Dal 14 settembre al 24 febbraio
I viaggi digitali di Jon Rafman alla Galleria civica di Modena
Jon Rafman / Sprüth Magers |
Jon Rafman, Dream Journal 2016-2017, 2017. Video HD (colore, con suono in stereo). Musiche di James Ferraro e Oneohtrix Point Never. Durata: 49’17”
Samantha De Martin
04/09/2018
Modena - Un narratore anonimo accoglie il pubblico all’ingresso della Palazzina dei Giardini, condividendo il suo viaggio immaginifico attraverso un paesaggio dai tratti fantastici. Ma forse a racchiudere le dettagliate rappresentazioni storiche di Legendary Reality, aumentate da esperienze virtuali, è soltanto lo schermo di un computer.
Perché nelle creazioni dell’antropologo amatoriale e flâneur digitale Jon Rafman, che indagano il collasso epistemico verificatosi negli ultimi anni tra la realtà e la sua rappresentazione virtuale, la realtà e la sua simulazione nella società contemporanea si intrecciano lasciando spazio a opere che confondono i confini tra il virtuale e il materiale. Tra i corpi in carne e ossa e le loro repliche tecnologiche.
Per le sue installazioni multimediali presentate in Italia per la prima volta, dal 14 settembre al 24 febbraio, l’artista canadese ha scelto così un itinerario in grado di ripercorrere la sua carriera dal 2011 ad oggi.
Il viaggiatore mentale, prima ampia personale di Rafman in un'istituzione Italiana dedicata all’arte contemporanea, presentata da Fondazione Modena Arti Visive, Fondazione Fotografia Modena insieme alla Galleria Civica, a cura di Diana Baldon, accompagna gli ospiti attraverso una serie di viaggi visionari realizzati con linguaggi diversi che spaziano dalla fotografia al video.
È Internet, con le sue svariate comunità digitali, ma anche con l’oscuro “deep web” a fornire a Rafman l’archivio di immagini per i video della sua trilogia Betamale Trilogy, composta dalle installazioni presenti in mostra Still Life (Betamale), Mainsqueeze e Erysichthon.
L’artista sensibile alle culture e sottoculture digitali rivelando desideri, ossessioni e feticismi scaturiti dall'utilizzo dei dispositivi tecnologici, rappresenta con grande abilità l’ambiguo e seduttivo potere della rete. Questo universo sembra garantire libertà e mondi da scoprire, imprigionando in realtà l’utente in uno spazio tracciato da algoritmi e da agenzie che ne elaborano i dati di navigazione per poi rivenderli.
All’interno dei video una voce fuori campo, poetica e ipnotica, accompagna le immagini provenienti da sequenze selezionate da Internet, da videogame o da forum di chat online.
La memoria, con la sua superficie luccicante - talvolta presentata come un dispositivo esperienziale che permette di riscrivere la storia personale e collettiva - è uno dei temi al centro di numerose opere.
Il video Remember Carthage (2013) narra la storia di un uomo che si imbarca su una nave diretta in Tunisia alla ricerca di una città nel deserto del Sahara che esisteva all’epoca di Cartagine, ma della quale non rimane oggi alcuna traccia.
Le protagoniste del video Dream Journal 2016-2017, nato dalla pratica di Rafman di trasformare i suoi sogni in video di animazione utilizzando dei software 3D amatoriali, sono invece due protagoniste femminili. Una rappresenta l'archetipo della Millennial, l'altra è una bambina guerriera. Entrambe si imbarcano in un viaggio dantesco che assume i tratti di un universo distopico, la cui narrazione, popolata da figure epiche classiche, rappresenta la visualizzazione dell’inconscio dell’artista amplificato dalla navigazione attraverso il web.
Leggi anche:
• Adelita Husni-Bey. Adunanza
Perché nelle creazioni dell’antropologo amatoriale e flâneur digitale Jon Rafman, che indagano il collasso epistemico verificatosi negli ultimi anni tra la realtà e la sua rappresentazione virtuale, la realtà e la sua simulazione nella società contemporanea si intrecciano lasciando spazio a opere che confondono i confini tra il virtuale e il materiale. Tra i corpi in carne e ossa e le loro repliche tecnologiche.
Per le sue installazioni multimediali presentate in Italia per la prima volta, dal 14 settembre al 24 febbraio, l’artista canadese ha scelto così un itinerario in grado di ripercorrere la sua carriera dal 2011 ad oggi.
Il viaggiatore mentale, prima ampia personale di Rafman in un'istituzione Italiana dedicata all’arte contemporanea, presentata da Fondazione Modena Arti Visive, Fondazione Fotografia Modena insieme alla Galleria Civica, a cura di Diana Baldon, accompagna gli ospiti attraverso una serie di viaggi visionari realizzati con linguaggi diversi che spaziano dalla fotografia al video.
È Internet, con le sue svariate comunità digitali, ma anche con l’oscuro “deep web” a fornire a Rafman l’archivio di immagini per i video della sua trilogia Betamale Trilogy, composta dalle installazioni presenti in mostra Still Life (Betamale), Mainsqueeze e Erysichthon.
L’artista sensibile alle culture e sottoculture digitali rivelando desideri, ossessioni e feticismi scaturiti dall'utilizzo dei dispositivi tecnologici, rappresenta con grande abilità l’ambiguo e seduttivo potere della rete. Questo universo sembra garantire libertà e mondi da scoprire, imprigionando in realtà l’utente in uno spazio tracciato da algoritmi e da agenzie che ne elaborano i dati di navigazione per poi rivenderli.
All’interno dei video una voce fuori campo, poetica e ipnotica, accompagna le immagini provenienti da sequenze selezionate da Internet, da videogame o da forum di chat online.
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Il video Remember Carthage (2013) narra la storia di un uomo che si imbarca su una nave diretta in Tunisia alla ricerca di una città nel deserto del Sahara che esisteva all’epoca di Cartagine, ma della quale non rimane oggi alcuna traccia.
Le protagoniste del video Dream Journal 2016-2017, nato dalla pratica di Rafman di trasformare i suoi sogni in video di animazione utilizzando dei software 3D amatoriali, sono invece due protagoniste femminili. Una rappresenta l'archetipo della Millennial, l'altra è una bambina guerriera. Entrambe si imbarcano in un viaggio dantesco che assume i tratti di un universo distopico, la cui narrazione, popolata da figure epiche classiche, rappresenta la visualizzazione dell’inconscio dell’artista amplificato dalla navigazione attraverso il web.
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