Lines of Passage
Dal 27 Maggio 2021 al 10 Luglio 2021
Milano
Luogo: Galleria Giovanni Bonelli
Indirizzo: Via L. P. Lambertenghi 6
Curatori: Nadine Isabelle Henrich e Valeria Schäfer
Telefono per informazioni: +39 02 87246945
E-Mail info: info@galleriagiovannibonelli.it
Sito ufficiale: http://www.galleriagiovannibonelli.com
Il titolo “Lines of Passage” si riferisce metaforicamente sia alle tracce del percorso individuale degli artisti, intesi come soggetti errabondi costantemente in movimento tra città, culture e spazi, sia al celebre testo di Arnold van Gennep sui “Riti di Passaggio” dove il riferimento è ai riti che, all’interno delle varie comunità, celebrano e rendono manifeste le transizioni tra differenti stadi della vita così come tra differenti condizioni sociali.
L’immagine associata alla mostra, una medusa trasparente su fondo nero, è utilizzata in quanto rappresenta una forma temporanea, transitiva, nel corso del cambiamento generazionale: la Medusa è uno stadio della vita e, in quanto tale, inneggia alla liminalità e alla metamorfosi come meccanismi di sopravvivenza. Così come l’anatomia interna della Medusa è integralmente parte della sua apparenza estetica, la domanda sul significato di concetti quali pubblico (esterno) e privato (interno) per il nostro presente nel quale il privato viene capitalizzato e l’intimo esibito risuona più che mai attuale. Cosa significa oggi rendere la propria pelle trasparente? Ogni atto di produzione dell’immagine e di autorappresentazione rinegozia il confine tra interno ed esterno, pubblico e privato?
Gli artisti inviati dalle curatrici hanno in comune, oltre ad una certa predisposizione al viaggio, che li porta -ad esempio- in città quali Berlino o Francoforte per approfondire il loro percorso di studi, l’attenzione al corpo e alla fisicità intesa non più come oggetto di contrapposizione tra un interno -invisibile- ed un esterno -che cela altro- ma, al contrario, da un approccio non binario tra pubblico e privato. Nelle loro opere creano ibridi tra occultamento e svelamento e sembrano trattare la fisicità umana al pari di altri media da trasformare, creare ed esporre.
Opere di: Rüzgâr Buşki, Sophia Duchovny, Lena Marie Emrich, Nicholas Grafia & Mikolaj Sobczak, Aneta Kajzer, Shopie Stükle, Matthew Welch
Rüzgar Buski (Turchia, 1986)
Formazione: UDK di Berlino (Meisterschüler Hito Steyerl)
La pratica artistica di Rüzgar Buski si concentra sulla realizzazione di stampe, video, performance e fotografia. La loro (pronome richiesto dall’artista) attività esplora temi quali l’appartenenza, le influenze, l’identità, il desiderio e la tradizione. Rüzgar Buski crea opere cariche di riferimenti autobiografici e sociopolitici sotto forma di stampe, performance e film documentari. La loro pratica artistica si appropria di tecniche di stampa antiche come la xilografia, riflettendo sulla storia del medium e caricandolo di nuovi livelli di significato nel presente. L’esame della propria trasformazione di genere, le esperienze fisiche e psicologiche al limite così come la sua migrazione dalla Turchia in quanto LGBTQ trovano posto dentro e attraverso il processo di stampa. Nei suoi lavori figure di genere fluido e una mitologia animale di specie ibride, dove i corpi sono in trasformazione, creano un accesso diretto a temi quali l’appartenenza, l’influenza, l’identità, l’accettazione e il desiderio.
I lavori di Buski sono stati esposti in numerose sedi internazionali quali: documenta14 - Parliament of Bodies, Athene (2016); 59 Festival Internazionale di Lipsia per i documentari e i film di animazione, Lipsia (2016); Translations - 12 Film Festival Transgender di Seattle, Seattle (2017); Queer Disruptions Conference, Columbia University, New York (2018); Museo della Fotografia di Berlino, Berlino (2018); Schwules Museum di Berlino, Berlino (2018); Badischer Kunstverein, Karlsruhe (2019); Silent Green, Berlino (2020).
Nel 2019 hanno ricevuto il premio Zeliş Deniz Queer Cinema Award.Sono inoltre i vincitori del primo premio del Karl Hofer Grant 2019.
