Dal 20 febbraio al 10 maggio a Camera - Centro Italiano per la Fotografia
Da Capa a Ghirri, memoria e passione tra gli scatti della collezione Bertero
eredi di Mario De Biasi |
Mario De Biasi, Gli italiani si voltano, Moira Orfei, 1954 © eredi di Mario De Biasi
Samantha De Martin
07/01/2020
Torino - Dall’Italia appena liberata dal fascismo si innalza un racconto in bianco e nero che, schivando macerie e povertà, enfatizza la voglia di scendere in strada, di ballare, giocare con la neve, invece che nascondersi dal nemico.
Preti, nobildonne, militari, contadini diventano i soggetti prediletti dagli obiettivi dei maestri della fotografia italiana e mondiale che, con gli accenti e le lingue più disparate, hanno impresso su pellicola il ricordo di vicende epocali, realizzando capolavori che hanno fatto la storia della fotografia internazionale. Come “La strada per Palermo” di Robert Capa del 1943 e ancora il reportage dedicato all’Italia da Henri Cartier-Bresson nel 1952 o “Gli italiani si voltano” (1954) di Mario De Biasi, dove un gruppo di uomini ammira, affascinato, la bellezza di Moira Orfei che passeggia per le strade di Milano.
Sono solo alcuni dei capolavori che saranno presentati al pubblico durante la mostra Memoria e passione. Da Capa a Ghirri che, dal 20 febbraio al 10 maggio, CAMERA - Centro Italiano per la Fotografia accoglierà assieme alle storie e ai racconti celati nelle immagini più significative della Collezione Bertero.
Questo percorso fotografico è soprattutto la storia di un collezionista, Guido Bertero, che, a partire dalla fine degli anni Novanta ad oggi, ha raccolto circa duemila stampe realizzando una collezione nata quasi per caso nel 1998 a Torino - città nella quale Bertero vive da sempre - durante una visita ad Artissima, dove l’allora collezionista di arte antica e contemporanea si imbattè in due fotografie dell’artista americana Jan Groover, che decise di acquistare per le figlie. Seguì un periodo di continui viaggi lungo tutta la penisola per conoscere e comperare le opere di decine di fotografi presto esposti nella prima grande mostra a Cagliari, e poi in Spagna, a Monaco e Winterthur.
Da questa collezione - che conta oltre duemila immagini - in occasione della mostra, i curatori hanno selezionato oltre duecento scatti, realizzati da una cinquantina di autori provenienti da tutto il mondo, da Gabriele Basilico a Robert Capa, da Henri Cartier-Bresson a Mario Cresci, da Luigi Ghirri e Mario Giacomelli a Mimmo Jodice e Ferdinando Scianna.
Curato da Walter Guadagnini, direttore di CAMERA, con la collaborazione di Barbara Bergaglio e Monica Poggi, il percorso racconta il passato dell’Italia e le radici del nostro presente, oltre all’evoluzione della fotografia italiana e internazionale di un intero trentennio.
Ci sono i due amanti appartati fra le dune di un lido veneziano, scovati da Gianni Berengo Gardin nel 1958, e c’è “Palermo, via S. Agostino” (1960) di Enzo Sellerio, che ritrae una coppia di bambini intenta a trasportare due sedie sopra la testa; ci sono gli iconici seminaristi che giocano nella neve ritratti da Mario Giacomelli nel 1961, e c’è la serie “Mondo Cocktail”, realizzata da Carla Cerati all’inizio degli anni Settanta durante le inaugurazioni di gallerie d’arte e negozi della Milano bene. Non mancano, infine, le celebri “Verifiche” (1969-72) di Ugo Mulas, attraverso cui il fotografo scardina alcuni dogmi del linguaggio fotografico, o i “Ritratti di fabbriche” (1978-80) di Gabriele Basilico, dove i cambiamenti del panorama industriale milanese diventano pretesto attraverso cui interpretare la complessità di un’epoca.
Preti, nobildonne, militari, contadini diventano i soggetti prediletti dagli obiettivi dei maestri della fotografia italiana e mondiale che, con gli accenti e le lingue più disparate, hanno impresso su pellicola il ricordo di vicende epocali, realizzando capolavori che hanno fatto la storia della fotografia internazionale. Come “La strada per Palermo” di Robert Capa del 1943 e ancora il reportage dedicato all’Italia da Henri Cartier-Bresson nel 1952 o “Gli italiani si voltano” (1954) di Mario De Biasi, dove un gruppo di uomini ammira, affascinato, la bellezza di Moira Orfei che passeggia per le strade di Milano.
Sono solo alcuni dei capolavori che saranno presentati al pubblico durante la mostra Memoria e passione. Da Capa a Ghirri che, dal 20 febbraio al 10 maggio, CAMERA - Centro Italiano per la Fotografia accoglierà assieme alle storie e ai racconti celati nelle immagini più significative della Collezione Bertero.
Questo percorso fotografico è soprattutto la storia di un collezionista, Guido Bertero, che, a partire dalla fine degli anni Novanta ad oggi, ha raccolto circa duemila stampe realizzando una collezione nata quasi per caso nel 1998 a Torino - città nella quale Bertero vive da sempre - durante una visita ad Artissima, dove l’allora collezionista di arte antica e contemporanea si imbattè in due fotografie dell’artista americana Jan Groover, che decise di acquistare per le figlie. Seguì un periodo di continui viaggi lungo tutta la penisola per conoscere e comperare le opere di decine di fotografi presto esposti nella prima grande mostra a Cagliari, e poi in Spagna, a Monaco e Winterthur.
Da questa collezione - che conta oltre duemila immagini - in occasione della mostra, i curatori hanno selezionato oltre duecento scatti, realizzati da una cinquantina di autori provenienti da tutto il mondo, da Gabriele Basilico a Robert Capa, da Henri Cartier-Bresson a Mario Cresci, da Luigi Ghirri e Mario Giacomelli a Mimmo Jodice e Ferdinando Scianna.
Curato da Walter Guadagnini, direttore di CAMERA, con la collaborazione di Barbara Bergaglio e Monica Poggi, il percorso racconta il passato dell’Italia e le radici del nostro presente, oltre all’evoluzione della fotografia italiana e internazionale di un intero trentennio.
Ci sono i due amanti appartati fra le dune di un lido veneziano, scovati da Gianni Berengo Gardin nel 1958, e c’è “Palermo, via S. Agostino” (1960) di Enzo Sellerio, che ritrae una coppia di bambini intenta a trasportare due sedie sopra la testa; ci sono gli iconici seminaristi che giocano nella neve ritratti da Mario Giacomelli nel 1961, e c’è la serie “Mondo Cocktail”, realizzata da Carla Cerati all’inizio degli anni Settanta durante le inaugurazioni di gallerie d’arte e negozi della Milano bene. Non mancano, infine, le celebri “Verifiche” (1969-72) di Ugo Mulas, attraverso cui il fotografo scardina alcuni dogmi del linguaggio fotografico, o i “Ritratti di fabbriche” (1978-80) di Gabriele Basilico, dove i cambiamenti del panorama industriale milanese diventano pretesto attraverso cui interpretare la complessità di un’epoca.
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