A Napoli fino al 28 agosto
Come una popstar. L'avventura di Alessandro Magno in mostra al MANN
Alessandro Magno che combatte contro Dario III a Isso
Francesca Grego
01/06/2023
Napoli - A trent’anni regnava su uno degli imperi più vasti del mondo antico, pari o, secondo alcuni, addirittura superiore all’Impero romano nel momento della sua massima espansione. Il bello è che Alessandro il Macedone, o Magno per ovvie ragioni, questo impero se l’era costruito da sé in soli 12 anni, estendendo i confini del regno di Macedonia fino alla Persia, all’Egitto, all’India. L’impatto di questa “globalizzazione” ante litteram fu enorme: fu così che ebbe origine l’ellenismo, straordinaria koiné culturale che unì, come poche volte nella storia, Oriente e Occidente.
Alla leggendaria figura di Alessandro e alla sua incredibile avventura è dedicata la grande mostra estiva appena inaugurata al Museo Archeologico Nazionale di Napoli e in corso fino al prossimo 28 agosto. L’occasione è fornita dall’inizio della seconda fase di un restauro epocale, che in un anno darà nuova vita a uno dei più straordinari capolavori del MANN: il celebre Mosaico di Alessandro scoperto a Pompei nel 1831, composto da quasi 2 milioni di tessere per 18 metri quadri e pesante circa 7 tonnellate. Creato tra il II e il I secolo a.C. per la Casa del Fauno, questo monumentale pavimento raffigura l’eroe macedone e il suo esercito durante la Battaglia di Gaugamela, che gli aprì definitivamente le porte del favoloso impero persiano. Qui Alessandro è rappresentato in sella al fedele cavallo Bucefalo, con la lancia ben ferma nella mano, mentre avanza deciso contro il carro di Dario. Ha i capelli rossicci e ondulati, gli occhi grandi e scuri inclinati verso il basso, il naso forte e leggermente adunco, la bocca piccola e contratta dallo sforzo nella foga dell’azione. Pare che l’opera sia stata tratta da un sublime dipinto su tavola di Apelle, unico artista insieme allo scultore Lisippo ad aver avuto il privilegio di ritrarre il Conquistatore dal vivo. Grazie a un cantiere di restauro “trasparente”, al MANN il mosaico continuerà a essere visibile durante tutta la durata dei lavori, che termineranno a marzo 2024.
Sono 170 le opere arrivate a Napoli da ogni angolo del mondo per Alessandro Magno e l’Oriente, alle quali si aggiungono i tesori del MANN, unico museo a poter sfoggiare ben tre ritratti del Macedone. L’itinerario curato da Filippo Coarelli ed Eugenio Lo Sardo inizia nel Salone della Meridiana con le effigi scolpite del condottiero, come il busto-erma del Louvre, copia romana dell’originale di Lisippo. Le opere esposte narrano i miti che circondavano la figura di Alessandro: un magico scudo ne annuncia il prodigioso destino alla madre Olimpiade, mentre un genio alato offre alla futura sposa la collana di Armonia.
Imperdibile è la ricostruzione del peristilio e della stanza principale della famosa Villa di Fannius Synistor a Boscoreale, scoperta all’inizio del Novecento e rimasta un enigma fino a pochi anni fa. Lo splendido ciclo pittorico che ne ornava le pareti fu staccato, smembrato e venduto all’asta subito dopo, precludendo la possibilità di decodificarlo. Solo alcuni affreschi restarono a Napoli, compresi quelli dell’oecus, l’ambiente più importante del complesso. Studi pubblicati nel 2013 sono giunti alla conclusione che le pitture raffigurino una corte macedone e che il giovane in piedi sulla parete sinistra della sala sia proprio Alessandro, come indicherebbero lo scudo, il copricapo, il diadema e la lancia. Il giovane re domina uno stretto di mare, chiara allusione ai Dardanelli, e la punta della lancia è confitta sulla sponda opposta, quella asiatica, dove una donna seduta, in vesti orientali, guarda verso di lui. I tratti del condottiero sono molto simili a quelli rappresentati nel mosaico in restauro, che vediamo riprodotto a grandezza naturale su un grande tappeto nella ricostruzione della Casa del Fauno.
