ANSELMO BUCCI. DIDASCALIE CROMATICHE. Disegni e pensieri tra Umbria e Marche (luglio - agosto 1933)
Dal 09 Giugno 2022 al 24 Luglio 2022
Perugia
Luogo: Palazzo Capocci Vajani
Indirizzo: Corso Vannucci 10
Orari: dal martedì al sabato 10-13 / 15-19
Enti promotori:
- Patrocinio di Regione Umbria e Comune di Perugia
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 075 5722893
E-Mail info: mearinifineart@gmail.com
Sito ufficiale: http://www.mearinifineart.com
Giovedì 9 giugno 2022, alle ore 18, a Palazzo Capocci Vajani di Perugia, la Galleria Mearini Fine Art, in collaborazione con la Galleria Studiolo di Milano, inaugurerà la mostra "ANSELMO BUCCI. DIDASCALIE CROMATICHE. Disegni e pensieri tra Umbria e Marche (luglio - agosto 1933)".
La mostra, dedicata all'artista Anselmo Bucci (Fossombrone, 1887 - Monza, 1955), presenta 55 opere, acquerello e tempera su carta, eseguite durante il suo soggiorno a Perugia, Assisi, Santa Maria degli Angeli, Gubbio e Fossombrone, tra luglio e agosto del 1933.
Il Maestro osservava curioso e documentava nel suo modo originale i luoghi e la gente della sua terra, attraverso quelle che lui stesso aveva battezzato e amava definire “Didascalie cromatiche”.
Esempi di alcune sue annotazioni:
«La chiave del comprendonio di una regione sono primamente l’aria, la luce, l’acqua;
in secondo luogo il pane ed il vino. Richiamandoci costantemente a questi elementi categorici si sbaglia di rado; o di poco. L’aria qui basta a capire tutto, la luce basta a tutto.
Tolgono il sonno, l’appetito li surroga; qui l’aria la luce nutre».
«Perugia Medievale e perciò enorme.
Soltanto l’antico è qualche volta piccolo».
«Gubbio
Una forma asimmetrica
un canale che è un filo di inchiostro
tra le pietre bianche.
Gubbio notte
Tutte queste case fatte di caffè tostato».
Il catalogo, a cura di Guido Cribiori, è disponibile nella sede espositiva.
Oltre all’aspetto artistico, sempre di livello molto alto, ricco di tavole dedicate ai paesaggi, ai monumenti e alle usanze popolari in cui Bucci si imbatte, non mancano annotazioni curiose e attente sulle città, momenti di meditazione, commenti sempre pertinenti sui monumenti e sulle persone, che va osservando e ritraendo da sempre: Bucci fu infatti anche un grande scrittore, anche se non amava sentirselo dire: nel 1930 gli venne assegnato il Premio Viareggio per una pubblicazione intitolata Il pittore volante, antologia di articoli e aforismi da lui scritti fin dal 1906.
Il suo stile pungente e sagace, amaramente ironico, il suo carattere forte, poco incline a compromessi, fecero la sua fortuna e la sua sfortuna, limitando nel tempo la sua opera ad una dimensione di culto, tenendola distante dalla grande consacrazione che avrebbe meritato e che pian piano sta sopraggiungendo, grazie al suo spessore artistico culturale, sempre più oggetto di felice riscoperta da parte della critica e del pubblico.
Anselmo Bucci
(Fossombrone (Pesaro), 1887 - Monza, 1955)
Inizia a dipingere giovanissimo e compie gli studi classici in Veneto, dove la sua famiglia si era trasferita. Nel 1905 si iscrive all'Accademia di Brera, a Milano, ma già nel 1906 va a vivere a Parigi. Qui, dopo un periodo iniziale di terribili stenti ("Sono arrivato a Parigi nel 1906. Ho fatto il primo pasto nel 1910" scriverà lui stesso) viene apprezzato da critici come Apollinaire e Salmon. Le sue incisioni di Paris qui bouge (Parigi in movimento) sono stampate da Devambez, un importante editore parigino.
In questo periodo Bucci vive a Montmartre dove frequenta Modigliani, Severini, Picasso, Utrillo, Dufy e altri artisti. Conosce da vicino le ricerche delle avanguardie, ma rimane fedele a una figurazione post-impressionista, che racchiude anche memorie della classicità italiana.
Nel 1912-13 si allontana da Parigi, compiendo in Sardegna, in Africa, nel Sud della Francia lunghi viaggi di cui rimane traccia nella sue opere.
