Dal 15 gennaio al 27 aprile a Palazzo Madama
Eve Arnold, da Malcolm X a Marilyn
Malcolm X, Eve Arnold, Magnum
L.S.
16/01/2014
Torino - Una mostra celebra a Torino, nelle sale di Palazzo Madama, l’attività fotografica di Eve Arnold (1912-2012), la prima reporter donna a fare ingresso nella Magnum fondata da Capa e Cartier Bresson. Mai prima d’ora in Italia una retrospettiva aveva celebrato la lunga carriera di colei che, oltre a catturare con il suo obiettivo importanti “personalities” del XX secolo, fu pioniera del fotogiornalismo.
Nell’arco dei 35 anni compresi tra il 1950 e il 1984, la Arnold immortalò protagonisti della politica come Indira Ghandi e Malcolm X che la chiamò a documentare l’appassionante battaglia per i diritti civili, e rappresentanti della scena artistica come Joan Crawford, Liz Taylor, Marlene Dietrich, Clark Gable e Marilyn Monroe che si concesse generosamente al suo sguardo per oltre un decennio portandola con sè anche sul set de “Gli Spostati”, l’ultimo film che interpretò prima di morire.
83 scatti in bianco e nero e a colori documenteranno l’operato della fotografa spaziando tra i diversi temi che attirarono il suo impegno, inclusi i lavori dedicati all’evoluzione dei costumi negli Stati Uniti, e i reportage che la donna realizzò per prestigiosi committenti come le riviste “Life” e “Sunday Times” che la condussero in Afghanistan, India e Cina dove si distinse come una dei primi americani ad essere ammessi nel paese negli anni Settanta.
Nell’arco dei 35 anni compresi tra il 1950 e il 1984, la Arnold immortalò protagonisti della politica come Indira Ghandi e Malcolm X che la chiamò a documentare l’appassionante battaglia per i diritti civili, e rappresentanti della scena artistica come Joan Crawford, Liz Taylor, Marlene Dietrich, Clark Gable e Marilyn Monroe che si concesse generosamente al suo sguardo per oltre un decennio portandola con sè anche sul set de “Gli Spostati”, l’ultimo film che interpretò prima di morire.
83 scatti in bianco e nero e a colori documenteranno l’operato della fotografa spaziando tra i diversi temi che attirarono il suo impegno, inclusi i lavori dedicati all’evoluzione dei costumi negli Stati Uniti, e i reportage che la donna realizzò per prestigiosi committenti come le riviste “Life” e “Sunday Times” che la condussero in Afghanistan, India e Cina dove si distinse come una dei primi americani ad essere ammessi nel paese negli anni Settanta.
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