Affresco con Alessandro e l’Asia, da Boscoreale, Villa di P. Fannius Synistor, oecus, metà del I secolo a.C. Napoli, Museo Archeologico Nazionale. Archivio fotografico MANN. Photo Luigi Spina
La mostra prosegue con il racconto della civiltà macedone e di quella persiana, protagoniste di un lungo conflitto, con le conquiste e le scoperte di Alessandro in Oriente, con le immagini dei suoi compagni fedeli. Si ricompone un importante gruppo scultoreo proveniente dal Santuario di Giunone a Lanuvio, oggi conservato in parte al British Museum: una testimonianza fondamentale per la ricostruzione del celebre Donario di Alessandro, realizzato da Lisippo e destinato a celebrare i 25 compagni morti nella battaglia del Granico. L’ammirazione nei confronti del condottiero da parte dei sacerdoti egiziani e la sua successiva divinizzazione, invece, è ricordata da una stele egizia proveniente dal tempio di Iside a Pompei che riporta, in geroglifico, riferimenti alle imprese macedoni.
Tante le testimonianze dell’abbraccio tra Oriente e Occidente che si realizzò nei territori del vasto impero: un Buddha arrivato dal Pakistan, per esempio, indossa la toga e presenta un'iconografia simile a quella del dio greco Apollo, mentre la statuina di una divinità indiana racconta del suo viaggio fino a Pompei. Se l'Asia fu fecondata dalla cultura ellenistica, anche Alessandro subì il fascino dell’Oriente, sposò l’uzbeka Roxane e pose la sua capitale a Babilonia: amò l’uno e l’altro continente, promuovendo, dopo la conquista, la pace e l’unione dei popoli.
Alessandro Magno e l'Oriente. Installazioni di Silvia Neri nei Giardini storici del MANN I Courtesy Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Nei Giardini storici del MANN installazioni vegetali create dall’architetto paesaggista Silvia Neri con lo scenografo Paolo Pariota restituiscono le suggestioni dei paesaggi conosciuti da Alessandro attraverso piante, animali e profumi: la Grecia e la Macedonia nel Giardino delle Camelie, la Persia e l’Asia Centrale nel Giardino delle Fontane, l’Egitto e l’India nel Giardino della Vanella. Altri due artisti contemporanei, Danilo Ambrosino e Antonio Massarutto, si inseriscono in questo teatro naturale con opere ispirate alla storia del Macedone. Re, filosofo, stratega e guerriero, ha conosciuto meglio di ogni altro gli usi e i costumi dei popoli e delle genti di Europa e di Asia, ha indossato gli abiti del faraone, di Zeus, di Eracle, di Dioniso, di shah di Persia, di raja di Taxila e dell’India.
“C’è solo un giovane, in tutto il mondo antico, che ha vissuto l’incredibile esperienza di diventare sovrano delle terre conosciute dai geografi greci, dalla Macedonia alle estreme propaggini dell’India”, racconta il direttore del MANN Paolo Giulierini: “La marcia di Alessandro è, si può dire, anche un processo di arricchimento in ogni campo, accuratamente preparato e registrato dai tanti scienziati che lo seguirono. Alla fine del viaggio, che avrebbe voluto continuare ancora verso la Cina, per poi passare all’Occidente, desiderando le terre arabe dell’incenso, Cartagine e Roma, egli non è più il semplice vendicatore dei Greci, ma il sacerdote che celebra la nascita di un nuovo mondo in cui le culture si intrecciano, si compenetrano e danno origine a meravigliose espressioni artistiche, come le opere del Gandhāra, in cui arte greca e indiana si fondono. Dopo di lui il mondo non sarà più lo stesso e la fortuna del suo mito sarà sempre presente tra gli imperatori romani, ma anche nel Corano, nel Romanzo di Alessandro, fino ad arrivare a Napoleone”.
Alessandro Magno e l'Oriente I Courtesy Museo Archeologico Nazionale di Napoli
“Il MANN ha pensato a questa mostra, in primo luogo, per celebrare l’avvio del restauro del grande mosaico della battaglia tra Alessandro e Dario proveniente dalla Casa del Fauno”, prosegue Giulierini: “In secondo luogo, perché l’incontro con l’Oriente rappresenta la cifra della nostra politica culturale e cioè l’idea che un museo sia un vero ombelico del mondo, dove si confrontano culture, identità e storie”
Alessandro Magno e l’Oriente è stata realizzata dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli in collaborazione con Electa, editrice di un ricco catalogo. Promossa dal Ministero della Cultura italiano con il sostegno della Regione Campania, del Parco Archeologico del Colosseo e Intesa Sanpaolo - Gallerie d’Italia, la mostra si avvale della collaborazione del Museo delle Civiltà di Roma e del Ministero ellenico della Cultura e dello Sport.
