Terminato il lavoro di recupero degli affreschi dopo il crollo del 2010
La rinascita della Schola armaturarum di Pompei: dal restauro alla riapertura al pubblico
Schola armaturarum, la tecnica del ‘tratteggio’ che consente di ripristinare l’unità dell’immagine perduta, garantendo la possibilità di distinguere da vicino l’intervento di restauro. Courtesy Parco archeologico di Pompei
Samantha De Martin
02/01/2019
Napoli - Era passata alle cronache come il luogo simbolo di una sconfitta storica, una disfatta inammissibile a scapito di un patrimonio inestimabile, dopo il collasso della parte superiore avvenuto il 6 novembre del 2010.
Ed eccola oggi, più bella che mai, la Schola armaturarum di Pompei, che dal 3 gennaio viene restituita al pubblico dopo il minuzioso intervento di restauro condotto sugli affreschi.
Il racconto di questo luogo, simbolo della rinascita di Pompei, sarà affidato ai restauratori che illustreranno anche gli ambienti retrostanti oggetto dell’ultima campagna di scavo che ha contribuito a chiarire la funzione dell'edificio.
Si tratta del primo passo verso un più articolato progetto di fruizione e musealizzazione, esteso anche ai vani retrostanti, che permetterà al pubblico di ammirare oggetti e dipinti nel loro luogo di rinvenimento.
Era stato Vittorio Spinazzola a condurre gli scavi della Schola armaturarum tra il 1915 e il 1916. Le decorazioni, il rinvenimento di armi custodite al suo interno e gli ultimi scavi eseguiti per la messa in sicurezza delle strutture farebbero pensare a un edificio di rappresentanza di un’associazione militare.
Sul retro sono infatti venuti alla luce ambienti di servizio dove si custodivano anfore contenenti olio, vino pregiato e salse di pesce provenienti dal Mediterraneo, e ancora prodotti di qualità utilizzati in occasioni conviviali o di rappresentanza.
Quello del 2010, determinato da una serie di concause, dall’intensità delle piogge di quei giorni alla mancanza di un sistema programmato di monitoraggi e manutenzione, non è stato l’unico crollo dell’edificio. Un primo colpo arrivò durante i bombardamenti alleati del ’43, quando la struttura fu semidistrutta e andarono perduti in maniera irreparabile gran parte degli elevati e degli apparati decorativi. Durante i successivi restauri condotti da Amedeo Maiuri tra il 1944 e il 1946, si procedette a una ricostruzione integrale delle pareti laterali e alla realizzazione di una copertura piana in cemento armato.
Ma l’intervento ricostruttivo fu eseguito con materiali inadeguati (ferro e cemento) rispetto alle tecnologia costruttiva antica. Ebbe inizio nel 2016 con il supporto tecnico di Ales, la struttura interna del Mibac che da oltre tre anni si occupa della manutenzione programmata di Pompei. La realizzazione di una copertura temporanea ha consentito l’avvio dei lavori e la messa in sicurezza delle strutture e degli apparati decorativi, scongiurando l’ulteriore perdita di porzioni originali.
Solo in un secondo momento gli interventi hanno riguardato le superfici dipinte, mentre in laboratorio sono stati ricomposti i frammenti recuperati dopo il crollo. Si è scelto quindi di ripristinare la leggibilità figurativa attraverso un’attenta pulitura e un’accurata presentazione estetica, pur garantendo la riconoscibilità dell’intervento.
«Da metafora dell’incapacità italiana di prendersi cura di un luogo prezioso che appartiene all’intera umanità - ha commentato Massimo Osanna, il direttore generale del Parco archeologico di Pompei - la riapertura della Schola Armaturarum rappresenta un simbolo di riscatto per i risultati raggiunti a Pompei con il Grande Progetto, e più in generale un segnale di speranza per il futuro del nostro patrimonio culturale. Da quel crollo avvenuto nel novembre del 2010, la cui risonanza mediatica determinò un coro d’indignazione internazionale, si è affermata una nuova consapevolezza della fragilità di Pompei e la necessità di avviare un percorso di valorizzazione, fatto non solo d’interventi straordinari ed episodici, ma soprattutto di cure e di attenzioni quotidiane».