Nel 1914, allo scoppio della guerra, si arruola volontario nel Battaglione Ciclisti insieme con Marinetti, Boccioni, Sant'Elia e altri futuristi e diventa uno dei più prolifici "pittori di guerra".
Intorno al 1919-20 la sua ricerca matura una svolta in relazione ai contatti con la cerchia del critico Margherita Sarfatti. Nel 1920 espone alla XII Biennale di Venezia, manifestazione a cui sarà sempre invitato fino all’edizione del 1942. Nel 1922, insieme con Sironi, Funi, Dudreville, Malerba, Marussig, Oppi, fonda il gruppo di Novecento, animato dalla stessa Sarfatti: il nome del gruppo si deve proprio a lui. Nel 1926 partecipa alla Prima Mostra del Novecento Italiano. Gradualmente, però, si stacca dal sodalizio, e negli anni trenta torna a impostare la sua ricerca su un naturalismo dai delicati cromatismi.
Bucci è stato anche scrittore (nel 1930 vince il Premio Viareggio con Il pittore volante).
Inesauribilmente varia nei temi, percorsa spesso da un sottile senso di ironia, la pittura di Bucci è, come egli amava dire, la ricerca "del vero, aureolato di poesia". "Non ho mai cercato di mentire in uno stile, ma di dire la verità in lingua corrente" ha scritto lui stesso.
Nel 1932 Anselmo Bucci è già passato oltre Novecento, il gruppo che lui stesso aveva battezzato.
Le premesse storico artistiche erano state eclatanti, ma gli anni del regime fascista avevano mutato le sue convinzioni e le aspettative socio politiche si erano trasformate in disastro. Lo staccarsi dal movimento fu automatico, ma la sua pittura, che aveva sempre mantenuto una certa autonomia, non subì particolari scossoni, perseguendo il suo naturale sviluppo stilistico. In questo dipinto dal disegno fluido e dai colori leggeri, la ricerca introspettiva è affidata anche al costume del personaggio, che trasmette già dalla posa la familiarità conferitagli fin dal titolo.
Partecipa nel 1941-1942 al secondo conflitto mondiale come pittore di guerra, documentando la perdita della flotta italiana a Taranto.
Dopo la perdita del suo studio milanese durante i bombardamenti del 1943 Bucci si trasferisce a Monza con la sorella nella casa paterna.
Dato che i locali della Mearini Fine Art a Palazzo Capocci Vajani sono abitualmente la sede della propria collezione di arte medievale, durante la mostra di Bucci sarà visibile anche un’importante selezione di sculture lignee e lapidee di tale collezione.
Un'appendice della mostra di Bucci si terrà anche nella sede in Via Cesare Fani 10.
Fabio Mearini racconta la storia della sua attività:
"La prima galleria fu aperta nel 1984 a Panicale che si affaccia sul Lago Trasimeno; poi, qualche anno dopo mi trasferii a Perugia dove aprii un negozio nel suo centro storico.
A questa città sono profondamente legato, anche per la consuetudine ormai familiare con la celebre Galleria Nazionale dell’Umbria.
Ho partecipato a innumerevoli manifestazioni di settore, maturando ulteriori esperienze e comprendendo l’importanza riservata allo studio e ai restauri di quanto trattato, ma, soprattutto, cercando di selezionare opere quasi uniche nel loro genere che, in diverse occasioni, hanno avuto una prestigiosa destinazione internazionale.
A maggior ragione, negli ultimi anni ho scelto di orientare definitivamente l’ambito delle mie ricerche sulla cosiddetta Alta Epoca, in prevalenza scultura e oggetti d’arte, recuperando non solo una mia antica passione, ma anche una strada coerente con il contesto umbro, e più in generale centroitaliano, in cui ho avuto modo di formarmi e lavorare.
Nel 2019, quindi, la svolta con la società Mearini Fine Art, per me ragione di forte motivazione e in cui, oltre alla preziosa collaborazione di mia moglie Francesca, ho coinvolto le nostre figlie Virginia e Margherita. Ciò ha determinato l’apertura a Perugia sia della nuova sede su due piani di Via Cesare Fani 10 (davanti all’ingresso monumentale della Galleria), sia del recente e più ampio spazio espositivo in Corso Vannucci (affacciato proprio davanti alla Galleria Nazionale) riservato esclusivamente al nucleo principale della nostra collezione d’arte. Questa sede, infatti, si è resa necessaria per consolidare le esigenze inderogabili di qualità e disciplina che animano il nostro lavoro, più che mai alla luce del cambiamento che nell’ultimo decennio ha investito il settore antiquariale italiano ed europeo, obbligando anche a investimenti sempre più mirati e di rilievo.