Sofia Duchovny (Russia, 1988)
Formazione: Ha studiato alla Städelschule Frankfurt/Main (Meisterschüler Monika Baer)
I lavori di Duchovny sono caratterizzati dalla ambivalenza tra pubblico e privato, tra ciò che è mostrato e ciò che dovrebbe essere visto, tra intimità e autenticità. Nei lavori dell’artista queste aree di tensioni confluiscono con humor e disarmante emotività. Duchovny gioca in maniera naif impigliando lo spettatore nel suo mondo di immagini.
Nel 2016 ha partecipato al Berliner Program per gli Artisti. Il suo lavoro è stato esposto al Freeport di Porto (2020); alla Kunsthaus di Aarhus (2019); al Kunstverein di Göttingen (2019), alla Künstler Haus di Brema (2018); Kunstverein Hannover (2017), Between Bridges (2017) e al Kunstverein Braunschweig (2017). Nel 2016 ha intrapreso una residenza al HIAP di Helsinki.
LenaMarieEmrich (Germania, 1991) Formazione: ha studiato alla Kunsthochschule Weißensee Berlin (Meisterschüler Albrecht Schäfer) e all’Accademia di Fine Arts di Varsavia (MFA Miroslav Balka)
Nel suo lavoro Lena Marie Emrich si concentra sul marginale e sul sociale - tematiche che diventano elementi chiave nella sua pratica artistica. Gare di messa a punto delle auto, aeroporti abbandonati, arene, video hip-hop - tutte queste sono referenze culturali che nutrono la sua pratica multidisciplinare. Emrich intreccia performance, documentazione e sculture, gettando luce sulle caratteristiche di queste comunità uniche. I suoi lavori parlano dell’incontro tra oggetti quotidiani presumibilmente rigidi e desideri umani e li preserva in un linguaggio formale semplice.
Il suo lavoro e i suoi progetti collettivi sono stati esposti presso il Kunstverein di Piazza Rosa-Luxemburg di Berlin, l’accademia delle arti di Berlino, la Kunsthal di Bergen (Norvegia); la Bubenberg Gallery di Parigi; il Kunstraum LLC di New York City; il Museum für Kunst und Kunsthandwerk di Hamburg e molti altri. Nel 2020 Emrich ha vinto il TOY Berlin Masters Prize e ha ottenuto una residenza a Villa Lena in Toscana. Dal 2021 al 2022 Emrich sarà presente a Villa Minimo con una borsa di studio lavorativa del Kunstverein di Hannover.
Aneta Kajzer (Polonia, 1989)
Formazione: Kunsthochschule Mainz
Nel lavoro di Aneta Kajzer immagini di corporeità, sessualità, imbarazzo e fallimento, così come gli stati emozionali ad essi associati, coesistono contestualmente a decisioni formali intuitive, ognuna delle quali informa l’altra reciprocamente.
Astrazione e figurazione sono chiaramente intrecciate nei suoi dipinti. La riflessione sulla pittura e la riflessione sulla propria esistenza come corpo, e come donna, sono entrambe tratate con umorismo nelle immagini della Kajzer. Nel continuo diaologo con il suo immaginario emergente Kajzer alterna una gestualità studiata e una intuitiva. Pittrice fino al midollo realizza situazioni altamente polemiche/aggressive tra figurazione e astrazione. Per esempio: come si può utilizzare un colore così tendenzioso e così carico di patos come il blu di Prussia senza citare un cliché?Può un qualcosa così grezzo come un duro, ampio colpo di pennello diventare qualcosa di delicato come un barlume? E possono due punti e un oggetto a forma di cetriolo formare automaticamente un volto? Avendo allenato il suo sguardo con i fumetti e le animazioni nella sua giovinezza, Kajzer sa che niente di carino/grazioso è molto lontano dal grottesco e che qualcosa di disgustoso o spaventoso può velocemente diventare divertente o addirittura ridicolo.
Anche la scelta del colore è basata su informazioni già contenute nel colore stesso - e lei sviluppa intuitivamente delle strategie per provare questa cosa.
