Colosseo chiuso per assemblea sindacale. Franceschini: "La misura è colma"

L'arte in Italia, bene pubblico essenziale

Anfiteatro Flavio, Roma
 

Eleonora Zamparutti

18/09/2015

Roma - “Avviso a tutti i visitatori in attesa di entrare al Colosseo: oggi il regolare accesso al monumento sarà ripristinato a partire dalle ore 11”. Più o meno questo il messaggio che oggi è stato diramato a tutti i turisti che avevano programmato una visita al monumento simbolo di Roma, e dell’Italia intera, e che invece si sono ritrovati in fila ad aspettare per ben 3 ore che terminasse la legittima assemblea sindacale in corso affinchè il personale di custodia potesse ritornare alle proprie postazioni e riprendere le normali attività. L'assemblea era stata regolamente preannunciata con una settimana di anticipo per denunciare, come spiega il sindacato, "il mancato pagamento delle indennità di turnazione e delle prestazioni per le aperture straordinarie (1°maggio, aperture serali, ecc.); la mancata apertura di una trattativa per il rinnovo del contratto; la decisione tutta politica di costituire, in accordo con il Comune di Roma, una sovrastruttura burocratica come il Consorzio per la gestione dell’area centrale; la mancata apertura di un confronto sull’organizzazione del lavoro all’interno della Soprintendenza". Migliaia i visitatori rimasti in piedi dietro i cancelli in attesa che aprissero anche il Foro Romano e Palatino, le Terme di Diocleziano e Ostia Antica. Pare che anche a Firenze ci siano stati dei ritardi nell’apertura dei musei di Palazzo Pitti sempre per le stesse ragioni.
 
Non è la prima volta che accade un episodio di questo genere in Italia. Era successo durante i giorni di Natale dello scorso anno e nuovamente la scorsa estate a Pompei, impedendo per tutta la mattinata l’accesso al sito archeologico che conteggia circa 10/12mila ingressi medi nell’arco di una giornata.
 
“La misura è colma” ha dichiarato oggi il ministro Franceschini il quale ha annunciato di voler proporre questo pomeriggio al Consiglio dei Ministri un provvedimento legislativo che consenta di inserire anche i musei e i luoghi della cultura aperti al pubblico tra i servizi pubblici essenziali. Ciò significa in sostanza, se il provvedimento passasse, che l’esercizio del diritto di sciopero nei musei, come nei settori che offrono servizi indispensabili per garantire ai cittadini il godimento di diritti della persona costituzionalmente tutelati, dovrà essere concordato tra tutti i soggetti in campo al fine di assicurare la continuità nell'erogazione delle prestazioni. “Proporrò una modifica legislativa che consenta di inserire anche i musei e i luoghi della cultura aperti al pubblico tra i servizi pubblici essenziali” ha affermato Franceschini nella nota diramata in tarda mattinata. Al momento però, da quello che è dato capire, la misura potrebbe riguardare i musei pubblici e privati.
 
Per un Paese come l’Italia che attira ogni anno circa 60 milioni di visitatori di cui 34 milioni interessati al turismo culturale (di cui circa 2/3 italiani e 1/3 stranieri) e dove l'industria culturale del turismo genera un fatturato di circa 28 miliardi di Euro (dati Symbola relativi al 2014), si tratta di una misura importante che impatta sull’immagine del Paese e sulla qualità dei servizi, ma anche sui flussi economici di quelli che sono considerati i grandi attrattori. Il Colosseo è certamente uno di questi con oltre 6 milioni di visitatori all’anno. Una cosa è sicura: tre ore di chiusura danno un pessimo ritorno di immagine e mancati introiti certi che, per carità, saranno pure pochi, ma di questi tempi non possiamo permetterci il lusso di perdere neanche un centesimo.

Aggiornamento del 18 settembte ore 19:50

Roma - Il Governo Italiano segue a ruota le indicazioni del Ministro del Beni Culturali Dario Franceschini e in 90 secondi approva nel Consiglio dei Ministri conclusosi venerdì 18 settembre alle 19:50 un decreto legge di 2 righe "contenente misure urgenti per il patrimonio storico-artistico della Nazione. Il testo è composto da un unico articolo e chiarisce che l’apertura al pubblico di musei e luoghi della cultura rientra tra i servizi pubblici disciplinati dalla legge 146 del 1990 sull'esercizio del diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali".


Il tempestivo decreto arriva in conseguenza alle polemiche scatenate dalla chiusura per 3 ore nella mattina di venerdì scorso del Colosseo e di alcuni altri importanti siti archeologici romani tra cui i Fori Imperiali, le Terme di Diocleziano e gli Scavi di Ostia Antica a causa di una assemblea dei dipendenti regolarmente convocata dai sindacati e su cui il Mibact aveva dato il nulla osta.
(red)

Aggiornamento del 21 settembre ore 15:00

Riceviamo da Ufficio Stampa MiBACT

Comunicato Stampa
Colosseo, Franceschini: sindacati informati prima dell’assemblea su sblocco pagamenti arretrati
 
“Basta dietrologie. Ecco le comunicazioni ufficiali che, meglio di ogni altra cosa, tolgono via ogni dubbio sui tempi e i modi di emanazione del decreto legge per la fruizione del patrimonio storico e artistico della Nazione”. Così il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini interviene sul caso Colosseo rendendo pubblico il contenuto delle lettere con cui il Mibact ha comunicato alle parti sociali, prima dell’Assemblea del 18 settembre, l’iter del pagamento degli arretrati.
 
Ecco le date significative dell’interlocuzione tra la direzione generale bilancio e le parti sociali
-       11 settembre è stata inviata una lettera alle organizzazioni sindacali che riassumeva lo stato dei pagamenti e rendeva noto di aver sbloccato lo “Straordinario 2015”, di aver avviato la procedura per il pagamento dei “Progetti locali 2015” e informava sullo stato di pagamento del Fondo unico di amministrazione del 2015’, pari a 49,8 milioni di euro.
-       14 settembre è stata inviata una lettera alle organizzazioni sindacali che comunicava lo sblocco del pagamento dei ‘Progetti locali 2015’ (pari a 12,8 milioni di euro);
-       17 settembre, ossia il giorno prima dell’assemblea al Colosseo, è stata inviata una lettera alle organizzazioni sindacali per comunicare l’autorizzazione del Mef al pagamento dei 49,8 milioni di euro del “Fondo unico di amministrazione del 2015’ e che il decreto di ripartizione sarebbe stato emanato il 21 settembre.
-       Oggi, 21 settembre, coerentemente con quanto annunciato, è stato firmato dal direttore generale Bilancio il decreto che chiude la questione degli arretrati 2015.
“Il problema del pagamento degli arretrati 2015 è dunque un problema risolto – aggiunge Franceschini – e il decreto di ripartizione di oggi chiude una questione su cui stavamo lavorando da mesi. Abbiamo risolto per il passato – conclude il ministro – e stiamo lavorando per evitare che nel futuro si possano ripetere questi ritardi. Proprio in queste ore è infatti in corso un’interlocuzione con il Mef per rendere più semplici e snelle le modalità di pagamento di tutte le componenti accessorie dello stipendio del personale del Mibact”.