La Schola armaturarum si potrà visitare ogni giovedì negli orari di apertura del sito, per gruppi contingentati di visitatori.
Leggi anche:
• A Pompei riaprono il tempio di Iside, la Casa della Fontana Grande e quella dell'ancora
• "Splendori": apre al pubblico l'Antiquarium di Ercolano
Ed eccola oggi, più bella che mai, la Schola armaturarum di Pompei, che dal 3 gennaio viene restituita al pubblico dopo il minuzioso intervento di restauro condotto sugli affreschi.
Il racconto di questo luogo, simbolo della rinascita di Pompei, sarà affidato ai restauratori che illustreranno anche gli ambienti retrostanti oggetto dell’ultima campagna di scavo che ha contribuito a chiarire la funzione dell'edificio.
Si tratta del primo passo verso un più articolato progetto di fruizione e musealizzazione, esteso anche ai vani retrostanti, che permetterà al pubblico di ammirare oggetti e dipinti nel loro luogo di rinvenimento.
Era stato Vittorio Spinazzola a condurre gli scavi della Schola armaturarum tra il 1915 e il 1916. Le decorazioni, il rinvenimento di armi custodite al suo interno e gli ultimi scavi eseguiti per la messa in sicurezza delle strutture farebbero pensare a un edificio di rappresentanza di un’associazione militare.
Sul retro sono infatti venuti alla luce ambienti di servizio dove si custodivano anfore contenenti olio, vino pregiato e salse di pesce provenienti dal Mediterraneo, e ancora prodotti di qualità utilizzati in occasioni conviviali o di rappresentanza.
Quello del 2010, determinato da una serie di concause, dall’intensità delle piogge di quei giorni alla mancanza di un sistema programmato di monitoraggi e manutenzione, non è stato l’unico crollo dell’edificio. Un primo colpo arrivò durante i bombardamenti alleati del ’43, quando la struttura fu semidistrutta e andarono perduti in maniera irreparabile gran parte degli elevati e degli apparati decorativi. Durante i successivi restauri condotti da Amedeo Maiuri tra il 1944 e il 1946, si procedette a una ricostruzione integrale delle pareti laterali e alla realizzazione di una copertura piana in cemento armato.
Ma l’intervento ricostruttivo fu eseguito con materiali inadeguati (ferro e cemento) rispetto alle tecnologia costruttiva antica. Ebbe inizio nel 2016 con il supporto tecnico di Ales, la struttura interna del Mibac che da oltre tre anni si occupa della manutenzione programmata di Pompei. La realizzazione di una copertura temporanea ha consentito l’avvio dei lavori e la messa in sicurezza delle strutture e degli apparati decorativi, scongiurando l’ulteriore perdita di porzioni originali.
Solo in un secondo momento gli interventi hanno riguardato le superfici dipinte, mentre in laboratorio sono stati ricomposti i frammenti recuperati dopo il crollo. Si è scelto quindi di ripristinare la leggibilità figurativa attraverso un’attenta pulitura e un’accurata presentazione estetica, pur garantendo la riconoscibilità dell’intervento.
«Da metafora dell’incapacità italiana di prendersi cura di un luogo prezioso che appartiene all’intera umanità - ha commentato Massimo Osanna, il direttore generale del Parco archeologico di Pompei - la riapertura della Schola Armaturarum rappresenta un simbolo di riscatto per i risultati raggiunti a Pompei con il Grande Progetto, e più in generale un segnale di speranza per il futuro del nostro patrimonio culturale. Da quel crollo avvenuto nel novembre del 2010, la cui risonanza mediatica determinò un coro d’indignazione internazionale, si è affermata una nuova consapevolezza della fragilità di Pompei e la necessità di avviare un percorso di valorizzazione, fatto non solo d’interventi straordinari ed episodici, ma soprattutto di cure e di attenzioni quotidiane».
La Schola armaturarum si potrà visitare ogni giovedì negli orari di apertura del sito, per gruppi contingentati di visitatori.
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