Nel 2017 ha vinto la borsa di studio Winsor & Newton for Painting che le ha garantito una residenza di sei mesi e una mostra personale al Künstlerhaus Bethanien di Berlino. Nel 2018 ha partecipato al Goldrausch Künstlerinnenprojekt, un programma di sviluppo professionale dedicato alle artiste visive donne. Nel 2019 ha ricevuto la borsa di studio Stiung Kunstfonds, ha spartecipato ad una residenza di tre mesi presso il MMCA Goyang in South Korea e ha avuto una mostra personale alla CONRADS gallery di Düsseldorf. Nel 2019/20 ha partecipato alla mostra collettiva "NOW! Painting in Germany Today" al Kunstmuseum di Bonn, poi esposta anche al Museum di Wiesbaden, al Kunstsammlung di Chemnitz e al Deichtorhallen Hamburg.
Nicholas Grafia (Filippine, 1990) & Mikolaj Sobczak (Polonia, 1989)
Formazione: Grafia ha studiato alla Kunstakademie di Düsseldorf (Meisterschüler Dominique Gonzalez- Foerster) mentre Sobczak ha frequentato l’accademia di belle arti di Varsavia (MFA Miroslav Balka) e la Kunstakademie di Münster (Meisterschüler Aernout Mik).
La collaborazione ancora attiva tra i due artisti ha inizio nel 2014. Entrambi lavoravano singolarmente sia nell’ambito della pittura e del disegno che in quello delle installazioni sonore e video. Hanno iniziato a combinare tutti questi elementi in performance e racconti visivi che cercano di analizzare e affrontare differenti istanze globali con particolare attenzione sui processi di formazione della memoria sociale, culturale e politica. Interrogando i rispettivi background biografici e culturali il Duo artistico cerca di evidenziare/sottolineare gli archetipi dell’Altro, inteso anche come deviazione e identità sessuale generalmente associate con il mostruoso, che possono essere rintracciate in entrambe le culture visive, nella tradizione orale e nella letteratura sia slava che delle Filippine.
Riconoscere se stessi nell’Altro e vice-versa sono quindi i processi che il Duo incoraggia e facilita -grazie all’uso di stili di dialogo non lineari e multilivello, riferimenti al folklore negli elementi scritti così pure attraverso collaborazioni con vari altri performers.
Sophie Stückle (Germania, 1989)
Formazione: Studia alla Kunsthochschule di Kassel (Class of Björn Melhus)
Sophie usa nei suoi dipinti il linguaggio visivo di un modernismo classic, mescolato ad un’estetica da fumetto comico. Le sue composizioni esuberanti imitano il pathos degli artisti figurativi del modernismo classico ma, rimanendo rigide e statiche le sue azioni risultano più concise e prive di significato. Sophie evita di rappresentare i volti così da evitare l’effetto “dello sguardo restituito dal dipinto”. Lo spettatore dovrebbe sentire un piacere voyeristico guardando ai suoi lavori e la sensazione di esser stato testimone di un avvenimento segreto e spiacevole.
Fin dal 2018 Sophie studia all’accademia di belle arti di Kassel, dopo aver conseguito la laurea in filologia tedesca. Nel 2019 ha ottenuto una residency al Goethe Institut di Accra, nel Ghana dove ha poi presentato una personale.
Matt Welch (Gran Bretagna, 1988)
Formazione: Ha studiato all’università delle Arti di Londra e poi alla Städelschule di Frankfurt/Main (Meisterschüler Haegue Yang)
Il lavoro più recente di Welch esplora le rappresentazioni del corpo umano e dei suoi organi come metafore istituzionalizzate per il corpo collettivo e per le azioni etiche dell’individuo. Lo stomaco umano, come luogo fisico di incubazione, digestione e assorbimento di materiale dall’esterno, diviene -nell’opera di Welch- un meccanismo per un pensiero attraverso le viscere/budella come luoghi simbolici dei comportamenti istintivi e situato come un mondo criminale delle nostre azioni e desideri. L’interno e l’esterno sono rappresentati nel lavoro come strutture per esplorare il conflitto, le dinamiche di gruppo, le differenze politiche e le esclusioni nei sistemi autonomi e comuni del soggetto individuale.