Tra le maggiori mostre italiane di settore in cui abbiamo partecipato o partecipiamo ci sono: Assisi Antiquariato, Modenantiquaria, Amart Milano, Flashback Torino e la biennale Gotha Parma".
La mostra, dedicata all'artista Anselmo Bucci (Fossombrone, 1887 - Monza, 1955), presenta 55 opere, acquerello e tempera su carta, eseguite durante il suo soggiorno a Perugia, Assisi, Santa Maria degli Angeli, Gubbio e Fossombrone, tra luglio e agosto del 1933.
Il Maestro osservava curioso e documentava nel suo modo originale i luoghi e la gente della sua terra, attraverso quelle che lui stesso aveva battezzato e amava definire “Didascalie cromatiche”.
Esempi di alcune sue annotazioni:
«La chiave del comprendonio di una regione sono primamente l’aria, la luce, l’acqua;
in secondo luogo il pane ed il vino. Richiamandoci costantemente a questi elementi categorici si sbaglia di rado; o di poco. L’aria qui basta a capire tutto, la luce basta a tutto.
Tolgono il sonno, l’appetito li surroga; qui l’aria la luce nutre».
«Perugia Medievale e perciò enorme.
Soltanto l’antico è qualche volta piccolo».
«Gubbio
Una forma asimmetrica
un canale che è un filo di inchiostro
tra le pietre bianche.
Gubbio notte
Tutte queste case fatte di caffè tostato».
Il catalogo, a cura di Guido Cribiori, è disponibile nella sede espositiva.
Oltre all’aspetto artistico, sempre di livello molto alto, ricco di tavole dedicate ai paesaggi, ai monumenti e alle usanze popolari in cui Bucci si imbatte, non mancano annotazioni curiose e attente sulle città, momenti di meditazione, commenti sempre pertinenti sui monumenti e sulle persone, che va osservando e ritraendo da sempre: Bucci fu infatti anche un grande scrittore, anche se non amava sentirselo dire: nel 1930 gli venne assegnato il Premio Viareggio per una pubblicazione intitolata Il pittore volante, antologia di articoli e aforismi da lui scritti fin dal 1906.
Il suo stile pungente e sagace, amaramente ironico, il suo carattere forte, poco incline a compromessi, fecero la sua fortuna e la sua sfortuna, limitando nel tempo la sua opera ad una dimensione di culto, tenendola distante dalla grande consacrazione che avrebbe meritato e che pian piano sta sopraggiungendo, grazie al suo spessore artistico culturale, sempre più oggetto di felice riscoperta da parte della critica e del pubblico.
Anselmo Bucci
(Fossombrone (Pesaro), 1887 - Monza, 1955)
Inizia a dipingere giovanissimo e compie gli studi classici in Veneto, dove la sua famiglia si era trasferita. Nel 1905 si iscrive all'Accademia di Brera, a Milano, ma già nel 1906 va a vivere a Parigi. Qui, dopo un periodo iniziale di terribili stenti ("Sono arrivato a Parigi nel 1906. Ho fatto il primo pasto nel 1910" scriverà lui stesso) viene apprezzato da critici come Apollinaire e Salmon. Le sue incisioni di Paris qui bouge (Parigi in movimento) sono stampate da Devambez, un importante editore parigino.
In questo periodo Bucci vive a Montmartre dove frequenta Modigliani, Severini, Picasso, Utrillo, Dufy e altri artisti. Conosce da vicino le ricerche delle avanguardie, ma rimane fedele a una figurazione post-impressionista, che racchiude anche memorie della classicità italiana.
Nel 1912-13 si allontana da Parigi, compiendo in Sardegna, in Africa, nel Sud della Francia lunghi viaggi di cui rimane traccia nella sue opere.
Nel 1914, allo scoppio della guerra, si arruola volontario nel Battaglione Ciclisti insieme con Marinetti, Boccioni, Sant'Elia e altri futuristi e diventa uno dei più prolifici "pittori di guerra".
