Rengin Alkin. I colori del vetro
Dal 24 Gennaio 2013 al 08 Febbraio 2013
Roma
Luogo: Ambasciata di Turchia
Indirizzo: piazza della Repubblica 55/56
Orari: da lunedì a venerdì 9-17
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 339 3728738
E-Mail info: silvia@barbarotta.it
Sito ufficiale: http://www.turchia.it
Mercoledì 23 gennaio 2013, alle 18.00, presso lo spazio espositivo dell’Ufficio Cultura e Informazioni dell’Ambasciata di Turchia a Roma in Piazza della Repubblica 55-56, si inaugurerà la mostra personale “I colori del vetro” dell’artista turca Rengin Alkin. La mostra, che resterà a disposizione del pubblico fino all’8 febbraio 2013 negli orari di apertura degli uffici, presenterà in chiave moderna un'arte tradizionale tipica dell'Anatolia, la decorazione del vetro.
Rengin Alkin così descrive le origini del suo percorso artistico : “Come potevo sapere che la decorazione del vetro, iniziata come un semplice hobby, confinata quindi ai momenti di svago, avrebbe destato in me un tale senso di meraviglia da trasformarsi in una passione duratura ? Basta vedere quante cose ha portato il primo oggetto da me realizzato, una zuccheriera decorata in stile Beykoz”.
La decorazione del vetro come forma artistica ha radici antiche nella penisola anatolica, ma raggiunse il picco massimo nel XVIII e XIX secolo. Beykoz (una località in provincia di Istanbul che si trova al termine del Bosforo, sul Mar Nero, dalla parte asiatica della Turchia) fu in questi due secoli il centro principale della produzione vetraria anatolica. La prima officina fu aperta durante il regno del Sultano Selim III (1789-1807) dal derviscio Mevlevi Mehmeh Dede, che aveva appreso ques’arte nei laboratori di Murano a Venezia e che chiamò alcuni famosi artisti europei (da Venezia, dalla Francia, dalla Boemia) a lavorare in questa prima officina. Altre officine furono presto create in quest’area, a E?rikap?, Balat, Ayvansaray, Bak?rköy, Çubuklu e Pasabahçe (qui oggi si trovano tra i più importanti produttori europei del vetro), ma tutto il vetro qui realizzato è conosciuto collettivamente sotto la definizione di vetro Beykoz. Le officine dipendevano dall’amministrazione centrale, sotto il patrocinio del Sultano, ed erano strettamente regolamentate. Se le tecniche di decorazione partivano dall’esperienza veneziana ed europea (ad esempio l’uso del vetro opalino), dal punto di vista estetico la decorazione assunse subito i tratti unici dell’arte ottomana, caratterizzata dall’uso di motivi floreali e geometrici intrecciati e colorati. Fino all'avvento della produzione di massa, l’arte vetraria era un considerata un lusso, tanto che era previsto per alcuni preziosi esemplari l’utilizzo di oro e argento. Dato che si trattava di oggetti molto amati e ricercati dai nobili di corte e dai collezionisti, numerose opere d’arte vetraria sono esposte nei musei pubblici e privati della Turchia. I motivi più comuni utilizzati - in particolare per vasi, zuccheriere, bottiglie da profumo e da medicinale, lampade, piatti, bicchierini - sono le forme geometriche (triangoli e cerchi), fiori e foglie, frutta, linee dorate dritte e curve, stelle e mezzelune. L’artista Rengin Alkin parte dunque da questa elaborata tradizione del passato ottomano e la interpreta con spiccata personalità nel suo laboratorio di Istanbul, in una chiave nuova e moderna. Nella mostra di Roma, la prima in Italia, si ripercorreranno gli ultimi dieci anni del suo percorso artistico, “un breve riassunto - dice l’artista - dell’arte di decorazione del vetro dal passato al presente”.
La decorazione del vetro come forma artistica ha radici antiche nella penisola anatolica, ma raggiunse il picco massimo nel XVIII e XIX secolo. Beykoz (una località in provincia di Istanbul che si trova al termine del Bosforo, sul Mar Nero, dalla parte asiatica della Turchia) fu in questi due secoli il centro principale della produzione vetraria anatolica. La prima officina fu aperta durante il regno del Sultano Selim III (1789-1807) dal derviscio Mevlevi Mehmeh Dede, che aveva appreso ques’arte nei laboratori di Murano a Venezia e che chiamò alcuni famosi artisti europei (da Venezia, dalla Francia, dalla Boemia) a lavorare in questa prima officina. Altre officine furono presto create in quest’area, a E?rikap?, Balat, Ayvansaray, Bak?rköy, Çubuklu e Pasabahçe (qui oggi si trovano tra i più importanti produttori europei del vetro), ma tutto il vetro qui realizzato è conosciuto collettivamente sotto la definizione di vetro Beykoz. Le officine dipendevano dall’amministrazione centrale, sotto il patrocinio del Sultano, ed erano strettamente regolamentate. Se le tecniche di decorazione partivano dall’esperienza veneziana ed europea (ad esempio l’uso del vetro opalino), dal punto di vista estetico la decorazione assunse subito i tratti unici dell’arte ottomana, caratterizzata dall’uso di motivi floreali e geometrici intrecciati e colorati. Fino all'avvento della produzione di massa, l’arte vetraria era un considerata un lusso, tanto che era previsto per alcuni preziosi esemplari l’utilizzo di oro e argento. Dato che si trattava di oggetti molto amati e ricercati dai nobili di corte e dai collezionisti, numerose opere d’arte vetraria sono esposte nei musei pubblici e privati della Turchia. I motivi più comuni utilizzati - in particolare per vasi, zuccheriere, bottiglie da profumo e da medicinale, lampade, piatti, bicchierini - sono le forme geometriche (triangoli e cerchi), fiori e foglie, frutta, linee dorate dritte e curve, stelle e mezzelune. L’artista Rengin Alkin parte dunque da questa elaborata tradizione del passato ottomano e la interpreta con spiccata personalità nel suo laboratorio di Istanbul, in una chiave nuova e moderna. Nella mostra di Roma, la prima in Italia, si ripercorreranno gli ultimi dieci anni del suo percorso artistico, “un breve riassunto - dice l’artista - dell’arte di decorazione del vetro dal passato al presente”.
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