Il lavoro di Welch è stato recentemente incluso nella Kunsthalle di Portikus, Francoforte e al Croy Nielsen, Vienna. Tra le sedi di mostre personali precedenti ricordiamo: Dortmunder Kunstverein (2019); Limazulu2, London (2018); Losers Gym, Nottingham (2017). Esposizioni collettive recenti includono progetti presso: Ormside Projects, London (2020); Neue Alte Brücke, Frankfurt am Main (2019); kiefholzstr401, Berlin (2018); Embassy Gallery, Edinburgh (2017).
Inaugurazione giovedì 27 maggio dalle ore 15 alle 20
L’immagine associata alla mostra, una medusa trasparente su fondo nero, è utilizzata in quanto rappresenta una forma temporanea, transitiva, nel corso del cambiamento generazionale: la Medusa è uno stadio della vita e, in quanto tale, inneggia alla liminalità e alla metamorfosi come meccanismi di sopravvivenza. Così come l’anatomia interna della Medusa è integralmente parte della sua apparenza estetica, la domanda sul significato di concetti quali pubblico (esterno) e privato (interno) per il nostro presente nel quale il privato viene capitalizzato e l’intimo esibito risuona più che mai attuale. Cosa significa oggi rendere la propria pelle trasparente? Ogni atto di produzione dell’immagine e di autorappresentazione rinegozia il confine tra interno ed esterno, pubblico e privato?
Gli artisti inviati dalle curatrici hanno in comune, oltre ad una certa predisposizione al viaggio, che li porta -ad esempio- in città quali Berlino o Francoforte per approfondire il loro percorso di studi, l’attenzione al corpo e alla fisicità intesa non più come oggetto di contrapposizione tra un interno -invisibile- ed un esterno -che cela altro- ma, al contrario, da un approccio non binario tra pubblico e privato. Nelle loro opere creano ibridi tra occultamento e svelamento e sembrano trattare la fisicità umana al pari di altri media da trasformare, creare ed esporre.
Opere di: Rüzgâr Buşki, Sophia Duchovny, Lena Marie Emrich, Nicholas Grafia & Mikolaj Sobczak, Aneta Kajzer, Shopie Stükle, Matthew Welch
Rüzgar Buski (Turchia, 1986)
Formazione: UDK di Berlino (Meisterschüler Hito Steyerl)
La pratica artistica di Rüzgar Buski si concentra sulla realizzazione di stampe, video, performance e fotografia. La loro (pronome richiesto dall’artista) attività esplora temi quali l’appartenenza, le influenze, l’identità, il desiderio e la tradizione. Rüzgar Buski crea opere cariche di riferimenti autobiografici e sociopolitici sotto forma di stampe, performance e film documentari. La loro pratica artistica si appropria di tecniche di stampa antiche come la xilografia, riflettendo sulla storia del medium e caricandolo di nuovi livelli di significato nel presente. L’esame della propria trasformazione di genere, le esperienze fisiche e psicologiche al limite così come la sua migrazione dalla Turchia in quanto LGBTQ trovano posto dentro e attraverso il processo di stampa. Nei suoi lavori figure di genere fluido e una mitologia animale di specie ibride, dove i corpi sono in trasformazione, creano un accesso diretto a temi quali l’appartenenza, l’influenza, l’identità, l’accettazione e il desiderio.
I lavori di Buski sono stati esposti in numerose sedi internazionali quali: documenta14 - Parliament of Bodies, Athene (2016); 59 Festival Internazionale di Lipsia per i documentari e i film di animazione, Lipsia (2016); Translations - 12 Film Festival Transgender di Seattle, Seattle (2017); Queer Disruptions Conference, Columbia University, New York (2018); Museo della Fotografia di Berlino, Berlino (2018); Schwules Museum di Berlino, Berlino (2018); Badischer Kunstverein, Karlsruhe (2019); Silent Green, Berlino (2020).
Nel 2019 hanno ricevuto il premio Zeliş Deniz Queer Cinema Award.Sono inoltre i vincitori del primo premio del Karl Hofer Grant 2019.
Sofia Duchovny (Russia, 1988)
Formazione: Ha studiato alla Städelschule Frankfurt/Main (Meisterschüler Monika Baer)
I lavori di Duchovny sono caratterizzati dalla ambivalenza tra pubblico e privato, tra ciò che è mostrato e ciò che dovrebbe essere visto, tra intimità e autenticità. Nei lavori dell’artista queste aree di tensioni confluiscono con humor e disarmante emotività. Duchovny gioca in maniera naif impigliando lo spettatore nel suo mondo di immagini.
