Capolavori di scultura partenopea tra XIX e XX secolo

Giuseppe Renda: Ebbrezza, bronzo, h 54 cm. Collezione privata
 

15/03/2012

Arezzo - La felice collaborazione con alcuni dei più importanti collezionisti privati italiani, in massima parte napoletani, ha reso possibile per la prima volta in Toscana la presentazione di 70 capolavori di scultura partenopea tra Ottocento e Novecento. A cura di Diego Esposito e Alfonso Panzetta, la mostra “Gemito e la scultura a Napoli tra Otto e Novecento” presenta, fino al 27 maggio, un importante nucleo di 12 bronzi di Vincenzo Gemito (1852-1929), figura centrale nel passaggio tra Otto e Novecento della scultura meridionale, che comprende tra gli altri lavori il busto del «Pescatorello»; l'«Acquaiolo»; la riduzione in bronzo del «Carlo V», mai esposto prima d'ora, mentre al periodo della maturità si riferisce il grande scudo di «Alessandro Magno» in un esemplare di grandissima freschezza e dal cesello da orafo. In allestimento compaiono anche alcune tra le opere più importanti di Giovan Battista Amendola (1848-1887): la grande «Venere che avvolge la chioma», ma soprattutto i bronzi «A moment's rest» e «Miss Lucy» che riferiscono della cultura inglese assimilata a Londra e dell'amicizia con il pittore Alma - Tadema. Di Achille d'Orsi (1845-1929), altro genio della plastica napoletana, lo straordinario lavoro di grandi dimensioni «A Posillipo». Pendant di quest'opera, per formato e qualità di fusione e cesello, è «Il gatto e il topo», rarissimo lavoro di Gesualdo Gatti (1856-?). L'excursus partenopeo comprende un'ampia selezione di 12 opere di Giuseppe Renda (1859-1939), figura di riferimento per gli scultori più giovani, nel ventennio in cui Gemito si ritira in esilio volontario. La visione della scuola partenopea si sviluppa con ritmo attraverso le opere di Raffaele Belliazzi (1835-1917), Enrico Mossutti (1849-1920), Vincenzo Alfano (1850-c.1897), Rocco Milanese (1852-1931), Raffaele Marino (1868-1957), Giovanni De Martino (1870-1935) e Vincenzo Aurisicchio, mentre l'esplosione della nuova sensibilità novecentesca emerge dalle opere di Gaetano Chiaromonte (1872-1962), Saverio Gatto (1877-1959), Francesco Parente (1885-1969), Giuseppe Pellegrini, Giovanni Tizzano (1889-1975), Salvatore Pavone, Terra Renda (1896-1967) e dai raffinatissimi animalisti Antonio De Val (1895-1977) e soprattutto Ennio Tomai (1893-1969), presente con 3 opere informate sul gusto degli animaliers parigini. Tutte le informazioni al sito http://www.ilcasseroperlascultura.it/.