Fulvio Di Piazza. L'Isola nera

Fulvio Di Piazza. L'Isola nera, GAM - Galleria d’Arte Moderna di Palermo
Dal 30 May 2014 al 1 September 2014
Palermo
Luogo: GAM - Galleria d’Arte Moderna di Palermo
Indirizzo: via Sant’Anna 21
Orari: da martedì a domenica 9.30-18.30
Enti promotori:
- Comune Città di Palermo
- GAM Palermo
- Distretto Cultura Palermo
Costo del biglietto: intero € 6, ridotto € 4, mostra + museo € 9
Telefono per informazioni: +39 091 8431605
E-Mail info: servizimuseali@galleriadartemodernapalermo.it
Sito ufficiale: http://www.galleriadartemodernapalermo.it/
Fulvio Di Piazza torna in Sicilia con un progetto pensato appositamente per gli spazi della GAM di Palermo ed espressamente dedicato alla “sua” isola. Nelle sale della Galleria d’Arte Moderna trovano spazio, dal 30 maggio al 1° settembre, tele di grandi e piccole dimensioni, un’installazione site-specific e una scultura inedita, L’Isola nera da cui la personale prende il titolo.
Una sede museale quella della GAM che, per la peculiarità dei suoi spazi, rappresenta una sfida per l’artista siracusano che intende realizzare un’installazione di grande freschezza, “quasi da street artist” -come lui stesso afferma-, in grado di sdrammatizzare da un lato il prestigio del luogo e dall’altro l’effetto istituzionale della tela, suo supporto d’elezione.
Per questo, a poche ore dall’inaugurazione, Di Piazza si chiuderà nelle stanze di Via Sant’Anna per realizzare un enorme murale che farà da filo conduttore a tutti i dipinti esposti e troverà la sua massima espressione e vivacità nell’ultima sala dell’allestimento.
Di particolare rilievo è la scultura inedita L’Isola nera: risultato di un affastellamento di oggetti tenuti insieme da cartapesta dipinta di nero, la scultura -che ha la forma della Sicilia- sembra realizzata in roccia lavica. Sul nero, Di Piazza è poi intervenuto con il colore, quasi a realizzare un quadro tridimensionale.
Quella dell’accumulo è del resto sua cifra stilistica e ritorna sia nei lavori tridimensionali che bidimensionali: anche sulle tele infatti sono riprodotti paesaggi antropomorfi che emergono dall’ammasso di particolari del tutto simili ai rifiuti nelle discariche.
In modo poco scontato, però, L’Isola nera è anche un lavoro profondamente autobiografico: “L’Isola nera sono io”, dice infatti Di Piazza, mettendo così a nudo in quest’opera uno degli aspetti più reconditi del suo animo. Se infatti l’artista ama dipingere autoritratti -che gli servono oltre che per sperimentare nuove soluzioni formali, come strumento personale di autoanalisi e di autocritica- questa scultura può a pieno titolo annoverarsi tra questi in qualità di rappresentazione di un individuo avulso, nel bene e nel male, dalla società, ma che in essa spera presto di reinserirsi.
Per quanto riguarda le opere su tela, Fulvio Di Piazza recupera in questi ultimi lavori elementi che fanno parte della sua storia artistica. Torna in modo preponderante la dimensione dell’invenzione surreale, dell’immagine fantastica, ma anche la creatività infantile, il capriccio, l’aspetto ludico.
Nella pittura, al contrario, si trova un elemento di grande novità rispetto alle tele precedenti: se fino a qualche tempo fa le forme emergevano dalla cura quasi maniacale del dettaglio, ora prendono vita da minuscoli tratti informali che, se guardati da lontano, danno luogo a forme riconoscibili, ma se osservati da vicino restituiscono un luminoso caleidoscopio astratto e iridescente di piccole pennellate.
Da un punto di vista tematico, l’artista, da sempre sensibile ai temi legati allo sfruttamento delle risorse, riversa sulla tela la sua visione apocalittica di un mondo devastato dall’intervento umano e dai rifiuti.
Una sede museale quella della GAM che, per la peculiarità dei suoi spazi, rappresenta una sfida per l’artista siracusano che intende realizzare un’installazione di grande freschezza, “quasi da street artist” -come lui stesso afferma-, in grado di sdrammatizzare da un lato il prestigio del luogo e dall’altro l’effetto istituzionale della tela, suo supporto d’elezione.
Per questo, a poche ore dall’inaugurazione, Di Piazza si chiuderà nelle stanze di Via Sant’Anna per realizzare un enorme murale che farà da filo conduttore a tutti i dipinti esposti e troverà la sua massima espressione e vivacità nell’ultima sala dell’allestimento.
Di particolare rilievo è la scultura inedita L’Isola nera: risultato di un affastellamento di oggetti tenuti insieme da cartapesta dipinta di nero, la scultura -che ha la forma della Sicilia- sembra realizzata in roccia lavica. Sul nero, Di Piazza è poi intervenuto con il colore, quasi a realizzare un quadro tridimensionale.
Quella dell’accumulo è del resto sua cifra stilistica e ritorna sia nei lavori tridimensionali che bidimensionali: anche sulle tele infatti sono riprodotti paesaggi antropomorfi che emergono dall’ammasso di particolari del tutto simili ai rifiuti nelle discariche.
In modo poco scontato, però, L’Isola nera è anche un lavoro profondamente autobiografico: “L’Isola nera sono io”, dice infatti Di Piazza, mettendo così a nudo in quest’opera uno degli aspetti più reconditi del suo animo. Se infatti l’artista ama dipingere autoritratti -che gli servono oltre che per sperimentare nuove soluzioni formali, come strumento personale di autoanalisi e di autocritica- questa scultura può a pieno titolo annoverarsi tra questi in qualità di rappresentazione di un individuo avulso, nel bene e nel male, dalla società, ma che in essa spera presto di reinserirsi.
Per quanto riguarda le opere su tela, Fulvio Di Piazza recupera in questi ultimi lavori elementi che fanno parte della sua storia artistica. Torna in modo preponderante la dimensione dell’invenzione surreale, dell’immagine fantastica, ma anche la creatività infantile, il capriccio, l’aspetto ludico.
Nella pittura, al contrario, si trova un elemento di grande novità rispetto alle tele precedenti: se fino a qualche tempo fa le forme emergevano dalla cura quasi maniacale del dettaglio, ora prendono vita da minuscoli tratti informali che, se guardati da lontano, danno luogo a forme riconoscibili, ma se osservati da vicino restituiscono un luminoso caleidoscopio astratto e iridescente di piccole pennellate.
Da un punto di vista tematico, l’artista, da sempre sensibile ai temi legati allo sfruttamento delle risorse, riversa sulla tela la sua visione apocalittica di un mondo devastato dall’intervento umano e dai rifiuti.
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