Beni Culturali: Ministero al tracollo

Colosseo
 

L.S.

07/07/2013

Roma - La parola emergenza accompagna i dati ufficiali del Mibac nel loro viaggio alle Camere. Il ministro Bray, con 10 pagine di tabelle allegate alle linee guida del dicastero, dipinge una situazione che ha le fattezze di un bollettino di guerra. Malgrado l’Italia sia il paese con il più grande patrimonio storico culturale al mondo, il Ministero per i beni culturali è moroso e continua ad essere sottoposto a drammatici tagli dei finanziamenti da governi di ogni estrazione.

Gli ultimi dati registrano un disavanzo di 10 milioni di euro rispetto al 2012 alla voce "spese per interventi urgenti"; le risorse per il “programma ordinario dei lavori pubblici” precipitano dai 70,5 milioni di euro del 2012 ai 47,6 milioni del 2013 (nel 2004 erano 201 milioni), il sostegno del Lotto dai 48,4 milioni dello scorso anno crolla a 25,4.

L’esercizio dell’attività di tutela registra nel complesso una riduzione del 58% e ad ogni settore si evidenziano tagli, tagli e ancora tagli. Gli effetti immediati del deficit si leggono anche nella ripartizione dei fondi. Al restauro, per esempio, nel 2013 saranno destinati 15 milioni di euro, contro i 50 del 2012. Soffrirà anche il Fondo Unico per lo Spettacolo con un calo del 15% rispetto al 2009, e il sostegno agli Istituti culturali subirà una riduzione del 18% sempre rispetto al 2009.
Alla voce Personale, inoltre, permane il blocco delle assunzioni in vigore fino al "riassorbimento dell'esubero di personale in I area - addetti ai servizi ausiliari (267 persone) e nell'area dirigenti (4)”.

Come se non bastasse, il rapporto denuncia che gli stanziamenti relativi al regolare funzionamento del ministero ammontano complessivamente a 23 milioni di euro, a fronte di un’esigenza di circa 50 milioni. E il ministero è ridotto ad invocare un intervento straordinario del Tesoro per saldare bollette e canoni rimasti inevasi per un ammontare di 40 milioni.
Il clamore sollevato dal caso del Colosseo, chiuso al pubblico per la protesta sindacale dei custodi, non è che la punta dell’iceberg.


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