Intorno al 1919-20 la sua ricerca matura una svolta in relazione ai contatti con la cerchia del critico Margherita Sarfatti. Nel 1920 espone alla XII Biennale di Venezia, manifestazione a cui sarà sempre invitato fino all’edizione del 1942. Nel 1922, insieme con Sironi, Funi, Dudreville, Malerba, Marussig, Oppi, fonda il gruppo di Novecento, animato dalla stessa Sarfatti: il nome del gruppo si deve proprio a lui. Nel 1926 partecipa alla Prima Mostra del Novecento Italiano. Gradualmente, però, si stacca dal sodalizio, e negli anni trenta torna a impostare la sua ricerca su un naturalismo dai delicati cromatismi.
Bucci è stato anche scrittore (nel 1930 vince il Premio Viareggio con Il pittore volante).
Inesauribilmente varia nei temi, percorsa spesso da un sottile senso di ironia, la pittura di Bucci è, come egli amava dire, la ricerca "del vero, aureolato di poesia". "Non ho mai cercato di mentire in uno stile, ma di dire la verità in lingua corrente" ha scritto lui stesso.
Nel 1932 Anselmo Bucci è già passato oltre Novecento, il gruppo che lui stesso aveva battezzato.
Le premesse storico artistiche erano state eclatanti, ma gli anni del regime fascista avevano mutato le sue convinzioni e le aspettative socio politiche si erano trasformate in disastro. Lo staccarsi dal movimento fu automatico, ma la sua pittura, che aveva sempre mantenuto una certa autonomia, non subì particolari scossoni, perseguendo il suo naturale sviluppo stilistico. In questo dipinto dal disegno fluido e dai colori leggeri, la ricerca introspettiva è affidata anche al costume del personaggio, che trasmette già dalla posa la familiarità conferitagli fin dal titolo.
Partecipa nel 1941-1942 al secondo conflitto mondiale come pittore di guerra, documentando la perdita della flotta italiana a Taranto.
Dopo la perdita del suo studio milanese durante i bombardamenti del 1943 Bucci si trasferisce a Monza con la sorella nella casa paterna.
Dato che i locali della Mearini Fine Art a Palazzo Capocci Vajani sono abitualmente la sede della propria collezione di arte medievale, durante la mostra di Bucci sarà visibile anche un’importante selezione di sculture lignee e lapidee di tale collezione.
Un'appendice della mostra di Bucci si terrà anche nella sede in Via Cesare Fani 10.
Fabio Mearini racconta la storia della sua attività:
"La prima galleria fu aperta nel 1984 a Panicale che si affaccia sul Lago Trasimeno; poi, qualche anno dopo mi trasferii a Perugia dove aprii un negozio nel suo centro storico.
A questa città sono profondamente legato, anche per la consuetudine ormai familiare con la celebre Galleria Nazionale dell’Umbria.
Ho partecipato a innumerevoli manifestazioni di settore, maturando ulteriori esperienze e comprendendo l’importanza riservata allo studio e ai restauri di quanto trattato, ma, soprattutto, cercando di selezionare opere quasi uniche nel loro genere che, in diverse occasioni, hanno avuto una prestigiosa destinazione internazionale.
A maggior ragione, negli ultimi anni ho scelto di orientare definitivamente l’ambito delle mie ricerche sulla cosiddetta Alta Epoca, in prevalenza scultura e oggetti d’arte, recuperando non solo una mia antica passione, ma anche una strada coerente con il contesto umbro, e più in generale centroitaliano, in cui ho avuto modo di formarmi e lavorare.
Nel 2019, quindi, la svolta con la società Mearini Fine Art, per me ragione di forte motivazione e in cui, oltre alla preziosa collaborazione di mia moglie Francesca, ho coinvolto le nostre figlie Virginia e Margherita. Ciò ha determinato l’apertura a Perugia sia della nuova sede su due piani di Via Cesare Fani 10 (davanti all’ingresso monumentale della Galleria), sia del recente e più ampio spazio espositivo in Corso Vannucci (affacciato proprio davanti alla Galleria Nazionale) riservato esclusivamente al nucleo principale della nostra collezione d’arte. Questa sede, infatti, si è resa necessaria per consolidare le esigenze inderogabili di qualità e disciplina che animano il nostro lavoro, più che mai alla luce del cambiamento che nell’ultimo decennio ha investito il settore antiquariale italiano ed europeo, obbligando anche a investimenti sempre più mirati e di rilievo.
Tra le maggiori mostre italiane di settore in cui abbiamo partecipato o partecipiamo ci sono: Assisi Antiquariato, Modenantiquaria, Amart Milano, Flashback Torino e la biennale Gotha Parma".
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