Nel 2016 ha partecipato al Berliner Program per gli Artisti. Il suo lavoro è stato esposto al Freeport di Porto (2020); alla Kunsthaus di Aarhus (2019); al Kunstverein di Göttingen (2019), alla Künstler Haus di Brema (2018); Kunstverein Hannover (2017), Between Bridges (2017) e al Kunstverein Braunschweig (2017). Nel 2016 ha intrapreso una residenza al HIAP di Helsinki.
LenaMarieEmrich (Germania, 1991) Formazione: ha studiato alla Kunsthochschule Weißensee Berlin (Meisterschüler Albrecht Schäfer) e all’Accademia di Fine Arts di Varsavia (MFA Miroslav Balka)
Nel suo lavoro Lena Marie Emrich si concentra sul marginale e sul sociale - tematiche che diventano elementi chiave nella sua pratica artistica. Gare di messa a punto delle auto, aeroporti abbandonati, arene, video hip-hop - tutte queste sono referenze culturali che nutrono la sua pratica multidisciplinare. Emrich intreccia performance, documentazione e sculture, gettando luce sulle caratteristiche di queste comunità uniche. I suoi lavori parlano dell’incontro tra oggetti quotidiani presumibilmente rigidi e desideri umani e li preserva in un linguaggio formale semplice.
Il suo lavoro e i suoi progetti collettivi sono stati esposti presso il Kunstverein di Piazza Rosa-Luxemburg di Berlin, l’accademia delle arti di Berlino, la Kunsthal di Bergen (Norvegia); la Bubenberg Gallery di Parigi; il Kunstraum LLC di New York City; il Museum für Kunst und Kunsthandwerk di Hamburg e molti altri. Nel 2020 Emrich ha vinto il TOY Berlin Masters Prize e ha ottenuto una residenza a Villa Lena in Toscana. Dal 2021 al 2022 Emrich sarà presente a Villa Minimo con una borsa di studio lavorativa del Kunstverein di Hannover.
Aneta Kajzer (Polonia, 1989)
Formazione: Kunsthochschule Mainz
Nel lavoro di Aneta Kajzer immagini di corporeità, sessualità, imbarazzo e fallimento, così come gli stati emozionali ad essi associati, coesistono contestualmente a decisioni formali intuitive, ognuna delle quali informa l’altra reciprocamente.
Astrazione e figurazione sono chiaramente intrecciate nei suoi dipinti. La riflessione sulla pittura e la riflessione sulla propria esistenza come corpo, e come donna, sono entrambe tratate con umorismo nelle immagini della Kajzer. Nel continuo diaologo con il suo immaginario emergente Kajzer alterna una gestualità studiata e una intuitiva. Pittrice fino al midollo realizza situazioni altamente polemiche/aggressive tra figurazione e astrazione. Per esempio: come si può utilizzare un colore così tendenzioso e così carico di patos come il blu di Prussia senza citare un cliché?Può un qualcosa così grezzo come un duro, ampio colpo di pennello diventare qualcosa di delicato come un barlume? E possono due punti e un oggetto a forma di cetriolo formare automaticamente un volto? Avendo allenato il suo sguardo con i fumetti e le animazioni nella sua giovinezza, Kajzer sa che niente di carino/grazioso è molto lontano dal grottesco e che qualcosa di disgustoso o spaventoso può velocemente diventare divertente o addirittura ridicolo.
Anche la scelta del colore è basata su informazioni già contenute nel colore stesso - e lei sviluppa intuitivamente delle strategie per provare questa cosa.
Nel 2017 ha vinto la borsa di studio Winsor & Newton for Painting che le ha garantito una residenza di sei mesi e una mostra personale al Künstlerhaus Bethanien di Berlino. Nel 2018 ha partecipato al Goldrausch Künstlerinnenprojekt, un programma di sviluppo professionale dedicato alle artiste visive donne. Nel 2019 ha ricevuto la borsa di studio Stiung Kunstfonds, ha spartecipato ad una residenza di tre mesi presso il MMCA Goyang in South Korea e ha avuto una mostra personale alla CONRADS gallery di Düsseldorf. Nel 2019/20 ha partecipato alla mostra collettiva "NOW! Painting in Germany Today" al Kunstmuseum di Bonn, poi esposta anche al Museum di Wiesbaden, al Kunstsammlung di Chemnitz e al Deichtorhallen Hamburg.