Alessandro Magno e l'Oriente I Courtesy Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Leggi anche:
• Un capolavoro da record. Al via il restauro del Mosaico di Alessandro
• Pathos, furore e raffinata bellezza: il Mosaico di Alessandro
Alla leggendaria figura di Alessandro e alla sua incredibile avventura è dedicata la grande mostra estiva appena inaugurata al Museo Archeologico Nazionale di Napoli e in corso fino al prossimo 28 agosto. L’occasione è fornita dall’inizio della seconda fase di un restauro epocale, che in un anno darà nuova vita a uno dei più straordinari capolavori del MANN: il celebre Mosaico di Alessandro scoperto a Pompei nel 1831, composto da quasi 2 milioni di tessere per 18 metri quadri e pesante circa 7 tonnellate. Creato tra il II e il I secolo a.C. per la Casa del Fauno, questo monumentale pavimento raffigura l’eroe macedone e il suo esercito durante la Battaglia di Gaugamela, che gli aprì definitivamente le porte del favoloso impero persiano. Qui Alessandro è rappresentato in sella al fedele cavallo Bucefalo, con la lancia ben ferma nella mano, mentre avanza deciso contro il carro di Dario. Ha i capelli rossicci e ondulati, gli occhi grandi e scuri inclinati verso il basso, il naso forte e leggermente adunco, la bocca piccola e contratta dallo sforzo nella foga dell’azione. Pare che l’opera sia stata tratta da un sublime dipinto su tavola di Apelle, unico artista insieme allo scultore Lisippo ad aver avuto il privilegio di ritrarre il Conquistatore dal vivo. Grazie a un cantiere di restauro “trasparente”, al MANN il mosaico continuerà a essere visibile durante tutta la durata dei lavori, che termineranno a marzo 2024.
Sono 170 le opere arrivate a Napoli da ogni angolo del mondo per Alessandro Magno e l’Oriente, alle quali si aggiungono i tesori del MANN, unico museo a poter sfoggiare ben tre ritratti del Macedone. L’itinerario curato da Filippo Coarelli ed Eugenio Lo Sardo inizia nel Salone della Meridiana con le effigi scolpite del condottiero, come il busto-erma del Louvre, copia romana dell’originale di Lisippo. Le opere esposte narrano i miti che circondavano la figura di Alessandro: un magico scudo ne annuncia il prodigioso destino alla madre Olimpiade, mentre un genio alato offre alla futura sposa la collana di Armonia.
Imperdibile è la ricostruzione del peristilio e della stanza principale della famosa Villa di Fannius Synistor a Boscoreale, scoperta all’inizio del Novecento e rimasta un enigma fino a pochi anni fa. Lo splendido ciclo pittorico che ne ornava le pareti fu staccato, smembrato e venduto all’asta subito dopo, precludendo la possibilità di decodificarlo. Solo alcuni affreschi restarono a Napoli, compresi quelli dell’oecus, l’ambiente più importante del complesso. Studi pubblicati nel 2013 sono giunti alla conclusione che le pitture raffigurino una corte macedone e che il giovane in piedi sulla parete sinistra della sala sia proprio Alessandro, come indicherebbero lo scudo, il copricapo, il diadema e la lancia. Il giovane re domina uno stretto di mare, chiara allusione ai Dardanelli, e la punta della lancia è confitta sulla sponda opposta, quella asiatica, dove una donna seduta, in vesti orientali, guarda verso di lui. I tratti del condottiero sono molto simili a quelli rappresentati nel mosaico in restauro, che vediamo riprodotto a grandezza naturale su un grande tappeto nella ricostruzione della Casa del Fauno.
