Dal 6 ottobre al 13 gennaio a Ravenna
War is over. La guerra vista dagli artisti
Pablo Picasso, Jeu de Pages, 1951. "? War is Over. Arte e conflitti tra mito e contemporaneità" al MAR - Museo d'Arte della Città di Ravenna
Francesca Grego
10/09/2018
Ravenna - “Pòlemos è padre di tutte le cose”, scriveva il filosofo greco Eraclito, e 24 secoli di esperienza non possono che confermare la potenza del dio della guerra.
Ma qual è il ruolo dell’arte nell’immaginario bellico? Come gli artisti hanno documentato, esaltato, denunciato o semplicemente pensato la realtà di battaglie e conflitti?
Nel centenario della fine della Prima Guerra Mondiale, ad affrontare il tema è la mostra "? War is over. Arte e conflitti tra mito e contemporaneità", in programma dal 6 ottobre al 13 gennaio al MAR – Museo d’Arte della Città di Ravenna.
Un viaggio trasversale nella storia dell’arte e dell’umanità, in compagnia di dipinti, sculture, reperti archeologici e opere d’arte contemporanea. Pablo Picasso, Pieter Paul Rubens, Andy Warhol, Giorgio De Chirico, Robert Capa, William Kentridge, Marina Abramovič sono solo una manciata dei nomi che si incontrano nel percorso curato da Angela Tecce e Maurizio Tarantino.
Tre i nuclei caldi che animano la narrazione. “Vecchi e nuovi miti” indaga il successo degli immaginari che in epoche diverse hanno sostenuto l’idea della risoluzione dei conflitti attraverso lo scontro armato, mentre “Teatri di guerra. Frontiere e confini” esplora i diversi modi in cui gli artisti hanno trasferito nelle proprie creazioni una realtà dalle molte dimensioni. “Esercizi di libertà”, infine, punta l’attenzione sul contributo che l’arte può dare al futuro, aprendo a soluzioni impreviste e creative.
Assonanze, contrasti e giochi di rimandi su più piani guidano i visitatori in un viaggio di scoperta e riflessione, che segue il filo dell’installazione multipla concepita per la mostra da Studio Azzurro e distribuita nei diversi ambienti. Se nella sala d’ingresso si entra nelle atmosfere della Grande Guerra spiando attraverso una feritoia, altrove i cavalli e i cavalieri scolpiti nel Partenone si animano con i versi di Dante e la lastra funeraria di Guido Guidarelli – gioiello recentemente restaurato del MAR – riattualizza la sua storia attraverso l’interazione con il pubblico.
Il percorso espositivo accosta alle arti visive citazioni letterarie in tema – Eraclito, i Futuristi, Primo Levi – scelte per amplificarne la risonanza emotiva.
Il Portabandiera di Rubens dialoga poi con le figure di meravigliosi vasi greci, ma anche con De Chirico (L’Addio di Ettore e Andromaca e I Gladiatori) e perfino con il maestro Joda di Guerre Stellari, guerriero postmoderno per eccellenza.
Non può mancare Filippo Tommaso Marinetti con la sua esaltazione futurista della guerra, mentre Picasso con Jeu de Pages prosegue la ricerca iniziata da Guernica e che si concluderà con le due grandi composizioni La Guerre e La Paix. Dalla scena italiana emergono le opere di Lucio Fontana, Alberto Burri e Renato Guttuso, che con sensibilità diversissime metabolizzano i traumi del secondo conflitto mondiale, per poi andare avanti con Mario Schifano, Mimmo Paladino, Jannis Kounellis, Alighiero Boetti, Michelangelo Pistoletto.
E se la Pop Art americana è ben rappresentata da Andy Warhol e Robert Rauschenberg, il viaggio può dirsi completo solo con gli sguardi contemporanei di artisti come Jan Fabre, Christo, Gilbert&George, Marina Abramovič, William Kentridge, Shirin Neshat.
Leggi anche:
• Nasce Classis Ravenna: in un ex zuccherificio gli splendori della storia
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Un viaggio trasversale nella storia dell’arte e dell’umanità, in compagnia di dipinti, sculture, reperti archeologici e opere d’arte contemporanea. Pablo Picasso, Pieter Paul Rubens, Andy Warhol, Giorgio De Chirico, Robert Capa, William Kentridge, Marina Abramovič sono solo una manciata dei nomi che si incontrano nel percorso curato da Angela Tecce e Maurizio Tarantino.
Tre i nuclei caldi che animano la narrazione. “Vecchi e nuovi miti” indaga il successo degli immaginari che in epoche diverse hanno sostenuto l’idea della risoluzione dei conflitti attraverso lo scontro armato, mentre “Teatri di guerra. Frontiere e confini” esplora i diversi modi in cui gli artisti hanno trasferito nelle proprie creazioni una realtà dalle molte dimensioni. “Esercizi di libertà”, infine, punta l’attenzione sul contributo che l’arte può dare al futuro, aprendo a soluzioni impreviste e creative.
Assonanze, contrasti e giochi di rimandi su più piani guidano i visitatori in un viaggio di scoperta e riflessione, che segue il filo dell’installazione multipla concepita per la mostra da Studio Azzurro e distribuita nei diversi ambienti. Se nella sala d’ingresso si entra nelle atmosfere della Grande Guerra spiando attraverso una feritoia, altrove i cavalli e i cavalieri scolpiti nel Partenone si animano con i versi di Dante e la lastra funeraria di Guido Guidarelli – gioiello recentemente restaurato del MAR – riattualizza la sua storia attraverso l’interazione con il pubblico.
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Il Portabandiera di Rubens dialoga poi con le figure di meravigliosi vasi greci, ma anche con De Chirico (L’Addio di Ettore e Andromaca e I Gladiatori) e perfino con il maestro Joda di Guerre Stellari, guerriero postmoderno per eccellenza.
Non può mancare Filippo Tommaso Marinetti con la sua esaltazione futurista della guerra, mentre Picasso con Jeu de Pages prosegue la ricerca iniziata da Guernica e che si concluderà con le due grandi composizioni La Guerre e La Paix. Dalla scena italiana emergono le opere di Lucio Fontana, Alberto Burri e Renato Guttuso, che con sensibilità diversissime metabolizzano i traumi del secondo conflitto mondiale, per poi andare avanti con Mario Schifano, Mimmo Paladino, Jannis Kounellis, Alighiero Boetti, Michelangelo Pistoletto.
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