Nicholas Grafia (Filippine, 1990) & Mikolaj Sobczak (Polonia, 1989)
Formazione: Grafia ha studiato alla Kunstakademie di Düsseldorf (Meisterschüler Dominique Gonzalez- Foerster) mentre Sobczak ha frequentato l’accademia di belle arti di Varsavia (MFA Miroslav Balka) e la Kunstakademie di Münster (Meisterschüler Aernout Mik).
La collaborazione ancora attiva tra i due artisti ha inizio nel 2014. Entrambi lavoravano singolarmente sia nell’ambito della pittura e del disegno che in quello delle installazioni sonore e video. Hanno iniziato a combinare tutti questi elementi in performance e racconti visivi che cercano di analizzare e affrontare differenti istanze globali con particolare attenzione sui processi di formazione della memoria sociale, culturale e politica. Interrogando i rispettivi background biografici e culturali il Duo artistico cerca di evidenziare/sottolineare gli archetipi dell’Altro, inteso anche come deviazione e identità sessuale generalmente associate con il mostruoso, che possono essere rintracciate in entrambe le culture visive, nella tradizione orale e nella letteratura sia slava che delle Filippine.
Riconoscere se stessi nell’Altro e vice-versa sono quindi i processi che il Duo incoraggia e facilita -grazie all’uso di stili di dialogo non lineari e multilivello, riferimenti al folklore negli elementi scritti così pure attraverso collaborazioni con vari altri performers.
Sophie Stückle (Germania, 1989)
Formazione: Studia alla Kunsthochschule di Kassel (Class of Björn Melhus)
Sophie usa nei suoi dipinti il linguaggio visivo di un modernismo classic, mescolato ad un’estetica da fumetto comico. Le sue composizioni esuberanti imitano il pathos degli artisti figurativi del modernismo classico ma, rimanendo rigide e statiche le sue azioni risultano più concise e prive di significato. Sophie evita di rappresentare i volti così da evitare l’effetto “dello sguardo restituito dal dipinto”. Lo spettatore dovrebbe sentire un piacere voyeristico guardando ai suoi lavori e la sensazione di esser stato testimone di un avvenimento segreto e spiacevole.
Fin dal 2018 Sophie studia all’accademia di belle arti di Kassel, dopo aver conseguito la laurea in filologia tedesca. Nel 2019 ha ottenuto una residency al Goethe Institut di Accra, nel Ghana dove ha poi presentato una personale.
Matt Welch (Gran Bretagna, 1988)
Formazione: Ha studiato all’università delle Arti di Londra e poi alla Städelschule di Frankfurt/Main (Meisterschüler Haegue Yang)
Il lavoro più recente di Welch esplora le rappresentazioni del corpo umano e dei suoi organi come metafore istituzionalizzate per il corpo collettivo e per le azioni etiche dell’individuo. Lo stomaco umano, come luogo fisico di incubazione, digestione e assorbimento di materiale dall’esterno, diviene -nell’opera di Welch- un meccanismo per un pensiero attraverso le viscere/budella come luoghi simbolici dei comportamenti istintivi e situato come un mondo criminale delle nostre azioni e desideri. L’interno e l’esterno sono rappresentati nel lavoro come strutture per esplorare il conflitto, le dinamiche di gruppo, le differenze politiche e le esclusioni nei sistemi autonomi e comuni del soggetto individuale.
Il lavoro di Welch è stato recentemente incluso nella Kunsthalle di Portikus, Francoforte e al Croy Nielsen, Vienna. Tra le sedi di mostre personali precedenti ricordiamo: Dortmunder Kunstverein (2019); Limazulu2, London (2018); Losers Gym, Nottingham (2017). Esposizioni collettive recenti includono progetti presso: Ormside Projects, London (2020); Neue Alte Brücke, Frankfurt am Main (2019); kiefholzstr401, Berlin (2018); Embassy Gallery, Edinburgh (2017).
Inaugurazione giovedì 27 maggio dalle ore 15 alle 20
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