Affresco con Alessandro e l’Asia, da Boscoreale, Villa di P. Fannius Synistor, oecus, metà del I secolo a.C. Napoli, Museo Archeologico Nazionale. Archivio fotografico MANN. Photo Luigi Spina
La mostra prosegue con il racconto della civiltà macedone e di quella persiana, protagoniste di un lungo conflitto, con le conquiste e le scoperte di Alessandro in Oriente, con le immagini dei suoi compagni fedeli. Si ricompone un importante gruppo scultoreo proveniente dal Santuario di Giunone a Lanuvio, oggi conservato in parte al British Museum: una testimonianza fondamentale per la ricostruzione del celebre Donario di Alessandro, realizzato da Lisippo e destinato a celebrare i 25 compagni morti nella battaglia del Granico. L’ammirazione nei confronti del condottiero da parte dei sacerdoti egiziani e la sua successiva divinizzazione, invece, è ricordata da una stele egizia proveniente dal tempio di Iside a Pompei che riporta, in geroglifico, riferimenti alle imprese macedoni.
Tante le testimonianze dell’abbraccio tra Oriente e Occidente che si realizzò nei territori del vasto impero: un Buddha arrivato dal Pakistan, per esempio, indossa la toga e presenta un'iconografia simile a quella del dio greco Apollo, mentre la statuina di una divinità indiana racconta del suo viaggio fino a Pompei. Se l'Asia fu fecondata dalla cultura ellenistica, anche Alessandro subì il fascino dell’Oriente, sposò l’uzbeka Roxane e pose la sua capitale a Babilonia: amò l’uno e l’altro continente, promuovendo, dopo la conquista, la pace e l’unione dei popoli.
Alessandro Magno e l'Oriente. Installazioni di Silvia Neri nei Giardini storici del MANN I Courtesy Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Nei Giardini storici del MANN installazioni vegetali create dall’architetto paesaggista Silvia Neri con lo scenografo Paolo Pariota restituiscono le suggestioni dei paesaggi conosciuti da Alessandro attraverso piante, animali e profumi: la Grecia e la Macedonia nel Giardino delle Camelie, la Persia e l’Asia Centrale nel Giardino delle Fontane, l’Egitto e l’India nel Giardino della Vanella. Altri due artisti contemporanei, Danilo Ambrosino e Antonio Massarutto, si inseriscono in questo teatro naturale con opere ispirate alla storia del Macedone. Re, filosofo, stratega e guerriero, ha conosciuto meglio di ogni altro gli usi e i costumi dei popoli e delle genti di Europa e di Asia, ha indossato gli abiti del faraone, di Zeus, di Eracle, di Dioniso, di shah di Persia, di raja di Taxila e dell’India.
“C’è solo un giovane, in tutto il mondo antico, che ha vissuto l’incredibile esperienza di diventare sovrano delle terre conosciute dai geografi greci, dalla Macedonia alle estreme propaggini dell’India”, racconta il direttore del MANN Paolo Giulierini: “La marcia di Alessandro è, si può dire, anche un processo di arricchimento in ogni campo, accuratamente preparato e registrato dai tanti scienziati che lo seguirono. Alla fine del viaggio, che avrebbe voluto continuare ancora verso la Cina, per poi passare all’Occidente, desiderando le terre arabe dell’incenso, Cartagine e Roma, egli non è più il semplice vendicatore dei Greci, ma il sacerdote che celebra la nascita di un nuovo mondo in cui le culture si intrecciano, si compenetrano e danno origine a meravigliose espressioni artistiche, come le opere del Gandhāra, in cui arte greca e indiana si fondono. Dopo di lui il mondo non sarà più lo stesso e la fortuna del suo mito sarà sempre presente tra gli imperatori romani, ma anche nel Corano, nel Romanzo di Alessandro, fino ad arrivare a Napoleone”.
Alessandro Magno e l'Oriente I Courtesy Museo Archeologico Nazionale di Napoli
“Il MANN ha pensato a questa mostra, in primo luogo, per celebrare l’avvio del restauro del grande mosaico della battaglia tra Alessandro e Dario proveniente dalla Casa del Fauno”, prosegue Giulierini: “In secondo luogo, perché l’incontro con l’Oriente rappresenta la cifra della nostra politica culturale e cioè l’idea che un museo sia un vero ombelico del mondo, dove si confrontano culture, identità e storie”
Alessandro Magno e l’Oriente è stata realizzata dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli in collaborazione con Electa, editrice di un ricco catalogo. Promossa dal Ministero della Cultura italiano con il sostegno della Regione Campania, del Parco Archeologico del Colosseo e Intesa Sanpaolo - Gallerie d’Italia, la mostra si avvale della collaborazione del Museo delle Civiltà di Roma e del Ministero ellenico della Cultura e dello Sport.
Alessandro Magno e l'Oriente I Courtesy Museo Archeologico Nazionale di Napoli
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