, la mente e lo spirito sono concentrati in un unico momento” (J. Ashford 2012). Essendo la danza eseguita su un palcoscenico rotante, questa diventa fulcro di un’esplorazione sui motivi esistenziali della danza stessa. Espressa attraverso l’incarnazione fisica del linguaggio della danza di Nsingo, Dancing Makes Me Joyful, approfondisce le ragioni esistenziali che vanno oltre ogni esperienza, sia teorica che fisica.
Vi aspettiamo alla press preview della mostra giovedì 7 maggio alle ore 10.30 a Palazzo Flangini per l’esclusiva performance live di Nsingo e per un approfondimento sulla mostra con il dibattito tra Liv e Nsingo moderato dalla rinomata curatrice e scrittrice americana, Maura Reilly.
La mostra - risultato di una collaborazione lunga un anno tra le due artiste – si compone di quattro installazioni multimediali e da un’opera a pastello di Lena Liv. In risposta a questi lavori Lindy Nsingo presenterà in anteprima mondiale la sua coreografia site-specific Dancing Makes Me Joyful il 7 e l’8 maggio, rispettivamente alle 10.30 e alle 11 del mattino.
Nello spazio espositivo troveranno sede anche due monitor, uno dedicato a raccontare il processo artistico di Liv durante le fasi di realizzazione del suo lavoro, l’altro dedicato a documentare la performance di Nsingo che ha avviato questa straordinaria indagine artistica. Infine, quale ultimo tassello del progetto, una serie di insegne al neon indicanti il titolo Dancing Makes Me Joyful saranno posizionate in diversi luoghi di Venezia.
Un progetto articolato e denso che affonda le radici nella primavera del 2014, quando Liv organizzò un incontro con Nsingo a Villa di Corliano in Toscana per esplorare i concetti di danza in quanto indagine dell’interazione reciproca tra il corpo in movimento, il mondo e gli esseri umani. Ne nacquero una coreografia di Nsingo ispirata alla relazione con lo spazio e una serie di nuovi lavori di Liv che testimoniano il ritorno della bellezza come fulcro dell’arte dopo la crisi del postmodernismo.
Come scrive Angela Madesani, “Lena Liv attraverso materiali e linguaggi diversi esplora il concetto di danza come forma di pensiero. Il librarsi nello spazio della danzatrice è un superamento della gestualità quotidiana per giungere all’universalità dell’essere.”
Medasani scrive: Le nuove opere multimediali di Liv “Sono dei tentativi di esistenza, in cui il movimento sottolinea la relatività del tutto, in una dimensione di dubbio al quale non si può offrire risposta alcuna.
Liv ha indotto un incontro di culture tra la giovane coreografa e danzatrice, originaria dello Zambia, quindi vissuta in Belgio e poi a Londra, e il luogo dove danza, il grande salone affrescato della Villa di Corliano. È un dialogo che porta all’ibridazione dei diversi elementi, per dare vita a qualcosa di diverso”.
“La fotografia per Liv non è documento, è il dato reale, in un’accezione semiotica, per giungere a qualcosa d’altro, a un’immagine completamente ricostruita, che ci riporta a una dimensione ulteriore, in cui non c’è limite mediatico, che giunge all’essenza più profonda di quanto appare.
I suoi lavori ci portano in una dimensione di atemporalità in cui è un eterno ritorno nell’accezione di Walter Benjamin: la coazione a ripetere l’uguale, che determina l’universalità dei fenomeni, dei sentimenti al di là dei singoli accadimenti. È il fil rouge ontologico che percorre tutti i suoi lavori: la spiritualità che è nella follia, intesa come concetto filosofico, limite, soglia, mistero esistenziale, nell’infanzia innocente, momento primigenio della storia dell’uomo, nella natura, nei luoghi di solitudine, ma anche in quella dimensione surreale e poetica della quale sono profondamente intrisi i suoi spazi sotterranei e oggi le stanze dell’antico palazzo [dove Nsingo initially performed]”
“Affermava la grande danzatrice Pina Bausch che quando ci si sente completamente perduti comincia la danza. Danza come necessità esistenziale, così come lo è creare per Liv e Nsingo: un bisogno quotidiano, una cura per tentare di affrontare la complessa eterogeneità dell’esistenza”.
Liv, con una formazione classica in pittura, ha incorporato nelle sue opere multimediali il vetro quale elemento di filtro della luce, uno degli elementi per lei più importanti.
Opere come “…Golden chains from star to star… And I dance…” quando illuminate, sembrano essere una singola immagine se viste frontalmente, ma se osservate da diversa angolazione, rivelano essere composte da diversi pannelli. Nello specifico caso, sono tre pannelli di vetro separati raffiguranti diverse immagini traslucide illuminate da una struttura tridimensionale portante riempita di luce. Le tre immagini appaiono fuse in una, grazie al passaggio non omogeneo della luce. Più intensa nelle zone di colore, più rada e maggiormente filtrata dalle aree più spesse e scure. In questo modo, la luce funge da sorgente di vita dell’immagine che risulta rivelata e creata dalla luce stessa. In particolare, in quest’opera, Liv rappresenta il corpo di Nsigno simultaneamente in tre posizioni, congelando il movimento che rimane sospeso nel tempo.
Parte integrante della mostra, la solo performance di Nsingo è un lavoro che esplora il “momento fenomenico in cui il corpo, la mente e lo spirito sono concentrati in un unico momento” (J. Ashford 2012). Essendo la danza eseguita su un palcoscenico rotante, questa diventa fulcro di un’esplorazione sui motivi esistenziali della danza stessa. Espressa attraverso l’incarnazione fisica del linguaggio della danza di Nsingo, Dancing Makes Me Joyful, approfondisce le ragioni esistenziali che vanno oltre ogni esperienza, sia teorica che fisica.
Vi aspettiamo alla press preview della mostra giovedì 7 maggio alle ore 10.30 a Palazzo Flangini per l’esclusiva performance live di Nsingo e per un approfondimento sulla mostra con il dibattito tra Liv e Nsingo moderato dalla rinomata curatrice e scrittrice americana, Maura Reilly.
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